The intent of this work is to take a journey inside the public information and communication system as it has developed since the beginning, in 1500, when movable type printing was invented: from a historiographical point of view, the The invention of the printing press is considered a crucial moment in the history of communication, since it made possible the large-scale diffusion of written texts, accelerating the transmission of knowledge. From that moment on we witnessed the explosion of a phenomenon, which would rapidly spread throughout Europe and which led to the consolidation of places, means and figures that revolved around the printing presses and desks: from them came the notices and gazettes , but also the posters and leaflets, all examples of the continuous and growing interest in the political, military or current news of the time. This circulation of information conditioned the modern states that were formed and consolidated precisely in that period: in fact, one of the fundamental historiographical assumptions is that the press played a key role in the creation of public opinion, capable of influencing crowds of subjects and be decisive in the resolution of conflicts, as well as in the management of diplomatic relations. It therefore became essential for the authorities to control and regulate the dissemination of information and books, to prohibit or not their publication, being a potential instrument of power, but also a threat to be managed through censorship. The latter is a theme that has received wide attention in the historiography of the early modern age, with particular reference to the control that states tried to exercise over the means of communication, to avoid the spread of news capable of destabilizing the established order. The phenomenon of fake news and disinformation, despite being extremely current, has deep historical roots and the dynamics that govern it are recognizable as early as the sixteenth century. In fact, historiography has documented how, at that time, numerous false and distorted stories spread, aimed at exaggerating or belittling the facts, or artfully written to denigrate and penalize one's opponents, fueling bitter controversies that served to manipulate public opinion. . This approach reflects one of the typical perspectives of contemporary historiography, which tends to connect historical phenomena distant in time, to trace long-lasting structures and processes. The digital revolution has profoundly transformed the production and circulation of information, but the problems related to disinformation, manipulation and political control of information present dynamics very similar to those of the past. This type of reflection therefore invites us to consider the present as part of a historical continuum, where the means may change, but the fundamental mechanisms of information and public communication remain substantially unchanged.

L’intento di questo lavoro è compiere un viaggio all’interno del sistema dell’informazione e della comunicazione pubblica così come si è sviluppata dagli inizi, nel 1500, quando è stata inventata la stampa a caratteri mobili: dal punto di vista storiografico, l'invenzione della stampa è considerata un momento di cesura cruciale nella storia della comunicazione, poiché ha reso possibile una diffusione su vasta scala dei testi scritti, accelerando la trasmissione di conoscenza. Da quel momento in poi si assiste all’esplosione di un fenomeno, che avrà rapidamente diffusione in tutta Europa e che ha portato al consolidarsi di luoghi, mezzi e figure che ruotavano intorno alle tipografie e alle scrittorie: da esse uscivano gli avvisi e le gazzette, ma anche i manifesti e i fogli volanti, tutti esempi del continuo e crescente interesse per le notizie politiche, militari o di cronaca del tempo. Questa circolazione di informazioni condizionava gli Stati moderni che si formavano e consolidavano proprio in quel periodo: in effetti, uno degli assunti storiografici fondamentali è che la stampa abbia svolto un ruolo chiave nella creazione di un'opinione pubblica, in grado di influenzare folle di sudditi ed essere decisiva nella risoluzione dei conflitti, così come nella gestione dei rapporti diplomatici. Divenne quindi fondamentale da parte delle autorità controllare e regolamentare la diffusione delle informazioni e dei libri, per vietarne o meno la pubblicazione, essendo un potenziale strumento di potere, ma anche una minaccia da gestire attraverso la censura. Quest’ultimo è un tema che ha ricevuto ampia attenzione nella storiografia sulla prima età moderna, con particolare riferimento al controllo che gli Stati cercavano di esercitare sui mezzi di comunicazione, per evitare la diffusione di notizie capaci di destabilizzare l'ordine costituito. Il fenomeno delle fake news e della disinformazione del resto, pur essendo estremamente attuale, ha radici storiche profonde e le dinamiche che lo governano sono riconoscibili già nel Cinquecento. La storiografia ha documentato infatti come, a quel tempo, si diffondessero numerosi racconti falsi e distorti, volti a ingigantire o sminuire i fatti, oppure scritti ad arte per denigrare e penalizzare i propri avversari, alimentando aspre polemiche che servivano a manipolare l’opinione pubblica. Questo approccio riflette una delle prospettive tipiche della storiografia contemporanea, che tende a collegare fenomeni storici distanti nel tempo, per rintracciare strutture e processi di lunga durata. La rivoluzione digitale ha trasformato profondamente la produzione e la circolazione delle informazioni, ma i problemi legati alla disinformazione, alla manipolazione e al controllo politico dell'informazione si presentano con dinamiche molto simili a quelle del passato. Questo tipo di riflessione invita quindi a considerare il presente come parte di un continuum storico, dove i mezzi possono mutare, ma i meccanismi fondamentali dell'informazione e della comunicazione pubblica rimangono sostanzialmente invariati.

