L'obiettivo della tesi di laurea è lo studio della cultura materiale e dell'evoluzione dei consumi a Torino tra il XVII e il XIX secolo, attraverso la fonte degli inventari post mortem. Sono stati esaminati 30 inventari conservati nell'Archivio di Stato di Torino, di cui 10 pertinenti agli anni intorno al 1650, 10 risalenti agli anni intorno al 1750 e i restanti 10 relativi agli anni intorno al 1850. L'approccio è evidentemente quello della ¿lunga durata¿, ma la comparazione è geograficamente ristretta alla città di Torino. La scelta dei documenti è stata del tutto casuale, per cui lo studio è ben rappresentativo della popolazione nel complesso, ma non di determinate classi sociali. Lo studio ha messo in evidenza cambiamenti tecnici e tecnologici nella cultura materiale del tempo e un'evoluzione di gusti e consumi delle famiglie torinesi, ma non ha permesso di giungere a conclusioni certe e generali e tali da poter affermare che la popolazione sia stata coinvolta in una ¿rivoluzione dei consumi¿. Dal punto di vista quantitativo si verifica nel corso dei secoli un aumento graduale all'interno di quasi tutte le categorie di beni prese in esame. L'aumento è anche esponenziale in alcune categorie merceologiche ¿ si pensi all'enorme aumento dei beni relativi alla cucina ¿ ma mai nelle categorie del ¿superfluo¿ come la cultura e il tempo libero, che lungo tutti e tre i secoli sono rappresentate in percentuali esigue rispetto al totale degli oggetti e all'investimento totale delle famiglie. Dal punto di vista qualitativo sono emersi forse i dati più interessanti, come ad esempio la progressiva specializzazione e funzionalizzazione dei beni ¿ si pensi ancora una volta agli strumenti da cucina ¿ e lo sviluppo della dimensione sociale della casa ¿ si pensi alle considerazioni relative all'arredamento: su questi punti è avvenuta la maggior sovrapposizione con la tradizione storiografica, spesso confermata. Dal punto di vista sociale, infine, non si sono potute trarre conclusioni generalizzanti, avendo a disposizione un campione alquanto esiguo di 30 inventari, non suddivisibile per professioni e classi sociali. È tuttavia forte l'impressione di un considerevole divario tra classi più ricche e più povere: se alcuni inventari, come ad esempio quelli relativi ai funzionari pubblici nel 1850, suggeriscono consumi vistosi e consistenti anche nel campo del superfluo, questo non è tuttavia sufficiente per parlare di una ¿rivoluzione dei consumi¿, che avrebbe dovuto coinvolgere la popolazione in maniera più uniforme.
Camicette di bandera, cassuli e cadreghe. Consumi e cultura materiale a Torino nei secoli XVII-XIX
DALLA TORRE, PAOLA
2013/2014
Abstract
L'obiettivo della tesi di laurea è lo studio della cultura materiale e dell'evoluzione dei consumi a Torino tra il XVII e il XIX secolo, attraverso la fonte degli inventari post mortem. Sono stati esaminati 30 inventari conservati nell'Archivio di Stato di Torino, di cui 10 pertinenti agli anni intorno al 1650, 10 risalenti agli anni intorno al 1750 e i restanti 10 relativi agli anni intorno al 1850. L'approccio è evidentemente quello della ¿lunga durata¿, ma la comparazione è geograficamente ristretta alla città di Torino. La scelta dei documenti è stata del tutto casuale, per cui lo studio è ben rappresentativo della popolazione nel complesso, ma non di determinate classi sociali. Lo studio ha messo in evidenza cambiamenti tecnici e tecnologici nella cultura materiale del tempo e un'evoluzione di gusti e consumi delle famiglie torinesi, ma non ha permesso di giungere a conclusioni certe e generali e tali da poter affermare che la popolazione sia stata coinvolta in una ¿rivoluzione dei consumi¿. Dal punto di vista quantitativo si verifica nel corso dei secoli un aumento graduale all'interno di quasi tutte le categorie di beni prese in esame. L'aumento è anche esponenziale in alcune categorie merceologiche ¿ si pensi all'enorme aumento dei beni relativi alla cucina ¿ ma mai nelle categorie del ¿superfluo¿ come la cultura e il tempo libero, che lungo tutti e tre i secoli sono rappresentate in percentuali esigue rispetto al totale degli oggetti e all'investimento totale delle famiglie. Dal punto di vista qualitativo sono emersi forse i dati più interessanti, come ad esempio la progressiva specializzazione e funzionalizzazione dei beni ¿ si pensi ancora una volta agli strumenti da cucina ¿ e lo sviluppo della dimensione sociale della casa ¿ si pensi alle considerazioni relative all'arredamento: su questi punti è avvenuta la maggior sovrapposizione con la tradizione storiografica, spesso confermata. Dal punto di vista sociale, infine, non si sono potute trarre conclusioni generalizzanti, avendo a disposizione un campione alquanto esiguo di 30 inventari, non suddivisibile per professioni e classi sociali. È tuttavia forte l'impressione di un considerevole divario tra classi più ricche e più povere: se alcuni inventari, come ad esempio quelli relativi ai funzionari pubblici nel 1850, suggeriscono consumi vistosi e consistenti anche nel campo del superfluo, questo non è tuttavia sufficiente per parlare di una ¿rivoluzione dei consumi¿, che avrebbe dovuto coinvolgere la popolazione in maniera più uniforme.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/65852