É stata a lungo opinione maggiormente diffusa che il Maresciallo Sallier de La Tour fosse un reazionario contrario ad ogni forma di innovamento in senso costituzionale. In realtà il de La Tour fu molto di più. Egli fu in grado di servire al meglio tre sovrani, fu uomo assai presente nel panorama internazionale e seppe muoversi con maestria in un periodo nel quale "la certezza del presente" era del tutto oscurata dalla "speranza per il futuro". Un uomo del quale, grazie alle migliaia di documenti presenti nell'Archivio La Tour a lui dedicato (l'ubicazione attuale dell'Archivio è Strambino), non si può non cogliere l'importanza avuta nelle vicende di quel tempo. Egli prese anche parte alla seduta del Consiglio di stato nella quale si decise di emanare il noto Statuto albertino. Non altrettanto celebri furono i due progetti costituzionali preparati dal La Tour i quali, specialmente l'ultimo, sono l'oggetto principale di questo studio. Il primo progetto La Tour - in realtà una bozza di progetto - fu presentato al Re Vittorio Emanuele I nel 1814 ma non ottenne alcun successo. Esso venne presentato come una necessità poichè il Maresciallo, come altri, aveva compreso già a quel tempo (ben 34 anni prima della promulgazione dello Statuto) che non si sarebbe potuta evitare l'instaurazione di un regime costituzionale. Il modello preso a riferimento per la redazione del progetto fu in questo frangente quello inglese, mentre i modelli francese dello stesso anno e spagnolo (la costituzione di Cadice del 1812) furono accantonati. Il filone di costituzionalismo aristocratico di matrice inglese fu anche la base per la presentazione nel 1847 del secondo, e più importante progetto La Tour. Quest'ultimo documento fu in realtà la rielaborazione di quello del 1814 e venne presentato a Carlo Alberto durante i mesi delle "riforme albertine del '47" suscitando, anche per questo motivo, l'ira del sovrano che inviò al de La Tour un'epistola alquanto risentita. Il tempismo, a dir poco, inadeguato non fu l'unico fattore che influenzò in senso negativo il pensiero di Carlo Alberto; il progetto infatti era imperniato di costituzionalismo inglese nella parte in cui prevedeva per i membri della camera dei Pari la possibilità, riservata al sovrano, di rendere tale carica ereditaria. Carlo Alberto era ben lungi dal voler creare una "roccaforte aristocratica" come quella inglese. I modelli a cui il sovrano pareva volersi rivolgere erano invece, come si vede dall'analisi dello Statuto, quelli delle costituzioni francesi del 1814 e del 1830 e quello belga del 1831. Tornando al progetto La Tour del 1847; abbiamo detto che esso rimandava al costituzionalismo; ma non solo, esso era prima di tutto una carta ottriata come la maggior parte, se non la totalità, delle carte di quel tempo e conteneva al suo interno anche degli elementi derivanti dal costituzionalismo francese. Infine diviene opportuno occuparsi (muovendosi dal "micro" verso il "macro") del movimento costituzionale della Restaurazione; cominciando dal costituzionalismo napoleonico, attraversando il dibattito giuridico tra "volontarismo" e "involontarismo" giuridico sino ad approdare infine al progetto La Tour e al seguente Statuto albertino. In questo lasso di tempo il Maresciallo La Tour seppe destreggiarsi con grande eleganza servendo al meglio sia il suo Paese sia i suoi sovrani, fino ad ottenere l'appellativo elargitogli da Carlo Felice: ¿un buono e fedele servitore del Re¿.
Ricerche sul progetto costituzionale La Tour (1847)
BONIFACIO, CRISTINA
2013/2014
Abstract
É stata a lungo opinione maggiormente diffusa che il Maresciallo Sallier de La Tour fosse un reazionario contrario ad ogni forma di innovamento in senso costituzionale. In realtà il de La Tour fu molto di più. Egli fu in grado di servire al meglio tre sovrani, fu uomo assai presente nel panorama internazionale e seppe muoversi con maestria in un periodo nel quale "la certezza del presente" era del tutto oscurata dalla "speranza per il futuro". Un uomo del quale, grazie alle migliaia di documenti presenti nell'Archivio La Tour a lui dedicato (l'ubicazione attuale dell'Archivio è Strambino), non si può non cogliere l'importanza avuta nelle vicende di quel tempo. Egli prese anche parte alla seduta del Consiglio di stato nella quale si decise di emanare il noto Statuto albertino. Non altrettanto celebri furono i due progetti costituzionali preparati dal La Tour i quali, specialmente l'ultimo, sono l'oggetto principale di questo studio. Il primo progetto La Tour - in realtà una bozza di progetto - fu presentato al Re Vittorio Emanuele I nel 1814 ma non ottenne alcun successo. Esso venne presentato come una necessità poichè il Maresciallo, come altri, aveva compreso già a quel tempo (ben 34 anni prima della promulgazione dello Statuto) che non si sarebbe potuta evitare l'instaurazione di un regime costituzionale. Il modello preso a riferimento per la redazione del progetto fu in questo frangente quello inglese, mentre i modelli francese dello stesso anno e spagnolo (la costituzione di Cadice del 1812) furono accantonati. Il filone di costituzionalismo aristocratico di matrice inglese fu anche la base per la presentazione nel 1847 del secondo, e più importante progetto La Tour. Quest'ultimo documento fu in realtà la rielaborazione di quello del 1814 e venne presentato a Carlo Alberto durante i mesi delle "riforme albertine del '47" suscitando, anche per questo motivo, l'ira del sovrano che inviò al de La Tour un'epistola alquanto risentita. Il tempismo, a dir poco, inadeguato non fu l'unico fattore che influenzò in senso negativo il pensiero di Carlo Alberto; il progetto infatti era imperniato di costituzionalismo inglese nella parte in cui prevedeva per i membri della camera dei Pari la possibilità, riservata al sovrano, di rendere tale carica ereditaria. Carlo Alberto era ben lungi dal voler creare una "roccaforte aristocratica" come quella inglese. I modelli a cui il sovrano pareva volersi rivolgere erano invece, come si vede dall'analisi dello Statuto, quelli delle costituzioni francesi del 1814 e del 1830 e quello belga del 1831. Tornando al progetto La Tour del 1847; abbiamo detto che esso rimandava al costituzionalismo; ma non solo, esso era prima di tutto una carta ottriata come la maggior parte, se non la totalità, delle carte di quel tempo e conteneva al suo interno anche degli elementi derivanti dal costituzionalismo francese. Infine diviene opportuno occuparsi (muovendosi dal "micro" verso il "macro") del movimento costituzionale della Restaurazione; cominciando dal costituzionalismo napoleonico, attraversando il dibattito giuridico tra "volontarismo" e "involontarismo" giuridico sino ad approdare infine al progetto La Tour e al seguente Statuto albertino. In questo lasso di tempo il Maresciallo La Tour seppe destreggiarsi con grande eleganza servendo al meglio sia il suo Paese sia i suoi sovrani, fino ad ottenere l'appellativo elargitogli da Carlo Felice: ¿un buono e fedele servitore del Re¿.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/65985