By rapidly investing the most advanced societies, technological progress has allowed us to expand the ways in which we can carry out most of our work. Today technological tools have considerably extended the options of flexibility and autonomy, allowing the worker not to be physically present in the places of his organization and to offer his contribution at different times than usual. At the same time, the intensification and densification processes, within an increasingly flexible economic system, have affected the worker performance, work rhythms and life styles with a dangerous onset of work-related stress disorders and pathologies. This set of phenomena is generating in the scientific community a renewed attention towards the reconciliation between the professional and family sphere of workers. The Covid-19 pandemic forced workers to share times and living spaces within the home, questioning the country system on how to deal with the work arrangements’ continuous changes, without producing excessive trauma or unloading costs on the community that others have seriously generated. This research work comes from the need to answer two upcoming questions. Is working without precise time and space constraints the best condition to harmonize life spheres in itself? Can we confirm or refute the applauding vision, promoted by the political-media discourse, that has presented smart working as an attractive way of working, as well as smart and comfortable, and therefore desirable? Through a mixed-methods analytical approach, this research work aims to understand which individual and organizational practices have oriented remote performance within the home and what consequences has provoked, from a subjective point of view, both in terms of family organization and legal protection of the worker, in the current context of health emergency. The realization of the study was possible thanks to the participation in the research project "Smart working al tempo del coronavirus", coordinated by the Department of Culture, Politics and Society of the University of Turin, in collaboration with the Department of Sociology and Social Research of the University of Milano Bicocca.
Investendo repentinamente le società più avanzate, il progresso tecnologico ha consentito di ampliare le modalità attraverso cui svolgere gran parte delle attività lavorative. Oggi gli strumenti tecnologici hanno notevolmente esteso le opzioni di flessibilità e autonomia, consentendo al lavoratore di non essere fisicamente presente nei luoghi della propria organizzazione e di offrire il suo contributo in orari diversi da quelli abituali. Contemporaneamente, i processi di intensificazione e densificazione del lavoro, all’interno di un sistema economico sempre più flessibile, hanno inciso sullo svolgimento della prestazione, sui ritmi di lavoro e sugli stili di vita con una pericolosa insorgenza di disturbi e patologie stress lavoro-correlati. Tale complesso di fenomeni sta generando, in modo trasversale, nella comunità scientifica una rinnovata attenzione nei confronti della conciliabilità tra la sfera professionale e quella familiare dei lavoratori. La pandemia da Covid-19 ha costretto i lavoratori alla condivisione dei tempi e degli spazi di vita all’interno del luogo domestico, interrogando il sistema paese su come affrontare i continui cambiamenti del lavoro senza produrre traumi eccessivi o scaricare sulla collettività costi che altri hanno gravemente generato. Il presente lavoro di ricerca nasce dall’esigenza di rispondere a due domande imminenti. Lavorare senza precisi vincoli di orario e luogo costituisce di per sé la migliore condizione per armonizzare i tempi di vita? Possiamo avvalorare o confutare la visione plaudente, promossa dal discorso politico-mediatico, che ha presentato lo smart working quale modalità lavorativa attrattiva, oltre che intelligente e confortevole, e quindi desiderabile? Grazie ad un approccio analitico mixed-methods, il presente lavoro di ricerca punta a comprendere quale comunità di pratiche individuali e organizzative ha orientato la prestazione da remoto all’interno del luogo domestico e con quali conseguenze dal punto di vista soggettivo, tanto sul piano dell’organizzazione familiare quanto su quello delle tutele giuridiche del lavoratore, nell’attuale contesto di emergenza sanitaria. La realizzazione dello studio è stata possibile grazie alla partecipazione al progetto “Smart working al tempo del coronavirus”, coordinato dal Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, in collaborazione col Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano Bicocca.
Conciliare vita e lavoro durante l'emergenza Covid-19: studio sul progetto "Smart working al tempo del coronavirus"
BESSOLO, SARA
2021/2022
Abstract
Investendo repentinamente le società più avanzate, il progresso tecnologico ha consentito di ampliare le modalità attraverso cui svolgere gran parte delle attività lavorative. Oggi gli strumenti tecnologici hanno notevolmente esteso le opzioni di flessibilità e autonomia, consentendo al lavoratore di non essere fisicamente presente nei luoghi della propria organizzazione e di offrire il suo contributo in orari diversi da quelli abituali. Contemporaneamente, i processi di intensificazione e densificazione del lavoro, all’interno di un sistema economico sempre più flessibile, hanno inciso sullo svolgimento della prestazione, sui ritmi di lavoro e sugli stili di vita con una pericolosa insorgenza di disturbi e patologie stress lavoro-correlati. Tale complesso di fenomeni sta generando, in modo trasversale, nella comunità scientifica una rinnovata attenzione nei confronti della conciliabilità tra la sfera professionale e quella familiare dei lavoratori. La pandemia da Covid-19 ha costretto i lavoratori alla condivisione dei tempi e degli spazi di vita all’interno del luogo domestico, interrogando il sistema paese su come affrontare i continui cambiamenti del lavoro senza produrre traumi eccessivi o scaricare sulla collettività costi che altri hanno gravemente generato. Il presente lavoro di ricerca nasce dall’esigenza di rispondere a due domande imminenti. Lavorare senza precisi vincoli di orario e luogo costituisce di per sé la migliore condizione per armonizzare i tempi di vita? Possiamo avvalorare o confutare la visione plaudente, promossa dal discorso politico-mediatico, che ha presentato lo smart working quale modalità lavorativa attrattiva, oltre che intelligente e confortevole, e quindi desiderabile? Grazie ad un approccio analitico mixed-methods, il presente lavoro di ricerca punta a comprendere quale comunità di pratiche individuali e organizzative ha orientato la prestazione da remoto all’interno del luogo domestico e con quali conseguenze dal punto di vista soggettivo, tanto sul piano dell’organizzazione familiare quanto su quello delle tutele giuridiche del lavoratore, nell’attuale contesto di emergenza sanitaria. La realizzazione dello studio è stata possibile grazie alla partecipazione al progetto “Smart working al tempo del coronavirus”, coordinato dal Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, in collaborazione col Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano Bicocca.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
812236_tesi-bessolo-812236-conciliarevitaelavorodurantelemergenzacovid-19.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.8 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.8 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/67468