The following study aims to illustrate the influence of Christian theology, and in particular of the theology of the apostle Paul, on philosophical reflection, relating to the passage, between the modern age and the early contemporary age, from a theoretical conception to a practical conception of the I.
Il presente studio si propone di illustrare l’influenza della teologia cristiana, e in particolare della teologia dell’apostolo Paolo, sulla riflessione filosofica, relativamente al passaggio, tra età moderna e prima età contemporanea, da una concezione teoretica a una concezione pratica dell'io. In un primo momento si conduce una disanima critica della filosofia di Renato Cartesio, canone metafisico moderno circa l’analisi dell’io, e la si pone a confronto con la riflessione di Agostino d’Ippona, pensatore profondamente influenzato dagli scritti di Paolo. Esito del raffronto è che Cartesio, pur adottando l’impostazione agostiniana e quindi paolina, la declina, di contro, in un progetto teoretico, e definisce l'io come sostanza o soggetto. Gottfried Wilhelm von Leibniz rimane sul piano della teoresi e condivide l’assunto per cui l’io è sostanza, ma al contempo compie un superamento della metafisica cartesiana definendo il soggetto come un’unità dotata di vis repraesentativa. Il fenomenismo radicale elaborato da David Hume, porta ad estreme conseguenze la gnoseologia rappresentativa di Leibniz e abbatte il canone cartesiano rovesciandolo nello scetticismo: l’io non è soggetto né sostanza, bensì una collezione di molteplici percezioni in perpetuo divenire. Hume, inoltre, demarca una netta distinzione tra la dimensione teoretica, naufragante nello scetticismo, e la dimensione pratica, interessata all’azione dell’io vivente. Nell’ultimo capitolo si indaga, dunque, la concezione dell’io in Friedrich Nietzsche, il quale formula una dottrina morale manifestamente anticristiana, e tuttavia adotta un paradigma pratico concordante, nelle sue linee essenziali, col paradigma paolino. La ricerca si è quindi volta a determinare in quale misura Nietzsche si sia reso erede di Paolo e a tal fine si sono esaminate le rispettive concezioni pratiche dell'individuo e si è operato tra di esse un confronto puntuale che ha consentito di cogliere la loro sostanziale coincidenza.
Figure dell'io. San Paolo e la filosofia tra XVII e XIX secolo
MESSANA, GIOVANNI
2020/2021
Abstract
Il presente studio si propone di illustrare l’influenza della teologia cristiana, e in particolare della teologia dell’apostolo Paolo, sulla riflessione filosofica, relativamente al passaggio, tra età moderna e prima età contemporanea, da una concezione teoretica a una concezione pratica dell'io. In un primo momento si conduce una disanima critica della filosofia di Renato Cartesio, canone metafisico moderno circa l’analisi dell’io, e la si pone a confronto con la riflessione di Agostino d’Ippona, pensatore profondamente influenzato dagli scritti di Paolo. Esito del raffronto è che Cartesio, pur adottando l’impostazione agostiniana e quindi paolina, la declina, di contro, in un progetto teoretico, e definisce l'io come sostanza o soggetto. Gottfried Wilhelm von Leibniz rimane sul piano della teoresi e condivide l’assunto per cui l’io è sostanza, ma al contempo compie un superamento della metafisica cartesiana definendo il soggetto come un’unità dotata di vis repraesentativa. Il fenomenismo radicale elaborato da David Hume, porta ad estreme conseguenze la gnoseologia rappresentativa di Leibniz e abbatte il canone cartesiano rovesciandolo nello scetticismo: l’io non è soggetto né sostanza, bensì una collezione di molteplici percezioni in perpetuo divenire. Hume, inoltre, demarca una netta distinzione tra la dimensione teoretica, naufragante nello scetticismo, e la dimensione pratica, interessata all’azione dell’io vivente. Nell’ultimo capitolo si indaga, dunque, la concezione dell’io in Friedrich Nietzsche, il quale formula una dottrina morale manifestamente anticristiana, e tuttavia adotta un paradigma pratico concordante, nelle sue linee essenziali, col paradigma paolino. La ricerca si è quindi volta a determinare in quale misura Nietzsche si sia reso erede di Paolo e a tal fine si sono esaminate le rispettive concezioni pratiche dell'individuo e si è operato tra di esse un confronto puntuale che ha consentito di cogliere la loro sostanziale coincidenza.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/66454