La paralisi cerebrale infantile (PCI) è un insieme di disturbi persistenti causati da un’alterazione a carico delle funzioni cerebrali, dunque il sistema nervoso centrale, dove le funzioni maggiormente inficiate sono quelle relative al controllo motorio, alla coordinazione e alla postura. I bambini con PCI trascorrono dal 76% al 99% delle loro giornate in maniera sedentaria, meno del 18% è impegnato in attività fisiche leggere e solo dal 2% al 7% è coinvolto in attività da moderate a vigorose intensità. Per attività motoria s’intende qualsiasi movimento del corpo generato dalla contrazione dei muscoli scheletrici che aumenta il dispendio energetico al di sopra del tasso metabolico a riposo, ed è caratterizzato dalla sua modalità, frequenza, intensità, durata e contesto di pratica. I bambini con PCI associati ad una bassa, o nulla, attività fisica, possono essere predisposti a una serie di esiti negativi, ciò può influire sulla funzione cognitiva e sulla salute mentale e aumentare il rischio di sviluppare problemi secondari come disfunzioni metaboliche, malattie cardiovascolari e scarsa densità ossea. È dunque importante sviluppare dei protocolli di esercizio fisico, rispettando con estrema attenzione l’intensità, la frequenza, il tempo e il tipo di esercizio conformandolo alla condizione del soggetto per ottenere un effetto il più adeguato possibile. Verranno approfonditi, nel particolare, l’allenamento cardio respiratorio e l’allenamento per il rafforzamento muscolare, inoltre verrà trattato nello specifico l’apporto positivo della terapia in acqua. L'impatto benefico dell'attività fisica sull'apprendimento non è stato sempre riconosciuto nonostante l'evidenza che sia positivamente associata alla cognizione su una serie di aree di misurazione funzionale e che dunque l'aumento del tempo trascorso nelle attività fisiche non sia collegato a una riduzione del rendimento scolastico. Viene evidenziata così l’esigenza di un cambiamento rispetto a come viene fatta praticare l’attività fisica, ai bambini con PCI, nelle scuole ordinarie rispetto a quelle specializzate. L’obiettivo di questo elaborato è dunque quello di sottolineare i benefici che ha l’attività fisica sui soggetti con PCI, descrivendo il ruolo che deve assumere il laureato in scienze motorie per aiutarli ad avere una vita migliore con una prospettiva di maggior longevità.

Paralisi cerebrale infantile: gli effetti dell'attività motoria

COLLIMATO, SERENA
2021/2022

Abstract

La paralisi cerebrale infantile (PCI) è un insieme di disturbi persistenti causati da un’alterazione a carico delle funzioni cerebrali, dunque il sistema nervoso centrale, dove le funzioni maggiormente inficiate sono quelle relative al controllo motorio, alla coordinazione e alla postura. I bambini con PCI trascorrono dal 76% al 99% delle loro giornate in maniera sedentaria, meno del 18% è impegnato in attività fisiche leggere e solo dal 2% al 7% è coinvolto in attività da moderate a vigorose intensità. Per attività motoria s’intende qualsiasi movimento del corpo generato dalla contrazione dei muscoli scheletrici che aumenta il dispendio energetico al di sopra del tasso metabolico a riposo, ed è caratterizzato dalla sua modalità, frequenza, intensità, durata e contesto di pratica. I bambini con PCI associati ad una bassa, o nulla, attività fisica, possono essere predisposti a una serie di esiti negativi, ciò può influire sulla funzione cognitiva e sulla salute mentale e aumentare il rischio di sviluppare problemi secondari come disfunzioni metaboliche, malattie cardiovascolari e scarsa densità ossea. È dunque importante sviluppare dei protocolli di esercizio fisico, rispettando con estrema attenzione l’intensità, la frequenza, il tempo e il tipo di esercizio conformandolo alla condizione del soggetto per ottenere un effetto il più adeguato possibile. Verranno approfonditi, nel particolare, l’allenamento cardio respiratorio e l’allenamento per il rafforzamento muscolare, inoltre verrà trattato nello specifico l’apporto positivo della terapia in acqua. L'impatto benefico dell'attività fisica sull'apprendimento non è stato sempre riconosciuto nonostante l'evidenza che sia positivamente associata alla cognizione su una serie di aree di misurazione funzionale e che dunque l'aumento del tempo trascorso nelle attività fisiche non sia collegato a una riduzione del rendimento scolastico. Viene evidenziata così l’esigenza di un cambiamento rispetto a come viene fatta praticare l’attività fisica, ai bambini con PCI, nelle scuole ordinarie rispetto a quelle specializzate. L’obiettivo di questo elaborato è dunque quello di sottolineare i benefici che ha l’attività fisica sui soggetti con PCI, descrivendo il ruolo che deve assumere il laureato in scienze motorie per aiutarli ad avere una vita migliore con una prospettiva di maggior longevità.
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