The hydrogeological hazard is becoming a problem that we need to address, in order to preserve the land and to be able to exploit its potential. Natural events are becoming more frequent and human activity, over the centuries, has transformed the territory, creating the conditions for similar disasters to take place. Therefore, restoration and protection are indispensable, but these operations must fit into the landscape and blend in the environment without causing it any harm. To this aim operates Naturalistic Engineering, which provides the replacement of the permanently inert materials employed with the structural function of the plants themselves: the materials must remain intact and functionally active only for the time necessary to the vegetation to develop and stabilize. One should look at hydraulic- forestry solutions mainly as habitat restorations integrated into the environment, but also as defense works that are able to respect the natural cycles, and reduce failures brought on by the lack of maintenance of the territory. Small investments and localized long-term preventive defense works seem cheaper than the economic costs of a great disaster caused by the lack of care of the land connected with the realization of impressive and expensive works. This study shows that it is necessary to implement the analysis of the microclimate, geomorphology and soil of the area of intervention, identifying the plant species to use in relation to their characteristics: the goal is not simply the natural covering, but the launch of plant communities belonging to the native dynamic range. In this study, I aim to evaluate the effectiveness and relevance of a large sample of works with low environmental impact, several years after their implementation, demonstrating how essential the inclusion of multiple disciplines is, involving many professionals (engineers, geologists, forester) in order to design more effective projects for the mitigation of ecological risks. The possible areas of interest of these works are most varied and they have tried to get a heterogeneous dataset that could be representative, in order to be able to observe the results and get general conclusions. The study indicates how for the inert section there aren't any particular structural or constructive problems, while for the vegetable part there are several issues related to the implantation technique and the choice of the species. To overcome this problem, the forester must plays an essential role in the planning stage regarding the selection and origin of species, planting techniques, analysis of soil and site characteristics. He is able to draw up a plan for periodic maintenance of the vegetation (pruning, thinning, replacement of dead individuals, emergency irrigation and removal of invasive species), for a sufficient time to ensure the success of the stabilization of the association of plants, which is the final purpose.
Il dissesto idrogeologico sta diventando un problema che è necessario affrontare al fine di poter conservare il territorio e poterne sfruttare le potenzialità. Gli eventi naturali di dissesto sono sempre più frequenti e l'attività umana nei secoli ha portato ad una trasformazione del territorio, creando delle situazioni favorevoli al verificarsi di tali eventi disastrosi. Gli interventi di ripristino e di protezione attiva e passiva diventano quindi indispensabili, ma è necessario che si inseriscano nel contesto paesaggistico-ambientale, diventandone parte integrante. In questo senso opera l'ingegneria naturalistica, in quanto prevede che sia la funzione strutturale delle piante a sostituire in maniera definitiva i materiali inerti impiegati: questi ultimi infatti devono rimanere funzionalmente attivi e integri solo per il periodo necessario per lo sviluppo e l'affermazione della vegetazione. Le sistemazioni idraulico-forestali devono essere viste sia come interventi di rinaturalizzazione integrati nel contesto ambientale sia come opere di difesa in grado di rispettare i cicli naturali e di mitigare i dissesti dovuti all'assenza di manutenzione del territorio. L'investimento in opere di difesa preventiva a lungo termine, di piccola dimensione e localizzate, risulta essere conveniente rispetto alla copertura dei costi del danno economico in seguito a un evento calamitoso di grandi dimensioni dovuto alla mancanza di cura del territorio, con la realizzazione di opere imponenti e costose. In questo studio si è voluto valutare l'efficacia e la pertinenza di un consistente campione di opere a basso impatto ambientale, dopo diversi anni dalla loro realizzazione, dimostrando quanto sia indispensabile un'integrazione tra più discipline, coinvolgendo più figure professionali (ingegnere, geologo, forestale) per poter progettare opere sempre più efficaci nella mitigazione del rischio. Gli ambiti di localizzazione di tali opere sono stati i più svariati e si è cercato di ottenere un set di dati eterogeneo ma nel contempo rappresentativo per poterne osservare i risultati e trarre delle conclusioni generali. Dal presente studio emerge come sia necessario implementare l'analisi delle caratteristiche microclimatiche, geomorfologiche e pedologiche delle aree di intervento, individuando le specie vegetali da impiegare in funzione delle loro caratteristiche, in quanto l'obiettivo non è la semplice copertura naturale, ma l'avvio di comunità vegetali appartenenti alla serie dinamica autoctona. Il presente studio mostra come per la parte inerte non sussistano particolari problemi strutturali o costruttivi mentre per la parte vegetale si possono riscontrare diverse complicazioni legate sia alla tecnica di impianto che alla scelta delle specie. Per sopperire a questo problema, la figura del dottore forestale può intervenire curando la fase progettuale (scelta e origine delle specie e tecniche di messa a dimora, analisi delle caratteristiche pedologiche e stazionali), e prevedendo un piano di manutenzione periodica della vegetazione (potature, diradamenti, sostituzione degli individui non attecchiti, irrigazioni di soccorso, eliminazione delle specie invasive), per un tempo utile a garantire l'affermazione dell'associazione vegetale stabile a cui si mira.
