Il lavoro al quale ho dedicato la mia tesi è ben diverso dal concetto iniziale che mi ero prefissata: all’inizio, la mia attenzione era stata attratta dalla lettura del best seller “Intelligenza Emotiva” (1995) di Daniel Goleman, psicologo e docente di Harvard il cui pensiero per la prima volta andava a sostenere come le emozioni potessero assumere un vero e proprio status di espressione dell’intelligenza, rifiutando la precedente concezione per andare a proporne una più dinamica. E’ subito diventato un argomento di mio interesse, al fine di una crescita personale e professionale. In questo momento la mia tesi ha iniziato ad avere una svolta, attraverso la scoperta di un ulteriore argomento di studio: l’ipersensibilità. Ho scoperto questo nuovo concetto grazie ad un libro trovato casualmente in biblioteca, “Persone altamente sensibili” di Elaine Aron. Il titolo ha immediatamente attirato la mia attenzione, come una falena attratta dalla luce; in quel momento, proprio questa luce è sembrata accendersi nella mia testa. Finora avevo sempre sentito parlare del suo opposto, del sentire poco, di assenza, di anedonia o apatia. Ho iniziato a leggerlo per interesse personale, continuando poi ad approfondire l’argomento tramite la lettura di articoli scientifici, testi divulgativi, ricerche e pubblicazioni, per poi decidere di integrare anch’esso nella mia tesi, unendo questi due temi. Come vedremo la tesi si articola in tre capitoli, distinti in due argomenti collegati tra di loro: nel primo capitolo viene inquadrato il concetto di intelligenza emotiva, accennando una breve parte sulla storia di esso e dei suoi modelli relativi, per poi passare alla sua correlazione con empatia ed emotional awareness, entrambi aspetti particolarmente importanti dell’I.E. La parte seconda introduce il concetto di Sensory Processing Sensitivity, divisa in terzo e quarto capitolo. Ho iniziato dalla sua definizione, tratto descritto dalla dottoressa Elaine Aron come distintivo nelle Persone Altamente Sensibili, rivisitando il concetto di sensibilità innata di Jung, per poi passare all’ambito di psicologia clinica, disturbi psicologici e psicosomatica, con un breve excursus su Mindfullness e terapia cognitiva, quattro metodi di misurazione (tra cui l’HSP scale che possiede adeguate proprietà psicometriche, il cui contributo è dunque essenziale per fornire uno strumento affidabile e valido che permetta di discriminare la presenza del SPS.) e il concetto di regolazione e autoregolazione emotiva. Il mio obiettivo principale è poter contribuire a portare una maggiore consapevolezza in questo ambito ancora in piena evoluzione, un costrutto che a mio parere necessita e merita di ulteriori attenzioni e approfondimenti, investigando circa la relazione tra SPS e ambienti positivi e negativi, ampliando¬ la ricerca consolidando le prove esistenti per la validità delle scale HSP/HSC e l'indipendenza dai costrutti di temperamento e personalità esistenti.

Intelligenza emotiva ed Ipersensibilità.

CAMPIONE, MARTINA
2020/2021

Abstract

Il lavoro al quale ho dedicato la mia tesi è ben diverso dal concetto iniziale che mi ero prefissata: all’inizio, la mia attenzione era stata attratta dalla lettura del best seller “Intelligenza Emotiva” (1995) di Daniel Goleman, psicologo e docente di Harvard il cui pensiero per la prima volta andava a sostenere come le emozioni potessero assumere un vero e proprio status di espressione dell’intelligenza, rifiutando la precedente concezione per andare a proporne una più dinamica. E’ subito diventato un argomento di mio interesse, al fine di una crescita personale e professionale. In questo momento la mia tesi ha iniziato ad avere una svolta, attraverso la scoperta di un ulteriore argomento di studio: l’ipersensibilità. Ho scoperto questo nuovo concetto grazie ad un libro trovato casualmente in biblioteca, “Persone altamente sensibili” di Elaine Aron. Il titolo ha immediatamente attirato la mia attenzione, come una falena attratta dalla luce; in quel momento, proprio questa luce è sembrata accendersi nella mia testa. Finora avevo sempre sentito parlare del suo opposto, del sentire poco, di assenza, di anedonia o apatia. Ho iniziato a leggerlo per interesse personale, continuando poi ad approfondire l’argomento tramite la lettura di articoli scientifici, testi divulgativi, ricerche e pubblicazioni, per poi decidere di integrare anch’esso nella mia tesi, unendo questi due temi. Come vedremo la tesi si articola in tre capitoli, distinti in due argomenti collegati tra di loro: nel primo capitolo viene inquadrato il concetto di intelligenza emotiva, accennando una breve parte sulla storia di esso e dei suoi modelli relativi, per poi passare alla sua correlazione con empatia ed emotional awareness, entrambi aspetti particolarmente importanti dell’I.E. La parte seconda introduce il concetto di Sensory Processing Sensitivity, divisa in terzo e quarto capitolo. Ho iniziato dalla sua definizione, tratto descritto dalla dottoressa Elaine Aron come distintivo nelle Persone Altamente Sensibili, rivisitando il concetto di sensibilità innata di Jung, per poi passare all’ambito di psicologia clinica, disturbi psicologici e psicosomatica, con un breve excursus su Mindfullness e terapia cognitiva, quattro metodi di misurazione (tra cui l’HSP scale che possiede adeguate proprietà psicometriche, il cui contributo è dunque essenziale per fornire uno strumento affidabile e valido che permetta di discriminare la presenza del SPS.) e il concetto di regolazione e autoregolazione emotiva. Il mio obiettivo principale è poter contribuire a portare una maggiore consapevolezza in questo ambito ancora in piena evoluzione, un costrutto che a mio parere necessita e merita di ulteriori attenzioni e approfondimenti, investigando circa la relazione tra SPS e ambienti positivi e negativi, ampliando¬ la ricerca consolidando le prove esistenti per la validità delle scale HSP/HSC e l'indipendenza dai costrutti di temperamento e personalità esistenti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/66545