La tesi nasce dallo studio degli scritti relativi alla questione meridionale e più in generale al fenomeno della delinquenza pubblicati a partire dal 1880 nell’«Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali per servire allo studio dell’uomo alienato e delinquente», fondato da Cesare Lombroso in collaborazione con quanti accolsero il progetto della scuola positiva che vedeva lavorare con metodi nuovi medici, psicologi accanto ad avvocati e giudici. Il lavoro analizza il dilagare della delinquenza negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia e coglie la particolare diffusione regionale del fenomeno. Nella tesi si è cercato di cogliere e spiegare la differenza del fenomeno criminale così come si presenta nell’Italia Settentrionale e nell’Italia Meridionale e sono state prese in considerazione le soluzioni prospettate nella prospettiva, se non di risolvere il problema, almeno di contenere la diffusione. In particolare è stato analizzato e studiato il dibattito nato e sviluppato in Italia in riferimento non solo al processo ma soprattutto alle pene e all’applicazione delle stesse. Dallo studio emerge la lettura Lombrosiana della delinquenza attribuita all’atavismo, sulla scorta della permanenza a partire dal 1863 in Calabria in qualità di medico impegnato nelle attività messe a punto dal Governo per combattere il brigantaggio ma soprattutto sulla scorta degli studi successivi. Lombroso realizzerà altri studi in altre regioni dell’Italia in Sicilia, Sardegna e Campania. I risultati degli studi sulla delinquenza saranno seguiti dagli studi sulla nevrosi e l’isterismo. Alcune pagine della tesi forniscono una «lettura di genere» del fenomeno criminale ed analizzano i dati e le letture del fenomeno relativo alla delinquenza delle donne, alla nevrosi e alla prostituzione. Nel primo capitolo è analizzato il quadro storico dell’Italia dopo l’Unità, gli interventi normativi messi a punto dal Governo italiano ed affronta l’emergere del fenomeno della delinquenza e l’imporsi della questione meridionale. Nel secondo capitolo la delinquenza in Italia viene analizzata sotto il profilo quantitativo attraverso i dati della statistica ufficiale e le prime letture del fenomeno. Il terzo capitolo, centrale nell’economia dell’intera tesi, coglie le analisi svolte con prospettive diverse sul fenomeno della delinquenza in Italia tra la fine dell’ottocento ed il primo novecento e pubblicate nell’«Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali per servire allo studio dell’uomo alienato e delinquente». Nel quarto capitolo si analizzano gli studi sulla criminalità a partire dai geroglifici e dai tatuaggi, ripercorrendo il piano di studio e di ricerca messo a punto da Lombroso e dai suoi seguaci. Infine si analizza il fenomeno della delinquenza con un’analisi regionale: «la quistione di Sicilia: la mafia» (cap.5); in Sardegna (cap.6) ed infine in Campania «la criminalità ed il fenomeno della camorra in Napoli» e in Calabria (cap.7).
LA QUESTIONE MERIDIONALE ATTRAVERSO GLI STUDI PUBBLICATI NELL’«ARCHIVIO DI PSICHIATRIA, SCIENZE PENALI ED ANTROPOLOGIA CRIMINALE»
NERI, ROSALINDA
2021/2022
Abstract
La tesi nasce dallo studio degli scritti relativi alla questione meridionale e più in generale al fenomeno della delinquenza pubblicati a partire dal 1880 nell’«Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali per servire allo studio dell’uomo alienato e delinquente», fondato da Cesare Lombroso in collaborazione con quanti accolsero il progetto della scuola positiva che vedeva lavorare con metodi nuovi medici, psicologi accanto ad avvocati e giudici. Il lavoro analizza il dilagare della delinquenza negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia e coglie la particolare diffusione regionale del fenomeno. Nella tesi si è cercato di cogliere e spiegare la differenza del fenomeno criminale così come si presenta nell’Italia Settentrionale e nell’Italia Meridionale e sono state prese in considerazione le soluzioni prospettate nella prospettiva, se non di risolvere il problema, almeno di contenere la diffusione. In particolare è stato analizzato e studiato il dibattito nato e sviluppato in Italia in riferimento non solo al processo ma soprattutto alle pene e all’applicazione delle stesse. Dallo studio emerge la lettura Lombrosiana della delinquenza attribuita all’atavismo, sulla scorta della permanenza a partire dal 1863 in Calabria in qualità di medico impegnato nelle attività messe a punto dal Governo per combattere il brigantaggio ma soprattutto sulla scorta degli studi successivi. Lombroso realizzerà altri studi in altre regioni dell’Italia in Sicilia, Sardegna e Campania. I risultati degli studi sulla delinquenza saranno seguiti dagli studi sulla nevrosi e l’isterismo. Alcune pagine della tesi forniscono una «lettura di genere» del fenomeno criminale ed analizzano i dati e le letture del fenomeno relativo alla delinquenza delle donne, alla nevrosi e alla prostituzione. Nel primo capitolo è analizzato il quadro storico dell’Italia dopo l’Unità, gli interventi normativi messi a punto dal Governo italiano ed affronta l’emergere del fenomeno della delinquenza e l’imporsi della questione meridionale. Nel secondo capitolo la delinquenza in Italia viene analizzata sotto il profilo quantitativo attraverso i dati della statistica ufficiale e le prime letture del fenomeno. Il terzo capitolo, centrale nell’economia dell’intera tesi, coglie le analisi svolte con prospettive diverse sul fenomeno della delinquenza in Italia tra la fine dell’ottocento ed il primo novecento e pubblicate nell’«Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali per servire allo studio dell’uomo alienato e delinquente». Nel quarto capitolo si analizzano gli studi sulla criminalità a partire dai geroglifici e dai tatuaggi, ripercorrendo il piano di studio e di ricerca messo a punto da Lombroso e dai suoi seguaci. Infine si analizza il fenomeno della delinquenza con un’analisi regionale: «la quistione di Sicilia: la mafia» (cap.5); in Sardegna (cap.6) ed infine in Campania «la criminalità ed il fenomeno della camorra in Napoli» e in Calabria (cap.7).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/66932