Il territorio riconoscibile oggi come Sahara Occidentale è classificato da numerosi studiosi come l’ultima colonia africana e come ogni territorio coloniale in cerca della propria indipendenza ha esperito decenni di conflitto. Il raggiungimento di un cessate il fuoco nel 1991 è solo la punta dell’iceberg di un lungo processo di risoluzione iniziato nel 1975 con l’avviso consultativo della Corte Internazionale di Giustizia, la quale accordava al popolo sahraui il diritto all’autodeterminazione e suggeriva lo svolgimento di un referendum per rivendicare tale diritto. Il traguardo del 1991 è il risultato di numerosi tentativi, molti dei quali fallimentari i quali, tuttavia, hanno avuto il merito di aprire un dialogo tra le parti che ha permesso un cambiamento nelle relazioni tra il Marocco ed il Fronte POLISARIO, creando così i presupposti necessari per un accordo di pace. Le dinamiche del conflitto precedenti al periodo 1988-1991 hanno reso la possibilità di una risoluzione non violenza impensabile, poiché il continuo alternarsi di fasi di stallo e di violenza era diventato un pattern che sembrava difficilmente sradicabile. Ciononostante, a seguito del cambiamento degli assetti sia interni che esterni, tra cui quelli regionali e internazionali, anche il conflitto stesso ha mutato la sua natura, riflettendo il nuovo equilibrio globale. Queste nuove evoluzioni, tempestivamente percepite anche dalla comunità internazionale, sono state colte e rese abilmente un'occasione di svolta per il conflitto, concretizzatasi nel Settlement Plan del 1988. É da questo contesto che nasce la necessità di chiarire quali siano stati i fattori che, tra il 1988 e il 1991, hanno consentito il raggiungimento del sopracitato cessate il fuoco. L'elaborato si svilupperà, pertanto, facendo dialogare le teorie di William Zartman e di Virginia Fortna con lo scopo di identificare le eventuali dimensioni del conflitto rivelatesi cruciali per la fine delle violenze nel contesto di riferimento. A partire da Zartman, il quale analizza i conflitti con una lente che enfatizza prevalentemente gli svolgimenti militari, si amplia lo sguardo con gli elementi presi in esame da Fortna. Nel contesto sahraui, infatti, i cambiamenti nelle condizioni e nelle dinamiche intrinseche del conflitto e del contesto all'interno del quale esso si è sviluppato hanno avuto una forte influenza nel processo di raggiungimento di un cessate il fuoco bilaterale. La parte conclusiva di questo elaborato, infatti, mette in evidenza quali sono stati gli ambiti all’interno dei quali si sono avverati dei cambiamenti tali da rendere il percorso verso il processo di pace più incline al dialogo, e quindi, facendo emergere quali sono stati i cambiamenti che hanno reso possibile il cessate il fuoco del 1991.
Comprendere i cessate il fuoco: il caso del Sahara Occidentale.
LAZAAR, CHAYMAE
2021/2022
Abstract
Il territorio riconoscibile oggi come Sahara Occidentale è classificato da numerosi studiosi come l’ultima colonia africana e come ogni territorio coloniale in cerca della propria indipendenza ha esperito decenni di conflitto. Il raggiungimento di un cessate il fuoco nel 1991 è solo la punta dell’iceberg di un lungo processo di risoluzione iniziato nel 1975 con l’avviso consultativo della Corte Internazionale di Giustizia, la quale accordava al popolo sahraui il diritto all’autodeterminazione e suggeriva lo svolgimento di un referendum per rivendicare tale diritto. Il traguardo del 1991 è il risultato di numerosi tentativi, molti dei quali fallimentari i quali, tuttavia, hanno avuto il merito di aprire un dialogo tra le parti che ha permesso un cambiamento nelle relazioni tra il Marocco ed il Fronte POLISARIO, creando così i presupposti necessari per un accordo di pace. Le dinamiche del conflitto precedenti al periodo 1988-1991 hanno reso la possibilità di una risoluzione non violenza impensabile, poiché il continuo alternarsi di fasi di stallo e di violenza era diventato un pattern che sembrava difficilmente sradicabile. Ciononostante, a seguito del cambiamento degli assetti sia interni che esterni, tra cui quelli regionali e internazionali, anche il conflitto stesso ha mutato la sua natura, riflettendo il nuovo equilibrio globale. Queste nuove evoluzioni, tempestivamente percepite anche dalla comunità internazionale, sono state colte e rese abilmente un'occasione di svolta per il conflitto, concretizzatasi nel Settlement Plan del 1988. É da questo contesto che nasce la necessità di chiarire quali siano stati i fattori che, tra il 1988 e il 1991, hanno consentito il raggiungimento del sopracitato cessate il fuoco. L'elaborato si svilupperà, pertanto, facendo dialogare le teorie di William Zartman e di Virginia Fortna con lo scopo di identificare le eventuali dimensioni del conflitto rivelatesi cruciali per la fine delle violenze nel contesto di riferimento. A partire da Zartman, il quale analizza i conflitti con una lente che enfatizza prevalentemente gli svolgimenti militari, si amplia lo sguardo con gli elementi presi in esame da Fortna. Nel contesto sahraui, infatti, i cambiamenti nelle condizioni e nelle dinamiche intrinseche del conflitto e del contesto all'interno del quale esso si è sviluppato hanno avuto una forte influenza nel processo di raggiungimento di un cessate il fuoco bilaterale. La parte conclusiva di questo elaborato, infatti, mette in evidenza quali sono stati gli ambiti all’interno dei quali si sono avverati dei cambiamenti tali da rendere il percorso verso il processo di pace più incline al dialogo, e quindi, facendo emergere quali sono stati i cambiamenti che hanno reso possibile il cessate il fuoco del 1991.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/66674