Lo studio qui proposto si incentra su nuove ricerche circa la quadreria di Carrù. Il Castello in cui ancora oggi viene conservata buona parte dell'originaria collezione, era in origine una fortezza dalla struttura medievale che ha visto poi nel corso dei secoli una graduale, ma progressiva, trasformazione strutturale e una crescente attenzione da parte dei suoi proprietari per il decoro e l'arredamento interno, tutto in un'ottica di trasformazione in una vera e propria dimora di caccia signorile. A questo riguardo già Alessandro Abrate ha ripercorso, con un'analisi attenta e puntuale, la complessa vicenda della storia e delle trasformazioni del Castello dai tempi più antichi fino ai giorni nostri, dedicandoVi una monografia in occasione delle celebrazioni del novantesimo anno di attività della Cassa Rurale e Artigiana di Carrù che ha posto la sede centrale dell'Istituto proprio nel Castello, in seguito ai lavori di ristrutturazione e restauro con avvio del cantiere nel 1983 e chiusura nel 1985. Partendo dagli studi di Vadda, Curreno, Barelli e Berra, che hanno indagato la storia soprattutto più antica, il tempo dei vescovi di Asti, dei Bressano, Abrate ha continuato gli studi addentrandosi anche nei quattro lunghi secoli di dominazione Costa e oltre. Accogliendo il suo augurio di stimolo per ulteriori occasioni di studio, ecco che in questo lavoro ci si è voluti soffermare sullo studio più dettagliato del secolo XVII e in particolari su un'analisi più approfondita della quadreria seicentesca. Nel Seicento si avevano oltre duecento quadri dalle svariate tipologie di soggetti raffigurati, tutti databili metà secolo XVII (alcuni ritratti Costa anche fine secolo XVI). Realizzati per lo più da pittori piemontesi locali e collocati nelle varie sale del Castello secondo un criterio di funzionalità, riflettevano il gusto della moda in voga all'epoca. Come in tutte le collezioni, non mancavano repliche di artisti a testimonianza della fortuna artistica dell'iconografia e della fama dei pittori stessi. In questo studio sono state analizzate, andando a ricercare l'originale e la sua collocazione in epoca seicentesca, si è cercato di individuare il copista, la data di realizzazione della replica e per quale motivo e per quali vie sia stata realizzata e sia a Carrù. La funzione delle copie in una quadreria, problema tanto studiato da Michela di Macco, aveva la funzione di emulazione delle grandi collezioni (in questo caso prime fra tutte le collezioni sabaude) e quindi manifestazione di magnificenza della famiglia Costa, completamento della quadreria stessa nell'impossibilità di avere un origina e modelli per artisti. Grazie agli inventari seicenteschi della famiglia Costa redatti in occasione di passaggi ereditari, si è potuta ricostruire la formazione della quadreria e si è tentata una ricostruzione della collocazione dei quadri nei vari ambienti del Castello. Si è tentata un ipotetico rifacimento strutturale del Castello con il supporto di tre rilievi dei tre piani del Castello (datati 1859 e firmati Francesco Barberis, regio misuratore) e con tre elaborati (sempre dello stesso anno, ma firmati all'architetto Giuseppe Bollati) facenti parte di un progetto di restauro per il Castello. Nonostante il Castello sia oggi la sede centrale della Banca Alpi Marittime, si è riusciti ad assemblare in modo ottimale la duplice funzione di luogo operativo in qualità di Banca e luogo di cultura e memoria.
Il Castello di Carrù: nuovi studi sulla quadreria.
BOGGIAN, SILVIA
2013/2014
Abstract
Lo studio qui proposto si incentra su nuove ricerche circa la quadreria di Carrù. Il Castello in cui ancora oggi viene conservata buona parte dell'originaria collezione, era in origine una fortezza dalla struttura medievale che ha visto poi nel corso dei secoli una graduale, ma progressiva, trasformazione strutturale e una crescente attenzione da parte dei suoi proprietari per il decoro e l'arredamento interno, tutto in un'ottica di trasformazione in una vera e propria dimora di caccia signorile. A questo riguardo già Alessandro Abrate ha ripercorso, con un'analisi attenta e puntuale, la complessa vicenda della storia e delle trasformazioni del Castello dai tempi più antichi fino ai giorni nostri, dedicandoVi una monografia in occasione delle celebrazioni del novantesimo anno di attività della Cassa Rurale e Artigiana di Carrù che ha posto la sede centrale dell'Istituto proprio nel Castello, in seguito ai lavori di ristrutturazione e restauro con avvio del cantiere nel 1983 e chiusura nel 1985. Partendo dagli studi di Vadda, Curreno, Barelli e Berra, che hanno indagato la storia soprattutto più antica, il tempo dei vescovi di Asti, dei Bressano, Abrate ha continuato gli studi addentrandosi anche nei quattro lunghi secoli di dominazione Costa e oltre. Accogliendo il suo augurio di stimolo per ulteriori occasioni di studio, ecco che in questo lavoro ci si è voluti soffermare sullo studio più dettagliato del secolo XVII e in particolari su un'analisi più approfondita della quadreria seicentesca. Nel Seicento si avevano oltre duecento quadri dalle svariate tipologie di soggetti raffigurati, tutti databili metà secolo XVII (alcuni ritratti Costa anche fine secolo XVI). Realizzati per lo più da pittori piemontesi locali e collocati nelle varie sale del Castello secondo un criterio di funzionalità, riflettevano il gusto della moda in voga all'epoca. Come in tutte le collezioni, non mancavano repliche di artisti a testimonianza della fortuna artistica dell'iconografia e della fama dei pittori stessi. In questo studio sono state analizzate, andando a ricercare l'originale e la sua collocazione in epoca seicentesca, si è cercato di individuare il copista, la data di realizzazione della replica e per quale motivo e per quali vie sia stata realizzata e sia a Carrù. La funzione delle copie in una quadreria, problema tanto studiato da Michela di Macco, aveva la funzione di emulazione delle grandi collezioni (in questo caso prime fra tutte le collezioni sabaude) e quindi manifestazione di magnificenza della famiglia Costa, completamento della quadreria stessa nell'impossibilità di avere un origina e modelli per artisti. Grazie agli inventari seicenteschi della famiglia Costa redatti in occasione di passaggi ereditari, si è potuta ricostruire la formazione della quadreria e si è tentata una ricostruzione della collocazione dei quadri nei vari ambienti del Castello. Si è tentata un ipotetico rifacimento strutturale del Castello con il supporto di tre rilievi dei tre piani del Castello (datati 1859 e firmati Francesco Barberis, regio misuratore) e con tre elaborati (sempre dello stesso anno, ma firmati all'architetto Giuseppe Bollati) facenti parte di un progetto di restauro per il Castello. Nonostante il Castello sia oggi la sede centrale della Banca Alpi Marittime, si è riusciti ad assemblare in modo ottimale la duplice funzione di luogo operativo in qualità di Banca e luogo di cultura e memoria.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/68442