Vine is a perennial cultivation plant capable of showing remarkable longevity. The biological cycle of a vineyard is characterized by an initial phase of unproductive growth, which lasts about 3 years. Then, productivity increases over time. Subsequently, the vine reaches adulthood, characterized by productivity that remains constant for 20 or 30 years. This is followed by a phase of decreasing yield, which corresponds to the old age of the vine. In this last phase of the life cycle, vines produce smaller fruits, and yields decrease. The berry growth cycle is defined by a double sigmoidal pattern with three distinct growth phases, namely fruit set, lag phase, and proper ripening. Given the great diversity within the Vitis biological system, the genotype is a significant source of variability. Variability is the result of plasticity, which is the amount by which the individual expression of a genotype can be regulated by its environment within a particular genotype, cultivar, or clone. Variability has been shown to occur within berries, between berries in a cluster, between clusters in a vine, and between vines in a vineyard due to environmental conditions and viticultural operations. Vine characteristics evolve as the vine gets older and yields become more and more modest, which results in more concentrated and complex wines. So while the term 'old vines' is becoming popular and appears more and more on wine bottle labels, the critical dimension is the regulation of the term: there is a lack of agreement on how long it takes for a vine to be considered 'old enough' to have an effect on the quality of its wine. The problem is mainly in the Old World, with the exception of very few cases; in fact, the New World is organizing registries and Charters were to keep track of this worldwide heritage, such as the 'Old Vine Charter' in the Barossa Valley; the 'Historic Vineyard Society' in California; the 'Old Vine Project' in South Africa. Although this idea has been popularized by trade journals, books, and wine critics, the relationship between vine age and grape quality remains understudied. The literature has shown that the strength of old vines is their very deep root systems, which allow them to moderate climatic demand, increase photosynthetic activity during water stress, and acclimatize to their surroundings. They are thus able to reach new minerals, which allow them to produce more complex and concentrated fruits. Moreover, the vegetative-productive balance improves the quality of the obtained wines, which better express the typicality and the finesse of the bouquet, and there is an increase in the intensity of volatile compounds. However, vegetative and reproductive growth can be influenced by the management of the vineyard and by seasonal variations. Some evidence reports that old and young vines have comparable physiological and sensory characteristics. Discrepancies found in various experimental designs result from factors, such as differences in both the location of climatic regions and the age of vines considered 'young' and 'old'. In conclusion, this thesis needs clarification, both officially and scientifically, and further studies will be needed in the future.
La vite è una pianta da coltivazione perenne capace di mostrare una notevole longevità. Il ciclo biologico di un vigneto è caratterizzato da una fase iniziale di crescita improduttiva, che dura circa 3 anni. Poi, la produttività aumenta nel tempo. Successivamente la vite raggiunge l'età adulta, caratterizzata da una produttività che rimane costante per 20 o 30 anni. Segue una fase di rendimento decrescente, che corrisponde alla vecchiaia della vite. In quest'ultima fase del ciclo di vita, le viti producono frutti più piccoli e le rese diminuiscono. Il ciclo di crescita degli acini è definito da un doppio modello sigmoidale con tre fasi di crescita distinte, ovvero l’allegagione, la fase di stasi e la maturazione vera e propria. Data la grande diversità all'interno del sistema biologico Vitis, il genotipo è una fonte significativa di variabilità. La variabilità è il risultato della plasticità, ovvero la quantità con cui l'espressione individuale di un genotipo può essere regolata dal suo ambiente all'interno di un particolare genotipo, cultivar o clone. È stato dimostrato che la variabilità si verifica all'interno delle bacche, tra le bacche di un grappolo, tra i grappoli di una vite e tra le viti di un vigneto a causa delle condizioni ambientali e delle operazioni viticole. Le caratteristiche della vite evolvono con l'avanzare dell'età e le rese diventano sempre più modeste, il che si traduce in vini maggiormente concentrati e complessi. Così mentre il termine ‘vecchie viti’ sta diventando popolare e appare sempre più sulle etichette delle bottiglie di vino, la dimensione critica è la regolamentazione del termine: c’è una mancanza di accordo su quanto tempo occorre affinché una vite sia considerata 'abbastanza vecchia' per avere un effetto sulla qualità del suo vino. Il problema è soprattutto del Vecchio Mondo, ad eccezione di pochissimi casi; infatti, il Nuovo Mondo sta organizzando registri e Carte in cui tenere traccia di questo patrimonio mondiale, come la ‘Old Vine Charter’ della Barossa Valley; la ‘Historic Vineyard Society’ in California; l’‘Old Vine Project’ in Sudafrica. Nonostante questa idea è stata diffusa da riviste specializzate, libri e critici di vino, la relazione tra l'età della vite e la qualità dell'uva resta ancora poco studiata. La letteratura ha dimostrato che la forza delle vecchie viti è l'apparato radicale molto profondo, che gli permette di moderare la domanda climatica, aumentare l'attività fotosintetica in caso di stress idrico, e acclimatarsi all'ambiente circostante. Sono così in grado di raggiungere nuovi minerali, che permettono di produrre frutti più complessi e concentrati. Inoltre, l'equilibrio vegeto-produttivo migliora qualità dei vini ottenuti, che esprimono meglio la tipicità e la finezza del bouquet, e si registra un aumento di intensità dei composti volatili. Tuttavia, la crescita vegetativa e riproduttiva può essere influenzata dalla gestione del vigneto e dalle variazioni stagionali. Alcune prove riportano che viti vecchie e giovani hanno caratteristiche fisiologiche e sensoriali comparabili. Le discrepanze rilevate nei vari disegni sperimentali derivano da fattori, come la diversità sia di localizzazione delle regioni climatiche sia di età delle viti considerate 'giovani' e 'vecchie'. In conclusione, questa tesi necessita di chiarimenti, sia ufficialmente che scientificamente, e saranno necessari ulteriori studi in futuro.
