The social sciences conceive space as a social product rather than a neutral and unchanging background. Ethnography represents a particularly profitable research method in order to analyze the urban space in its complexity and dynamism, without losing sight of the single individuals and the relations of power. This work is an attempt to grasp these aspects through the study of hostile architecture, a spatial practice of control spread especially in large cities. Specifically, the text will focus on bollards placed outside some commercial activities in Turin, starting from the experiences of the homeless people and the traders interviewed. The main discourses that have emerged about bollards will be highlighted and the effects that these have on material and emotional levels will be discussed; finally, the themes of social justice in the city and the ability to imagine change will be addressed. It will turn out that hostile architecture generates multifaceted and never entirely predictable experiences and reflections.

Le scienze sociali intendono lo spazio come un prodotto sociale, più che uno sfondo neutro e immutabile. L’etnografia rappresenta un metodo di ricerca particolarmente proficuo al fine di analizzare lo spazio urbano nella sua complessità e dinamicità, senza perdere di vista i singoli individui e i rapporti di potere. Il presente lavoro costituisce un tentativo di cogliere tali aspetti attraverso lo studio dell’architettura ostile, una pratica spaziale di controllo diffusa soprattutto nelle grandi città. Nello specifico, il testo si focalizzerà sui dissuasori posti al di fuori di alcune attività commerciali a Torino, partendo dalle esperienze delle persone senza dimora e dei commercianti intervistati. Verranno messi in luce i principali discorsi emersi in merito ai dissuasori e ci si soffermerà sugli effetti che questi ultimi comportano a livello materiale ed emotivo; infine, si affronteranno i temi della giustizia sociale in città e della capacità di immaginare il cambiamento. Risulterà come l’architettura ostile generi esperienze e riflessioni sfaccettate e mai del tutto prevedibili.

Dissuasori in vetrina. Spunti etnografici sull'architettura ostile a Torino.

MASSONE, CLAUDIA
2021/2022

Abstract

Le scienze sociali intendono lo spazio come un prodotto sociale, più che uno sfondo neutro e immutabile. L’etnografia rappresenta un metodo di ricerca particolarmente proficuo al fine di analizzare lo spazio urbano nella sua complessità e dinamicità, senza perdere di vista i singoli individui e i rapporti di potere. Il presente lavoro costituisce un tentativo di cogliere tali aspetti attraverso lo studio dell’architettura ostile, una pratica spaziale di controllo diffusa soprattutto nelle grandi città. Nello specifico, il testo si focalizzerà sui dissuasori posti al di fuori di alcune attività commerciali a Torino, partendo dalle esperienze delle persone senza dimora e dei commercianti intervistati. Verranno messi in luce i principali discorsi emersi in merito ai dissuasori e ci si soffermerà sugli effetti che questi ultimi comportano a livello materiale ed emotivo; infine, si affronteranno i temi della giustizia sociale in città e della capacità di immaginare il cambiamento. Risulterà come l’architettura ostile generi esperienze e riflessioni sfaccettate e mai del tutto prevedibili.
ITA
The social sciences conceive space as a social product rather than a neutral and unchanging background. Ethnography represents a particularly profitable research method in order to analyze the urban space in its complexity and dynamism, without losing sight of the single individuals and the relations of power. This work is an attempt to grasp these aspects through the study of hostile architecture, a spatial practice of control spread especially in large cities. Specifically, the text will focus on bollards placed outside some commercial activities in Turin, starting from the experiences of the homeless people and the traders interviewed. The main discourses that have emerged about bollards will be highlighted and the effects that these have on material and emotional levels will be discussed; finally, the themes of social justice in the city and the ability to imagine change will be addressed. It will turn out that hostile architecture generates multifaceted and never entirely predictable experiences and reflections.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/68843