Parlare di interventi di sterilizzazione femminile significa evocare i fantasmi di abusi e violenze in tempi più e meno recenti, in luoghi più o meno remoti. Il presente lavoro tenta di fare emergere l’altro volto di questa pratica, con particolare riferimento alle tecniche di sterilizzazione tubarica (legatura o rimozione delle tube di Falloppio): non solo subìte, ma anche ricercate e volute da alcune donne come metodo anticoncezionale efficace e definitivo che promette di liberarle da pillole e spirali e dall'angoscia di gravidanze indesiderate e dal fantasma dell'aborto. Liberalizzata negli Stati Uniti negli anni Settanta, in piena rivoluzione sessuale e contraccettiva, la sterilizzazione volontaria non ha smesso di incontrare ostacoli e obiezioni da parte di ginecologi, bioeticisti e giuristi: se l’intervento è generalmente ammesso (anche se non sempre eseguito) in presenza di chiare indicazioni terapeutiche, operare una donna sana, che potrebbe portare a termine una gravidanza, risulta quanto mai controverso; soprattutto quando non ha "ancora" un numero di figli considerato "sufficiente". In assenza di una normativa specifica in merito, l’accesso all’intervento è vincolato a requisiti discrezionali che tradiscono una preferenza culturale verso la procreazione. Le traiettorie, le soggettività e i corpi delle donne che hanno cercato e lottato per ottenere l’intervento in Italia denunciano un tabù sociale: l’impensabilità di un corpo femminile slegato dalle funzioni materne.

Di immaginari recisi. Uno sguardo antropologico sulla sterilizzazione volontaria in Italia.

MAZZA, CAROLA
2020/2021

Abstract

Parlare di interventi di sterilizzazione femminile significa evocare i fantasmi di abusi e violenze in tempi più e meno recenti, in luoghi più o meno remoti. Il presente lavoro tenta di fare emergere l’altro volto di questa pratica, con particolare riferimento alle tecniche di sterilizzazione tubarica (legatura o rimozione delle tube di Falloppio): non solo subìte, ma anche ricercate e volute da alcune donne come metodo anticoncezionale efficace e definitivo che promette di liberarle da pillole e spirali e dall'angoscia di gravidanze indesiderate e dal fantasma dell'aborto. Liberalizzata negli Stati Uniti negli anni Settanta, in piena rivoluzione sessuale e contraccettiva, la sterilizzazione volontaria non ha smesso di incontrare ostacoli e obiezioni da parte di ginecologi, bioeticisti e giuristi: se l’intervento è generalmente ammesso (anche se non sempre eseguito) in presenza di chiare indicazioni terapeutiche, operare una donna sana, che potrebbe portare a termine una gravidanza, risulta quanto mai controverso; soprattutto quando non ha "ancora" un numero di figli considerato "sufficiente". In assenza di una normativa specifica in merito, l’accesso all’intervento è vincolato a requisiti discrezionali che tradiscono una preferenza culturale verso la procreazione. Le traiettorie, le soggettività e i corpi delle donne che hanno cercato e lottato per ottenere l’intervento in Italia denunciano un tabù sociale: l’impensabilità di un corpo femminile slegato dalle funzioni materne.
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