Impatto dell'età della vite sulla composizione dell'uva: una review
di Battista, MARIANNA
2020/2021
Abstract
La vite è una pianta da coltivazione perenne capace di mostrare una notevole longevità. Il ciclo biologico di un vigneto è caratterizzato da una fase iniziale di crescita improduttiva, che dura circa 3 anni. Poi, la produttività aumenta nel tempo. Successivamente la vite raggiunge l'età adulta, caratterizzata da una produttività che rimane costante per 20 o 30 anni. Segue una fase di rendimento decrescente, che corrisponde alla vecchiaia della vite. In quest'ultima fase del ciclo di vita, le viti producono frutti più piccoli e le rese diminuiscono. Il ciclo di crescita degli acini è definito da un doppio modello sigmoidale con tre fasi di crescita distinte, ovvero l’allegagione, la fase di stasi e la maturazione vera e propria. Data la grande diversità all'interno del sistema biologico Vitis, il genotipo è una fonte significativa di variabilità. La variabilità è il risultato della plasticità, ovvero la quantità con cui l'espressione individuale di un genotipo può essere regolata dal suo ambiente all'interno di un particolare genotipo, cultivar o clone. È stato dimostrato che la variabilità si verifica all'interno delle bacche, tra le bacche di un grappolo, tra i grappoli di una vite e tra le viti di un vigneto a causa delle condizioni ambientali e delle operazioni viticole. Le caratteristiche della vite evolvono con l'avanzare dell'età e le rese diventano sempre più modeste, il che si traduce in vini maggiormente concentrati e complessi. Così mentre il termine ‘vecchie viti’ sta diventando popolare e appare sempre più sulle etichette delle bottiglie di vino, la dimensione critica è la regolamentazione del termine: c’è una mancanza di accordo su quanto tempo occorre affinché una vite sia considerata 'abbastanza vecchia' per avere un effetto sulla qualità del suo vino. Il problema è soprattutto del Vecchio Mondo, ad eccezione di pochissimi casi; infatti, il Nuovo Mondo sta organizzando registri e Carte in cui tenere traccia di questo patrimonio mondiale, come la ‘Old Vine Charter’ della Barossa Valley; la ‘Historic Vineyard Society’ in California; l’‘Old Vine Project’ in Sudafrica. Nonostante questa idea è stata diffusa da riviste specializzate, libri e critici di vino, la relazione tra l'età della vite e la qualità dell'uva resta ancora poco studiata. La letteratura ha dimostrato che la forza delle vecchie viti è l'apparato radicale molto profondo, che gli permette di moderare la domanda climatica, aumentare l'attività fotosintetica in caso di stress idrico, e acclimatarsi all'ambiente circostante. Sono così in grado di raggiungere nuovi minerali, che permettono di produrre frutti più complessi e concentrati. Inoltre, l'equilibrio vegeto-produttivo migliora qualità dei vini ottenuti, che esprimono meglio la tipicità e la finezza del bouquet, e si registra un aumento di intensità dei composti volatili. Tuttavia, la crescita vegetativa e riproduttiva può essere influenzata dalla gestione del vigneto e dalle variazioni stagionali. Alcune prove riportano che viti vecchie e giovani hanno caratteristiche fisiologiche e sensoriali comparabili. Le discrepanze rilevate nei vari disegni sperimentali derivano da fattori, come la diversità sia di localizzazione delle regioni climatiche sia di età delle viti considerate 'giovani' e 'vecchie'. In conclusione, questa tesi necessita di chiarimenti, sia ufficialmente che scientificamente, e saranno necessari ulteriori studi in futuro.File | Dimensione | Formato | |
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