Valutazione funzionale speditiva di opere di ingegneria naturalistica e di interventi di ripristino a basso impatto ambientale
MOTETTA, DIEGO
2013/2014
Abstract
Il dissesto idrogeologico sta diventando un problema che è necessario affrontare al fine di poter conservare il territorio e poterne sfruttare le potenzialità. Gli eventi naturali di dissesto sono sempre più frequenti e l'attività umana nei secoli ha portato ad una trasformazione del territorio, creando delle situazioni favorevoli al verificarsi di tali eventi disastrosi. Gli interventi di ripristino e di protezione attiva e passiva diventano quindi indispensabili, ma è necessario che si inseriscano nel contesto paesaggistico-ambientale, diventandone parte integrante. In questo senso opera l'ingegneria naturalistica, in quanto prevede che sia la funzione strutturale delle piante a sostituire in maniera definitiva i materiali inerti impiegati: questi ultimi infatti devono rimanere funzionalmente attivi e integri solo per il periodo necessario per lo sviluppo e l'affermazione della vegetazione. Le sistemazioni idraulico-forestali devono essere viste sia come interventi di rinaturalizzazione integrati nel contesto ambientale sia come opere di difesa in grado di rispettare i cicli naturali e di mitigare i dissesti dovuti all'assenza di manutenzione del territorio. L'investimento in opere di difesa preventiva a lungo termine, di piccola dimensione e localizzate, risulta essere conveniente rispetto alla copertura dei costi del danno economico in seguito a un evento calamitoso di grandi dimensioni dovuto alla mancanza di cura del territorio, con la realizzazione di opere imponenti e costose. In questo studio si è voluto valutare l'efficacia e la pertinenza di un consistente campione di opere a basso impatto ambientale, dopo diversi anni dalla loro realizzazione, dimostrando quanto sia indispensabile un'integrazione tra più discipline, coinvolgendo più figure professionali (ingegnere, geologo, forestale) per poter progettare opere sempre più efficaci nella mitigazione del rischio. Gli ambiti di localizzazione di tali opere sono stati i più svariati e si è cercato di ottenere un set di dati eterogeneo ma nel contempo rappresentativo per poterne osservare i risultati e trarre delle conclusioni generali. Dal presente studio emerge come sia necessario implementare l'analisi delle caratteristiche microclimatiche, geomorfologiche e pedologiche delle aree di intervento, individuando le specie vegetali da impiegare in funzione delle loro caratteristiche, in quanto l'obiettivo non è la semplice copertura naturale, ma l'avvio di comunità vegetali appartenenti alla serie dinamica autoctona. Il presente studio mostra come per la parte inerte non sussistano particolari problemi strutturali o costruttivi mentre per la parte vegetale si possono riscontrare diverse complicazioni legate sia alla tecnica di impianto che alla scelta delle specie. Per sopperire a questo problema, la figura del dottore forestale può intervenire curando la fase progettuale (scelta e origine delle specie e tecniche di messa a dimora, analisi delle caratteristiche pedologiche e stazionali), e prevedendo un piano di manutenzione periodica della vegetazione (potature, diradamenti, sostituzione degli individui non attecchiti, irrigazioni di soccorso, eliminazione delle specie invasive), per un tempo utile a garantire l'affermazione dell'associazione vegetale stabile a cui si mira.| File | Dimensione | Formato | |
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