Giorgio Manganelli nasce il 5 novembre 1922. Se volessimo obbedire ai desideri dello scrittore dovremmo saltare direttamente alla data della morte, avvenuta a Roma il 28 maggio 1990. Bastano forse queste informazioni per provare a delineare la rotta di un viaggio di sessantotto anni, da Milano a Roma, con un biglietto di sola andata? Se certo esiste una biografia manganelliana, è come un «tappeto» al rovescio il cui «disegno» globale non si può comprendere se non passando attraverso i singoli nodi di quel groviglio che è la vita. Ascoltiamo la voce dell’autore: È certamente vero che io sono nato, è certamente vero che sono accadute alcune cose. Tutto questo però non descrive nessuna storia di nessuno. Noi non abbiamo delle vite da raccontare, né abbiamo delle scansioni eventuali di accadimenti, che possono spiegarci. Noi abbiamo una struttura di fondo che assomiglia alla struttura del tappeto, diciamo che noi leggiamo costantemente la nostra vita dalla parte rovesciata del tappeto. La parte rovesciata porta tutti gli indizi del disegno, ma il disegno è irriconoscibile. L’importante è che si presenti, quello che viene chiamato biografia, come una serie di nodi che alludono ad un disegno che noi dobbiamo interpretare. Nascita e morte sono gli unici eventi certi e collocabili su un’ipotetica linea del tempo individualizzata, tutti gli altri sono nodi interpretabili solamente a posteriori facenti parte di una serie indecifrabile di cause e concause. È impossibile allora, o almeno arduo, addentrarsi nella vita dello scrittore, della quale si è già scritto molto, per dare un senso a ciascun nodo. Ci si vuole piuttosto soffermare su quelli che si ritengono fondamentali ai fini di questa tesi: il lavoro di traduttore, l’esperienza del viaggio, l’angoscia del nulla. Manganelli è stato un traduttore prima ancora che uno scrittore, sempre che il primo termine non possa essere considerato un iponimo del secondo. La traductio è il trasferimento di significato dal significante di una lingua a quello di un’altra o quello di un linguaggio ad un altro. Il traduttore ha quindi un compito arduo, deve essere conoscitore esperto del sistema di partenza e di quello di arrivo. Deve quindi esercitarsi. Presso il Fondo Manganelli del Centro per la tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell'Università di Pavia, fondato da Maria Corti nel 1973, è possibile rinvenire le brevi esercitazioni manganelliane in cui compaiono numerose allusioni a Poe in relazione con altri scrittori quali Keats, Baudelaire e Lawrence , dalle quali emerge un filo sottile che li unisce, un’interconnessione profonda, un primo embrionale tentativo di tessitura del testo infinito. L’azione del traduttore si inserisce quindi in quel tutto che Sanguineti chiama «citazione» : [..] la traduzione è una citazione da far invidia a Menard [allude al racconto di Borges, Pierre Menard autore del Chisciotte]: quando traduco non faccio che citare. Io prendo un testo e naturalmente passo da una lingua a un'altra, ma il risultato è una compatta, lunga citazione, con pretesa anche di fedeltà . ​

Giorgio Manganelli e la reinvenzione di Pinocchio

TOGNI, ALESSANDRO
2021/2022

Abstract

Giorgio Manganelli nasce il 5 novembre 1922. Se volessimo obbedire ai desideri dello scrittore dovremmo saltare direttamente alla data della morte, avvenuta a Roma il 28 maggio 1990. Bastano forse queste informazioni per provare a delineare la rotta di un viaggio di sessantotto anni, da Milano a Roma, con un biglietto di sola andata? Se certo esiste una biografia manganelliana, è come un «tappeto» al rovescio il cui «disegno» globale non si può comprendere se non passando attraverso i singoli nodi di quel groviglio che è la vita. Ascoltiamo la voce dell’autore: È certamente vero che io sono nato, è certamente vero che sono accadute alcune cose. Tutto questo però non descrive nessuna storia di nessuno. Noi non abbiamo delle vite da raccontare, né abbiamo delle scansioni eventuali di accadimenti, che possono spiegarci. Noi abbiamo una struttura di fondo che assomiglia alla struttura del tappeto, diciamo che noi leggiamo costantemente la nostra vita dalla parte rovesciata del tappeto. La parte rovesciata porta tutti gli indizi del disegno, ma il disegno è irriconoscibile. L’importante è che si presenti, quello che viene chiamato biografia, come una serie di nodi che alludono ad un disegno che noi dobbiamo interpretare. Nascita e morte sono gli unici eventi certi e collocabili su un’ipotetica linea del tempo individualizzata, tutti gli altri sono nodi interpretabili solamente a posteriori facenti parte di una serie indecifrabile di cause e concause. È impossibile allora, o almeno arduo, addentrarsi nella vita dello scrittore, della quale si è già scritto molto, per dare un senso a ciascun nodo. Ci si vuole piuttosto soffermare su quelli che si ritengono fondamentali ai fini di questa tesi: il lavoro di traduttore, l’esperienza del viaggio, l’angoscia del nulla. Manganelli è stato un traduttore prima ancora che uno scrittore, sempre che il primo termine non possa essere considerato un iponimo del secondo. La traductio è il trasferimento di significato dal significante di una lingua a quello di un’altra o quello di un linguaggio ad un altro. Il traduttore ha quindi un compito arduo, deve essere conoscitore esperto del sistema di partenza e di quello di arrivo. Deve quindi esercitarsi. Presso il Fondo Manganelli del Centro per la tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell'Università di Pavia, fondato da Maria Corti nel 1973, è possibile rinvenire le brevi esercitazioni manganelliane in cui compaiono numerose allusioni a Poe in relazione con altri scrittori quali Keats, Baudelaire e Lawrence , dalle quali emerge un filo sottile che li unisce, un’interconnessione profonda, un primo embrionale tentativo di tessitura del testo infinito. L’azione del traduttore si inserisce quindi in quel tutto che Sanguineti chiama «citazione» : [..] la traduzione è una citazione da far invidia a Menard [allude al racconto di Borges, Pierre Menard autore del Chisciotte]: quando traduco non faccio che citare. Io prendo un testo e naturalmente passo da una lingua a un'altra, ma il risultato è una compatta, lunga citazione, con pretesa anche di fedeltà . ​
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/66503