Background: AKI (Acute Kidney Injury) is a common complication incurring after aortic valve replacement, both surgical (SAVR) and transcatheter (TAVI). Cardiac surgery associated AKI is a well-known entity, being reported in 30% of cases; TAVI on the other hand has a much lower incidence, around 10-15%. Despite this evidence, with TAVI being offered to a population of patients intrinsically frailer, with more comorbidities and consequently a higher risk for the occurrence of AKI itself, this analysis has the purpose to evaluate the different incidence and the clinical meaning associated with the presentation of the damage. If on one side acute kidney damage is considered to be associated with worse outcome, on the other we are trying to assess if there are any differences in this inside the two groups, coming from both the different baseline characteristics and the different pathological pathways. Materials and methods: In this analytical observational historical cohort study we evaluated patients undergoing isolated aortic valve replacement (201) or transcatheter (256), in the period from September 2017 to December 2019, for a total of 256 patients. AKI was considered as the maximum raise in the plasmatic values of creatinine reached after the two procedures, according to the KDIGO criteria. We evaluated firstly the persistence of the damage at discharge reapplying the same criteria in both cohorts; we also evaluated the need for Renal Replacement Therapy RRT, the medium length of stay in the hospital and in the Intensive Care Unit and short-term mortality. Secondly, we asses renal function at follow-up (12-24 months) as well as long-term mortality (12 months). Results: In Cohort A (SAVR) the incidence of AKI took place in 28,9% of cases, of which 48% AKI I, 29% AKI II and 22% AKI III; in Cohort B (TAVI) the total incidence was 5,9% of cases, of which 40% AKI I, 20% AKI II and 40%. At discharge the damage was still present in 15,5% of the surgical patients, whilst in the 53,3% of the TAVI patients; all of the remaining recovered from the injury. RRT use was relatively bigger in Cohort B than in Cohort A (40% vs 17%); AKI was associated with an increase in short-term mortality: in Cohort A death occurred in 8,6% of the AKI patients vs 0,7% of the non-AKI patients (p=0,009); in Cohort B in 20% and 0,4% respectively (p<0,001). Long-term renal function didn’t vary much neither in the two cohorts nor on the base of the damage degree. 12 months mortality was greater in the AKI III subgroups: 38,5% and 83,3% of the patients from Cohort A and B died at this follow-up. Conclusions: AKI has an important prognostic value in patients undergoing aortic valve replacement, with worse outcomes following more severe forms of damage. Whereas the incidence of AKI is greater in patients undergoing cardiac surgery, its impact seams to be more significant in the patients undergoing TAVI, with a higher permanence of damage at discharge, a higher need for RRT and a higher mortality, especially in the more severe forms of AKI, both sort- and long-term.
Background: L’AKI (Acute Kidney Injury) è una complicanza comune in seguito alla sostituzione valvolare aortica, sia chirurgica (SAVR), che percutanea (TAVI). L’associazione tra cardiochirurgia e AKI è assodata, con un’incidenza riferita del 30%, mentre è del 10-15% per la sostituzione valvolare transcatetere. Nonostante questa evidenza, essendo la TAVI una procedura rivolta a pazienti intrinsecamente più fragili, con maggiori comorbidità e di conseguenza un maggior rischio alla base dell’insorgenza dell’AKI stessa, quest’analisi si pone lo scopo di valutare la diversa incidenza nelle due coorti di pazienti e il significato clinico associato al danno. Se da un lato è noto che il danno si associa a una peggiore prognosi, dall’altro ci si chiede se lo stesso abbia un significato differente nelle due tipologie di pazienti, sia in virtù delle caratteristiche di base che del diverso meccanismo con cui questo si instaura. Materiali e metodi: Nel presente studio analitico osservazionale retrospettivo di coorte sono stati valutati pazienti sottoposti esclusivamente a sostituzione valvolare aortica chirurgica (201) o TAVI (256) nel periodo tra settembre 2017 e dicembre 2019, per un totale di 457 soggetti. L’AKI è stata valutata sulla base dei valori di picco di creatinina raggiunta dopo le due procedure, secondo i criteri KDIGO. Riapplicando gli stessi criteri, si è andati a valutare primariamente la persistenza del danno alla dimissione nelle due coorti; si è inoltre valutata la necessità di terapia renale sostitutiva RRT, la durata della degenza media e in terapia intensiva e la mortalità a breve termine. Secondariamente si è valutata la funzionalità renale a distanza (12-24 mesi) e la mortalità a 12 mesi al follow-up. Risultati: Nella Coorte A (SAVR) l’incidenza di AKI complessiva è stata del 28,9%, di cui il 48% AKI I, il 29% AKI II e il 22% AKI III; nella Coorte B (TAVI) di 5,9%, di cui il 40% AKI I, il 20% AKI II e il 40% AKI III. Alla valutazione del danno alla dimissione il 15,5% dei pazienti chirurgici e il 53,3% dei pazienti sottoposti a TAVI che hanno sviluppato AKI hanno avuto una permanenza dello stesso, la restante quota di pazienti in entrambe le coorti ha recuperato la funzionalità renale; la necessità di RRT è stata relativamente maggiore nella Coorte B rispetto alla Coorte A (40% vs 17%); lo sviluppo di AKI si associa a una maggiore mortalità a breve termine: nella Coorte A i decessi in relazione alla presenza o assenza di AKI sono stati 8,6% e 0,7% (p=0,009); nella Coorte B 20% e 0,4% (p<0,001), rispettivamente. La funzionalità renale a distanza non è variata significativamente nelle due coorti, né all’interno delle stesse in base allo sviluppo di danno. La mortalità a 12 mesi risulta maggiore nei soggetti andati incontro ad AKI III: il 38,5% e l’83,3% dei pazienti della Coorte A e B rispettivamente sono deceduti. Conclusioni: Lo sviluppo di AKI ha un importante significato nella prognosi del paziente sottoposto a sostituzione valvolare aortica, in misura proporzionale all’entità del danno. Nonostante l’incidenza dell’AKI sia maggiore nei pazienti sottoposti a cardiochirurgia, il suo impatto sembra essere più significativo sulla clinica e sulla prognosi del paziente sottoposto a TAVI, comportando, a parità di casi, una maggior permanenza del danno alla dimissione, una maggior necessità di RRT e una maggior mortalità, soprattutto nelle forme di danno severo, sia a breve che a lungo termine.
