Il rapporto tra le donne e la partecipazione politica richiede, per la sua complessità, un approccio pluridimensionale che tenga conto delle variabili politiche, sociali e culturali. Vi è sempre stato un intenso dibattito, quasi in senso utopico, sulla società paritaria in cui gli uomini e le donne abbiano le stesse possibilità di esprimere i propri bisogni e di sviluppare le proprie capacità nell’ambito dei processi decisionali. In virtù di questa considerazione, ed esaminando alcune teorie scientifiche sulla misurazione della qualità democratica, l’ipotesi di partenza è dunque che in quei paesi in cui c’è una pari rappresentanza politica maschile e femminile, si registra un livello più alto di qualità della democrazia. Analizzo dunque dati e informazioni riguardanti la presenza e l’influenza femminile negli enti decisionali di Kenya e Ruanda, soprattutto a livello legislativo, per comprendere se ci sia una correlazione tra la variazione della qualità del regime politico e l’attuazione di determinate gender policies. L’interrogativo di fondo è se rappresentanza femminile costituisca un indicatore di qualità democratica. I due casi di studio rappresentano due realtà geograficamente e socio-culturalmente che presentano caratteristiche comuni, proprio per il loro contemporaneo avvicinamento al processo di democratizzazione all’inizio degli anni ’60. La direzione intrapresa dai due Paesi sembra essersi avvicinata a una cultura gender sensitive, eppure, secondo i dati raccolti dall’indicatore Freedom In the World, Kenya e Ruanda non possono essere classificati come democrazie di buona qualità. I capitoli di approfondimento permettono di valutare se, contestualmente, il consolidamento delle donne in politica sia stato accompagnato da un aumento dell’influenza nella sfera decisionale e da un miglioramento, più o meno consistente, in termini di democrazia. A sostegno dell’analisi dei dati, ho intrattenuto dei colloqui telefonici informali e ho creato e sottoposto un questionario online a un campionario della popolazione kenyota e ruandese. Le risposte fornite indicano delle prospettive talvolta contraddittorie ma permettono di riflettere sulle variabili culturali che incidono sul paradigma politico.
Democrazia e genere: il ruolo delle donne in Kenya e Ruanda
EPOTÉ, NOEMI
2020/2021
Abstract
Il rapporto tra le donne e la partecipazione politica richiede, per la sua complessità, un approccio pluridimensionale che tenga conto delle variabili politiche, sociali e culturali. Vi è sempre stato un intenso dibattito, quasi in senso utopico, sulla società paritaria in cui gli uomini e le donne abbiano le stesse possibilità di esprimere i propri bisogni e di sviluppare le proprie capacità nell’ambito dei processi decisionali. In virtù di questa considerazione, ed esaminando alcune teorie scientifiche sulla misurazione della qualità democratica, l’ipotesi di partenza è dunque che in quei paesi in cui c’è una pari rappresentanza politica maschile e femminile, si registra un livello più alto di qualità della democrazia. Analizzo dunque dati e informazioni riguardanti la presenza e l’influenza femminile negli enti decisionali di Kenya e Ruanda, soprattutto a livello legislativo, per comprendere se ci sia una correlazione tra la variazione della qualità del regime politico e l’attuazione di determinate gender policies. L’interrogativo di fondo è se rappresentanza femminile costituisca un indicatore di qualità democratica. I due casi di studio rappresentano due realtà geograficamente e socio-culturalmente che presentano caratteristiche comuni, proprio per il loro contemporaneo avvicinamento al processo di democratizzazione all’inizio degli anni ’60. La direzione intrapresa dai due Paesi sembra essersi avvicinata a una cultura gender sensitive, eppure, secondo i dati raccolti dall’indicatore Freedom In the World, Kenya e Ruanda non possono essere classificati come democrazie di buona qualità. I capitoli di approfondimento permettono di valutare se, contestualmente, il consolidamento delle donne in politica sia stato accompagnato da un aumento dell’influenza nella sfera decisionale e da un miglioramento, più o meno consistente, in termini di democrazia. A sostegno dell’analisi dei dati, ho intrattenuto dei colloqui telefonici informali e ho creato e sottoposto un questionario online a un campionario della popolazione kenyota e ruandese. Le risposte fornite indicano delle prospettive talvolta contraddittorie ma permettono di riflettere sulle variabili culturali che incidono sul paradigma politico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/67508