Informazione, notizie e proto-opinione pubblica nella storiografia recente sulla prima età moderna

GIRAUDO, MARCO
2023/2024

Abstract

L’intento di questo lavoro è compiere un viaggio all’interno del sistema dell’informazione e della comunicazione pubblica così come si è sviluppata dagli inizi, nel 1500, quando è stata inventata la stampa a caratteri mobili: dal punto di vista storiografico, l'invenzione della stampa è considerata un momento di cesura cruciale nella storia della comunicazione, poiché ha reso possibile una diffusione su vasta scala dei testi scritti, accelerando la trasmissione di conoscenza. Da quel momento in poi si assiste all’esplosione di un fenomeno, che avrà rapidamente diffusione in tutta Europa e che ha portato al consolidarsi di luoghi, mezzi e figure che ruotavano intorno alle tipografie e alle scrittorie: da esse uscivano gli avvisi e le gazzette, ma anche i manifesti e i fogli volanti, tutti esempi del continuo e crescente interesse per le notizie politiche, militari o di cronaca del tempo. Questa circolazione di informazioni condizionava gli Stati moderni che si formavano e consolidavano proprio in quel periodo: in effetti, uno degli assunti storiografici fondamentali è che la stampa abbia svolto un ruolo chiave nella creazione di un'opinione pubblica, in grado di influenzare folle di sudditi ed essere decisiva nella risoluzione dei conflitti, così come nella gestione dei rapporti diplomatici. Divenne quindi fondamentale da parte delle autorità controllare e regolamentare la diffusione delle informazioni e dei libri, per vietarne o meno la pubblicazione, essendo un potenziale strumento di potere, ma anche una minaccia da gestire attraverso la censura. Quest’ultimo è un tema che ha ricevuto ampia attenzione nella storiografia sulla prima età moderna, con particolare riferimento al controllo che gli Stati cercavano di esercitare sui mezzi di comunicazione, per evitare la diffusione di notizie capaci di destabilizzare l'ordine costituito. Il fenomeno delle fake news e della disinformazione del resto, pur essendo estremamente attuale, ha radici storiche profonde e le dinamiche che lo governano sono riconoscibili già nel Cinquecento. La storiografia ha documentato infatti come, a quel tempo, si diffondessero numerosi racconti falsi e distorti, volti a ingigantire o sminuire i fatti, oppure scritti ad arte per denigrare e penalizzare i propri avversari, alimentando aspre polemiche che servivano a manipolare l’opinione pubblica. Questo approccio riflette una delle prospettive tipiche della storiografia contemporanea, che tende a collegare fenomeni storici distanti nel tempo, per rintracciare strutture e processi di lunga durata. La rivoluzione digitale ha trasformato profondamente la produzione e la circolazione delle informazioni, ma i problemi legati alla disinformazione, alla manipolazione e al controllo politico dell'informazione si presentano con dinamiche molto simili a quelle del passato. Questo tipo di riflessione invita quindi a considerare il presente come parte di un continuum storico, dove i mezzi possono mutare, ma i meccanismi fondamentali dell'informazione e della comunicazione pubblica rimangono sostanzialmente invariati.
Information, news and proto-public opinion in recent historiography on the Early modern age
The intent of this work is to take a journey inside the public information and communication system as it has developed since the beginning, in 1500, when movable type printing was invented: from a historiographical point of view, the The invention of the printing press is considered a crucial moment in the history of communication, since it made possible the large-scale diffusion of written texts, accelerating the transmission of knowledge. From that moment on we witnessed the explosion of a phenomenon, which would rapidly spread throughout Europe and which led to the consolidation of places, means and figures that revolved around the printing presses and desks: from them came the notices and gazettes , but also the posters and leaflets, all examples of the continuous and growing interest in the political, military or current news of the time. This circulation of information conditioned the modern states that were formed and consolidated precisely in that period: in fact, one of the fundamental historiographical assumptions is that the press played a key role in the creation of public opinion, capable of influencing crowds of subjects and be decisive in the resolution of conflicts, as well as in the management of diplomatic relations. It therefore became essential for the authorities to control and regulate the dissemination of information and books, to prohibit or not their publication, being a potential instrument of power, but also a threat to be managed through censorship. The latter is a theme that has received wide attention in the historiography of the early modern age, with particular reference to the control that states tried to exercise over the means of communication, to avoid the spread of news capable of destabilizing the established order. The phenomenon of fake news and disinformation, despite being extremely current, has deep historical roots and the dynamics that govern it are recognizable as early as the sixteenth century. In fact, historiography has documented how, at that time, numerous false and distorted stories spread, aimed at exaggerating or belittling the facts, or artfully written to denigrate and penalize one's opponents, fueling bitter controversies that served to manipulate public opinion. . This approach reflects one of the typical perspectives of contemporary historiography, which tends to connect historical phenomena distant in time, to trace long-lasting structures and processes. The digital revolution has profoundly transformed the production and circulation of information, but the problems related to disinformation, manipulation and political control of information present dynamics very similar to those of the past. This type of reflection therefore invites us to consider the present as part of a historical continuum, where the means may change, but the fundamental mechanisms of information and public communication remain substantially unchanged.
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