La solitudine del letterato tra libertà e costrizione

In the following, we analyze the concept of loneliness within the world of literature starting from the figure of Torquato Tasso, whose works written during his time in prison at the hospital of Sant'Anna are examined. This confinement leads the author to reflect on the concept of loneliness and how this condition is able to shape the human soul. Tasso puts us in front of the reality of a man forced to isolate himself as inunderstood by his own contemporaries. The analysis continues with the figure of Jean Jacques Rousseau, in whom solitude acquires a positive character through which man is able to redeem himself from the negativity of the surrounding world by surrendering to contemplation of Nature. Rousseau analyzes social distancing as a life choice through the work Le Fantasticherie di un viandante which page after page, walk after walk, the poet undertakes a spiritual journey whose conclusion is symbolized by rêverie, or the sense of private solitude to which man must aspire in order to be reunited with Nature. Loneliness is an articulated concept that finds space in different realities and eras. Throughout the twentieth century it was one of the themes on which many writers, including Giuseppe Ungaretti and Cesare Pavese, based their works. Giuseppe Ungaretti describes loneliness as a bivalent condition in which man finds himself living consciously and from which he is sometimes afraid to move away .Letters from the War of Ungaretti are the key to reading a loneliness shared by the Italian population of the time, forced to misery and atrocities of the First World War. Abandonment and distance from the homeland are recurring themes in the works of Cesare Pavese who, forced to leave his beloved Langhe, finds himself facing the mania of loneliness as the only solution worthy of placating the tormented soul of man. The evil of living and the addiction to death are cornerstones of Pavese’s writing that arise as consequences of a world too hectic and anguishing that finds peace only with the eternal and solitary rest. The paper concludes with an analysis of the figure of Zygmunt Buaman and the concept of liquid company. Man, in time, has been catapulted into the fragility of a lonely world that does not belong to him, whose constant is represented by a community unaware of life that slips second by second.

Nell'elaborato seguente si analizzerà il concetto di solitudine nel mondo della letteratura a partire dalla figura di Torquato Tasso, soffermandosi sulle opere scritte durante la sua permanenza in carcere all'ospedale di Sant'Anna . Questo confinamento porta l'autore a riflettere sul concetto di solitudine e su come questa condizione sia in grado di plasmare l'anima umana. Tasso ci mette di fronte alla realtà di un uomo costretto ad isolarsi come incompreso dai suoi contemporanei. L'analisi prosegue con la figura di Jean Jacques Rousseau, in cui la solitudine assume un carattere positivo attraverso il quale l'uomo è in grado di redimersi dalla negatività del mondo circostante abbandonandosi alla contemplazione della Natura. Rousseau analizza il distanziamento sociale come scelta di vita attraverso l'opera Le fantasticherie di un viandante solitario in cui pagina dopo pagina, cammino dopo cammino, l'io lirico intraprende un viaggio spirituale la cui conclusione è simboleggiata da rêverie, o il senso di solitudine privata a cui l'uomo deve aspirare per essere riunito con la Natura. La solitudine è un concetto articolato che trova spazio in realtà ed epoche diverse. Nel corso del XX secolo è stato uno dei temi su cui molti scrittori, tra i quali Giuseppe Ungaretti e Cesare Pavese, hanno basato le loro opere. Giuseppe Ungaretti descrive la solitudine come una condizione bivalente in cui l'uomo si trova a vivere coscientemente e dalla quale talvolta ha paura di allontanarsi. Le poesie dal fronte di Ungaretti sono la chiave di lettura di una solitudine condivisa dalla popolazione italiana dell'epoca, costretta alla miseria e alle atrocità della Prima Guerra Mondiale. L'abbandono e l'allontanamento dalla terra natia sono temi ricorrenti anche nelle opere di Cesare Pavese il quale, costretto ad andare via dalle sue amate Langhe, si ritrova a fronteggiare la mania della solitudine come unica soluzione degna di placare l'animo tormentato dell'uomo. Il male di vivere e il vizio per la morte sono cardini della scrittura di Pavese che nascono come conseguenze di un mondo troppo frenetico ed angosciante che trova pace soltanto con l'eterno e solitario riposo. L'elaborato si conclude con l'analisi della figura di Zygmunt Buaman e del concetto di società liquida. L'uomo, nel tempo, è stato catapultato nella fragilità di un mondo solitario che non gli appartiene, la cui costante è rappresentata da una comunità ignara della vita che scivola secondo dopo secondo.