La tesi indaga il rapporto tra diritti umani e pratiche tradizionali attraverso il caso specifico delle mutilazioni genitali femminili (MGF). Queste ultime, infatti, nonostante costituiscano una violazione dei diritti umani, sono una pratica tradizionale che viene effettuata ancora oggi nonostante la presenza di divieti. Per affrontare tale questione sono state consultate fonti critiche, statistiche e indagini insieme a fonti ufficiali internazionali e regionali come trattati, risoluzioni, sentenze, linee guida, raccomandazioni, rapporti, con l’obiettivo di dimostrare la superiorità e l’importanza del rispetto e della protezione dei diritti umani anche a scapito della diversità culturale e delle tradizioni. La tesi si compone di tre capitoli. Nel primo capitolo dedicato alla storia dei diritti umani, si presenta il problema dell’accettazione dell’universalità di questi ultimi in una società caratterizzata da Paesi diversi con valori diversi. Ci si chiede, allora, se è necessaria e giusta l’ingerenza del diritto internazionale qualora una tradizione presente in determinati Paesi violi i diritti umani. Per affrontare questo argomento, nel secondo capitolo si ragiona nello specifico sul rapporto tra diritti umani e pratiche tradizionali attraverso la questione su universalismo e relativismo culturale. Qui, trattando il caso delle MGF, si pone in evidenza un terzo aspetto che potrebbe essere preso in considerazione, ovvero il consenso. Infatti, attraverso uno studio riguardante il processo decisionale che caratterizza le mutilazioni genitali femminili e attraverso documenti e trattati internazionali che trattano la fuga delle donne dai Paesi in cui c’è rischio di essere sottoposte alle MGF, si dimostra che il consenso da parte delle persone sottoposte alle MGF e che fanno parte della comunità in cui viene effettuata tale pratica tradizionale è inesistente o negato; perciò, in questo capitolo si mette in discussione il valore del relativismo culturale, dacché le stesse persone che dovrebbero rispettare la tradizione si rifiutano di farlo, dal momento che è la stessa tradizione a non rispettare la loro dignità umana. Il terzo capitolo, infine, è un approfondimento sulle mutilazioni genitali femminili in cui, attraverso le informazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si descrive la pratica e si illustrano i Paesi con la più alta prevalenza di rischio MGF insieme alla legislazione presente negli stessi nonché quella presente a livello internazionale riguardanti le mutilazioni genitali femminili. Infine, nelle conclusioni si tenta di rispondere alle questioni sollevate nel corso della tesi dimostrando, attraverso le fonti internazionali e le prove sul consenso mancato o inesistente, la superiorità dei diritti umani sul diritto alla diversità culturale e la necessità di rendere i diritti umani prioritari nonché l’inevitabilità di un intervento da parte del diritto internazionale per porre fine a pratiche tradizionali nocive qualora gli Stati non siano in grado di eliminarle e quindi di proteggere chi vi viene sottoposto.
Il rapporto tra pratiche tradizionali e diritti umani: il caso delle mutilazioni genitali femminili
COSTARELLA, MARIARITA
2020/2021
Abstract
La tesi indaga il rapporto tra diritti umani e pratiche tradizionali attraverso il caso specifico delle mutilazioni genitali femminili (MGF). Queste ultime, infatti, nonostante costituiscano una violazione dei diritti umani, sono una pratica tradizionale che viene effettuata ancora oggi nonostante la presenza di divieti. Per affrontare tale questione sono state consultate fonti critiche, statistiche e indagini insieme a fonti ufficiali internazionali e regionali come trattati, risoluzioni, sentenze, linee guida, raccomandazioni, rapporti, con l’obiettivo di dimostrare la superiorità e l’importanza del rispetto e della protezione dei diritti umani anche a scapito della diversità culturale e delle tradizioni. La tesi si compone di tre capitoli. Nel primo capitolo dedicato alla storia dei diritti umani, si presenta il problema dell’accettazione dell’universalità di questi ultimi in una società caratterizzata da Paesi diversi con valori diversi. Ci si chiede, allora, se è necessaria e giusta l’ingerenza del diritto internazionale qualora una tradizione presente in determinati Paesi violi i diritti umani. Per affrontare questo argomento, nel secondo capitolo si ragiona nello specifico sul rapporto tra diritti umani e pratiche tradizionali attraverso la questione su universalismo e relativismo culturale. Qui, trattando il caso delle MGF, si pone in evidenza un terzo aspetto che potrebbe essere preso in considerazione, ovvero il consenso. Infatti, attraverso uno studio riguardante il processo decisionale che caratterizza le mutilazioni genitali femminili e attraverso documenti e trattati internazionali che trattano la fuga delle donne dai Paesi in cui c’è rischio di essere sottoposte alle MGF, si dimostra che il consenso da parte delle persone sottoposte alle MGF e che fanno parte della comunità in cui viene effettuata tale pratica tradizionale è inesistente o negato; perciò, in questo capitolo si mette in discussione il valore del relativismo culturale, dacché le stesse persone che dovrebbero rispettare la tradizione si rifiutano di farlo, dal momento che è la stessa tradizione a non rispettare la loro dignità umana. Il terzo capitolo, infine, è un approfondimento sulle mutilazioni genitali femminili in cui, attraverso le informazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si descrive la pratica e si illustrano i Paesi con la più alta prevalenza di rischio MGF insieme alla legislazione presente negli stessi nonché quella presente a livello internazionale riguardanti le mutilazioni genitali femminili. Infine, nelle conclusioni si tenta di rispondere alle questioni sollevate nel corso della tesi dimostrando, attraverso le fonti internazionali e le prove sul consenso mancato o inesistente, la superiorità dei diritti umani sul diritto alla diversità culturale e la necessità di rendere i diritti umani prioritari nonché l’inevitabilità di un intervento da parte del diritto internazionale per porre fine a pratiche tradizionali nocive qualora gli Stati non siano in grado di eliminarle e quindi di proteggere chi vi viene sottoposto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/66359