Femminismo, maternità e non-maternità. Una promessa mancata. ​

The italian feminist debate between the 1970’s and the 1980’s has much reflected on issues related to motherhood and the ability of the female body to generate other human beings; however, an in-depth theoretical reflection of the social meaning of choosing motherhood or non-motherhood was almost completely absent, on opposition to what happened in France or United States. The aim of the thesis is to demonstrate that the debate on motherhood and non-motherhood in Italy has never really had its own place but has always played an accessory role without becoming an argument by itself. The work was divided by dedicating a first chapter to the development and the results of the foreign debate in which emerges a careful criticism on the figure of women as mothers, the result of a patriarchal and capitalist society in recent centuries and the thorough attempt to deconstruct the myth concerning motherhood in its entirety to leave space for the awareness of women and the freedom to choose whether to be a mother or not. Afterwards the research and analysis of the debate between the 1970’s and 1980’s in Italy was done in order to investigate whether and how Italian groups had or had not dealt with the argument, in what terms and with what results through the study of feminist magazines from the period, from EFFE to Sottosopra, from L’Orsaminore to L’Erba Voglio, from Re Nudo to Lapis. The second chapter is dedicated to the feminist debates of the 1970’s and to the space they gave to the issues of motherhood on its entirety, from the right to work and childcare, to abortion and contraception in order to understand if there was an in-depth theoretical reflection on the choice of motherhood and the space it has taken in the entire debate. Finally, the third chapter, completely dedicated to the 1980’s, reveals how the society suddenly found itself faced with a paradigmatic change that happened without Italian women being able to follow it entirely; those are years in which the motherhood freedom of choice meets the bioethics, starting from a new discussion on abortion to arrive at new techniques of artificial fecundation. The whole maternity narrative changes, but how? Does the non-mother by choice finally have a space or is she ignored by the feminist debate? The results obtained have largely confirmed the thesis: the Italian feminism has not really wondered about the connection and the social implications of the combination woman-mother and when it did so, it was on practical and not theoretical purposes, useful to support battles and positions on other topics considered primary. Even less space has been given to the non-mother woman, almost completely ignored and of whom they try to speak as less as possible The analysis therefore shows that even when an attempt to deepen the relationship between being a woman and having to be a mother has been done, it has been superficial and accessory. It also shows that Italian feminism has not really developed a reflection on motherhood and non-maternity as a choice and that the terms used are those of the rational choice of a category rather than the result of the exercise of female self-consciousness. An existing dichotomy emerges in women and in the whole feminist debate between women’s freedom of self-determination and socially useful rational choice, an inner gender struggle and never really faced. Future research could be devoted to the investigation of the existence of the discussion on the free choice.

Il dibattito femminista italiano tra gli anni Settanta e Ottanta ha molto riflettuto di tematiche legate alla maternità e alla capacità del corpo femminile di generare altri esseri umani; tuttavia, è stata quasi del tutto assente una riflessione teorica approfondita sul significato sociale che la scelta di maternità o di non-maternità comportava, al contrario di quanto avvenuto in Francia o negli Stati Uniti. L’obiettivo della tesi è dimostrare che il dibattito sulla maternità e sulla non-maternità in Italia non abbia mai, realmente, avuto spazio come tale, ma che ha sempre svolto un ruolo accessorio. Il lavoro è stato diviso scegliendo di dedicare un primo capitolo allo sviluppo e ai risultati del dibattito all’estero nel quale emerge un’attenta critica alla figura della donna come madre, frutto della società patriarcale e capitalistica degli ultimi secoli e l’accurato tentativo di decostruzione dei miti sulla maternità nella sua interezza per lasciare spazio alla consapevolezza delle donne e alla libertà di poter scegliere se essere madri o meno. Successivamente si è passato alla ricerca e all’analisi del dibattito in Italia tra gli anni Settanta e Ottanta per indagare se e come i gruppi italiani avessero o meno affrontato l’argomento, con quali termini e con quali risultati attraverso lo studio delle riviste femministe dell’epoca, da EFFE a Sottosopra, da L’Orsaminore a L’Erba Voglio, da Re Nudo a Lapis. Il secondo capitolo è dedicato ai dibattiti femministi degli anni Settanta e allo spazio che diedero alle tematiche della maternità nel suo insieme, dal diritto al lavoro e all’assistenza infantile, all’aborto e alla contraccezione per comprendere se vi sia stata una riflessione approfondita sulla scelta di maternità e quale spazio abbia preso nell’intero dibattito. Infine il terzo capitolo, interamente dedicato agli anni Ottanta, fa emergere come ci si sia trovati improvvisamente davanti a un cambiamento paradigmatico avvenuto senza che le donne italiane riuscissero a seguirlo del tutto; sono anni in cui la libertà di scelta di maternità incontra la bioetica, a partire da un nuovo discorso sull’aborto per giungere alle nuove tecniche di fecondazione artificiale. L’intera narrativa sulla maternità cambia, ma come? La non-madre per scelta ha finalmente uno spazio o è ancora ignorata dal dibattito femminista? I risultati ottenuti hanno confermato in gran parte la tesi: il femminismo italiano non si è realmente interrogato sul legame e sulle implicazioni sociali del binomio donna-madre e quando lo ha fatto aveva scopi pratici e non teorici, utili a sostenere battaglie e posizioni in merito ad altri argomenti ritenuti primari. Ancor meno spazio lo ha avuto la donna non-madre, quasi del tutto ignorata e della quale si cerca di parlare pochissimo. Dall’analisi emerge che anche dove un tentativo di approfondire la relazione tra l’essere donna e il dover essere madre vi sia stato questo sia stato superficiale e accessorio, che il femminismo italiano non abbia realmente sviluppato una riflessione sulla maternità e sulla non-maternità come scelta e che i termini utilizzati siano quelli della scelta razionale di una categoria più che il frutto dell’esercizio dell’autocoscienza femminile. Ricerche future potrebbero essere dedicate all’indagine dell’esistenza della discussione sulla libera scelta di maternità in altri contesti italiani.