La regolazione emotiva può essere definita come la capacità individuale di gestire la propria emozionalità. Lo scopo della nostra ricerca è quello di approfondire come l’attività cerebrale attribuibile alla regolazione delle emozioni subisca delle modifiche in relazione all’invecchiamento. È stato, infatti, osservato che con l’avanzare dell’età, la capacità di intervenire in modo funzionale sulla propria emozionalità negativa sembra migliorare e non peggiorare come ci si potrebbe aspettare. Le motivazioni sottostanti questo fenomeno, conosciuto come “Positivity Effect” sembrano dipendere da un cambiamento nella dinamica dei circuiti cerebrali implicati nella regolazione delle emozioni. In particolare, l’invecchiamento sarebbe associato ad una modifica nella modalità di comunicazione funzionale fra specifiche aree prefrontali e circuito limbico. L’ipotesi della nostra ricerca è che, con l’avanzare dell’età, si osservi un mutamento delle aree prefrontali preferenzialmente deputate alla gestione dell’attività emozionale sottocorticale. Nello specifico, se la regolazione nei giovani è normalmente legata ad un contributo massiccio delle regioni prefrontali laterali, nell’anziano si osserverebbe un maggior coinvolgimento delle aree prefrontali mediali. Questo pattern di funzionamento cerebrale sarebbe sostenuto da necessità evolutive, volte alla salvaguardia del benessere dell’anziano, giunto alla fase finale della sua vita. Al fine di porre luce sui cambiamenti cerebrali, attribuibili all’età, nei meccanismi di regolazione, abbiamo confrontato fra loro i dati di neuroimmagine funzionale ottenuti da un vasto campione di individui e li abbiamo posti in relazione ai punteggi ottenuti ad una serie di test comportamentali. Questo, partendo dall’ipotesi che, se con l’età migliora la capacità di regolazione emozionale e se questo si riflette a livello di attività cerebrale sottostante, allora è possibile che a migliori punteggi comportamentali di emozionalità positiva riportata, si associno pattern di attività cerebrale simili a quelli osservati normalmente con l’invecchiamento. Il primo capitolo della tesi si occupa di definire il panorama di ricerca in cui si colloca il presente studio. A tal fine, viene proposta una sintesi di quanto oggi sappiamo in merito alla regolazione emozionale, sia in termini di comportamento che in termini di attività cerebrale ad esso sottostante, ponendo particolare attenzione all’excursus storico delle teorie sull’argomento. Il secondo capitolo si concentra sulla regolazione emozionale in relazione all’invecchiamento. Qui, dopo aver fornito una panoramica dei normali processi di invecchiamento fisiologico del cervello, viene fornito un quadro riassuntivo di quanto sappiamo circa la capacità di gestione delle emozioni nell’anziano. Il terzo capitolo è il capitolo di ricerca. Nella prima parte, vengono forniti tutti i dettagli metodologici, facendo riferimento ai materiali e alle modalità di acquisizione dei dati comportamentali e di neuroimmagine. Si riportano, poi, i risultati dello studio in riferimento ad attività cerebrale, età dei soggetti e punteggi ai test neuropsicologici. L’ultima parte della tesi è dedicata alla discussione dei risultati e alla definizione dei limiti della ricerca.
La regolazione emozionale nella tarda età: Il Positivity Effect
PIMAZZONI, MARTINA
2021/2022
Abstract
La regolazione emotiva può essere definita come la capacità individuale di gestire la propria emozionalità. Lo scopo della nostra ricerca è quello di approfondire come l’attività cerebrale attribuibile alla regolazione delle emozioni subisca delle modifiche in relazione all’invecchiamento. È stato, infatti, osservato che con l’avanzare dell’età, la capacità di intervenire in modo funzionale sulla propria emozionalità negativa sembra migliorare e non peggiorare come ci si potrebbe aspettare. Le motivazioni sottostanti questo fenomeno, conosciuto come “Positivity Effect” sembrano dipendere da un cambiamento nella dinamica dei circuiti cerebrali implicati nella regolazione delle emozioni. In particolare, l’invecchiamento sarebbe associato ad una modifica nella modalità di comunicazione funzionale fra specifiche aree prefrontali e circuito limbico. L’ipotesi della nostra ricerca è che, con l’avanzare dell’età, si osservi un mutamento delle aree prefrontali preferenzialmente deputate alla gestione dell’attività emozionale sottocorticale. Nello specifico, se la regolazione nei giovani è normalmente legata ad un contributo massiccio delle regioni prefrontali laterali, nell’anziano si osserverebbe un maggior coinvolgimento delle aree prefrontali mediali. Questo pattern di funzionamento cerebrale sarebbe sostenuto da necessità evolutive, volte alla salvaguardia del benessere dell’anziano, giunto alla fase finale della sua vita. Al fine di porre luce sui cambiamenti cerebrali, attribuibili all’età, nei meccanismi di regolazione, abbiamo confrontato fra loro i dati di neuroimmagine funzionale ottenuti da un vasto campione di individui e li abbiamo posti in relazione ai punteggi ottenuti ad una serie di test comportamentali. Questo, partendo dall’ipotesi che, se con l’età migliora la capacità di regolazione emozionale e se questo si riflette a livello di attività cerebrale sottostante, allora è possibile che a migliori punteggi comportamentali di emozionalità positiva riportata, si associno pattern di attività cerebrale simili a quelli osservati normalmente con l’invecchiamento. Il primo capitolo della tesi si occupa di definire il panorama di ricerca in cui si colloca il presente studio. A tal fine, viene proposta una sintesi di quanto oggi sappiamo in merito alla regolazione emozionale, sia in termini di comportamento che in termini di attività cerebrale ad esso sottostante, ponendo particolare attenzione all’excursus storico delle teorie sull’argomento. Il secondo capitolo si concentra sulla regolazione emozionale in relazione all’invecchiamento. Qui, dopo aver fornito una panoramica dei normali processi di invecchiamento fisiologico del cervello, viene fornito un quadro riassuntivo di quanto sappiamo circa la capacità di gestione delle emozioni nell’anziano. Il terzo capitolo è il capitolo di ricerca. Nella prima parte, vengono forniti tutti i dettagli metodologici, facendo riferimento ai materiali e alle modalità di acquisizione dei dati comportamentali e di neuroimmagine. Si riportano, poi, i risultati dello studio in riferimento ad attività cerebrale, età dei soggetti e punteggi ai test neuropsicologici. L’ultima parte della tesi è dedicata alla discussione dei risultati e alla definizione dei limiti della ricerca.File | Dimensione | Formato | |
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