Impatto clinico a breve e lungo termine della funzionalità renale nella sostituzione valvolare aortica chirurgica vs transcatetere (TAVI)
STEFAN, ANDREEA BEATRICE
2019/2020
Abstract
Background: L’AKI (Acute Kidney Injury) è una complicanza comune in seguito alla sostituzione valvolare aortica, sia chirurgica (SAVR), che percutanea (TAVI). L’associazione tra cardiochirurgia e AKI è assodata, con un’incidenza riferita del 30%, mentre è del 10-15% per la sostituzione valvolare transcatetere. Nonostante questa evidenza, essendo la TAVI una procedura rivolta a pazienti intrinsecamente più fragili, con maggiori comorbidità e di conseguenza un maggior rischio alla base dell’insorgenza dell’AKI stessa, quest’analisi si pone lo scopo di valutare la diversa incidenza nelle due coorti di pazienti e il significato clinico associato al danno. Se da un lato è noto che il danno si associa a una peggiore prognosi, dall’altro ci si chiede se lo stesso abbia un significato differente nelle due tipologie di pazienti, sia in virtù delle caratteristiche di base che del diverso meccanismo con cui questo si instaura. Materiali e metodi: Nel presente studio analitico osservazionale retrospettivo di coorte sono stati valutati pazienti sottoposti esclusivamente a sostituzione valvolare aortica chirurgica (201) o TAVI (256) nel periodo tra settembre 2017 e dicembre 2019, per un totale di 457 soggetti. L’AKI è stata valutata sulla base dei valori di picco di creatinina raggiunta dopo le due procedure, secondo i criteri KDIGO. Riapplicando gli stessi criteri, si è andati a valutare primariamente la persistenza del danno alla dimissione nelle due coorti; si è inoltre valutata la necessità di terapia renale sostitutiva RRT, la durata della degenza media e in terapia intensiva e la mortalità a breve termine. Secondariamente si è valutata la funzionalità renale a distanza (12-24 mesi) e la mortalità a 12 mesi al follow-up. Risultati: Nella Coorte A (SAVR) l’incidenza di AKI complessiva è stata del 28,9%, di cui il 48% AKI I, il 29% AKI II e il 22% AKI III; nella Coorte B (TAVI) di 5,9%, di cui il 40% AKI I, il 20% AKI II e il 40% AKI III. Alla valutazione del danno alla dimissione il 15,5% dei pazienti chirurgici e il 53,3% dei pazienti sottoposti a TAVI che hanno sviluppato AKI hanno avuto una permanenza dello stesso, la restante quota di pazienti in entrambe le coorti ha recuperato la funzionalità renale; la necessità di RRT è stata relativamente maggiore nella Coorte B rispetto alla Coorte A (40% vs 17%); lo sviluppo di AKI si associa a una maggiore mortalità a breve termine: nella Coorte A i decessi in relazione alla presenza o assenza di AKI sono stati 8,6% e 0,7% (p=0,009); nella Coorte B 20% e 0,4% (p<0,001), rispettivamente. La funzionalità renale a distanza non è variata significativamente nelle due coorti, né all’interno delle stesse in base allo sviluppo di danno. La mortalità a 12 mesi risulta maggiore nei soggetti andati incontro ad AKI III: il 38,5% e l’83,3% dei pazienti della Coorte A e B rispettivamente sono deceduti. Conclusioni: Lo sviluppo di AKI ha un importante significato nella prognosi del paziente sottoposto a sostituzione valvolare aortica, in misura proporzionale all’entità del danno. Nonostante l’incidenza dell’AKI sia maggiore nei pazienti sottoposti a cardiochirurgia, il suo impatto sembra essere più significativo sulla clinica e sulla prognosi del paziente sottoposto a TAVI, comportando, a parità di casi, una maggior permanenza del danno alla dimissione, una maggior necessità di RRT e una maggior mortalità, soprattutto nelle forme di danno severo, sia a breve che a lungo termine.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
tesi finale PDF.pdf
non disponibili
Dimensione
3.7 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.7 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/674