La mia tesi indaga il fenomeno della letteratura cosiddetta "cannibale", definizione nata dopo l'uscita dell'antologia Gioventù cannibale, curata per Einaudi Stile Libero da Daniele Brolli. In primo luogo, ho tracciato una breve storia della genesi di Gioventù cannibale e del successo che l'antologia ha riscosso sul mercato editoriale. Mi sono concentrata sulla fortuna del termine "cannibale" e ho seguito la transizione che lo ha trasformato, da semplice etichetta commerciale, a categoria critica. Mi sono occupata quindi di dimostrare l'inadeguatezza di molte definizioni che sono proliferate intorno all'etichetta "cannibale", e tramite questo processo di decostruzione ho cercato di delineare più precisi contorni per un aggettivo che è stato usato, e di cui si è abusato (non solo da parte della critica, ma anche dai media), per riferirsi a una parte della narrativa degli anni novanta. Per un'analisi sulla lingua e sullo stile degli scrittori degli anni novanta ho preso ad esempio l'opera di Aldo Nove, pur consapevole che lo sguardo su un solo autore non possa che essere campione parziale del movimento degli anni novanta, così vario all'interno di un panorama comune. Ho esaminato la produzione "cannibale" di Aldo Nove, proponendo una lettura del Mondo dell'amore (il racconto antologizzato da Brolli in Gioventù cannibale) e di alcuni brani tratti da Superwoobinda. Il confronto con i testi mi ha permesso di mettere in luce alcuni aspetti della narrativa cannibale, individuandoli non solo a livello teorico ma nella loro realizzazione pratica. Infine ho analizzato i rapporti che si sono stabiliti tra la neoavanguardia, la grande editoria italiana e la generazione dei ¿giovani scrittori¿ degli anni novanta. Il mio obiettivo era quello di dare una risposta alla domanda "è possibile parlare di neoneoavanguardia quando parliamo di scrittori cannibali?", guardando al movimento dei cannibali come al frutto di un cortocircuito tra nuova editoria e vecchia avanguardia. Ho dunque ripercorso le tappe fondamentali di Ricercare, laboratorio di nuove scritture, una manifestazione ideata nel 1993 da alcuni ex esponenti della neoavanguardia in occasione del trentennale della formazione del Gruppo 63: questa manifestazione rispondeva al desiderio dei vecchi neoavanguardisti di tracciare una linea di continuità tra l'esperienza del Gruppo 63 e quella degli anni novanta, eleggendo gli esordienti a propri eredi e creando un dibattito intorno a questi "figli" con il chiaro intento di legittimare l'opera dei "padri". Mi sono occupata di declinare il titolo della tesi, Avanguardia cannibale, nei due significati a cui vuole alludere: ho illustrato cioè come gli ex neoavanguardisti si siano impegnati in un'opera di cannibalismo, di fagocitazione dei giovani scrittori degli anni novanta, e contemporaneamente ho definito i caratteri avanguardistici presenti nella narrativa dei cannibali.

Avanguardia cannibale

DAL LAGO, GABRIELLA
2013/2014

Abstract

La mia tesi indaga il fenomeno della letteratura cosiddetta "cannibale", definizione nata dopo l'uscita dell'antologia Gioventù cannibale, curata per Einaudi Stile Libero da Daniele Brolli. In primo luogo, ho tracciato una breve storia della genesi di Gioventù cannibale e del successo che l'antologia ha riscosso sul mercato editoriale. Mi sono concentrata sulla fortuna del termine "cannibale" e ho seguito la transizione che lo ha trasformato, da semplice etichetta commerciale, a categoria critica. Mi sono occupata quindi di dimostrare l'inadeguatezza di molte definizioni che sono proliferate intorno all'etichetta "cannibale", e tramite questo processo di decostruzione ho cercato di delineare più precisi contorni per un aggettivo che è stato usato, e di cui si è abusato (non solo da parte della critica, ma anche dai media), per riferirsi a una parte della narrativa degli anni novanta. Per un'analisi sulla lingua e sullo stile degli scrittori degli anni novanta ho preso ad esempio l'opera di Aldo Nove, pur consapevole che lo sguardo su un solo autore non possa che essere campione parziale del movimento degli anni novanta, così vario all'interno di un panorama comune. Ho esaminato la produzione "cannibale" di Aldo Nove, proponendo una lettura del Mondo dell'amore (il racconto antologizzato da Brolli in Gioventù cannibale) e di alcuni brani tratti da Superwoobinda. Il confronto con i testi mi ha permesso di mettere in luce alcuni aspetti della narrativa cannibale, individuandoli non solo a livello teorico ma nella loro realizzazione pratica. Infine ho analizzato i rapporti che si sono stabiliti tra la neoavanguardia, la grande editoria italiana e la generazione dei ¿giovani scrittori¿ degli anni novanta. Il mio obiettivo era quello di dare una risposta alla domanda "è possibile parlare di neoneoavanguardia quando parliamo di scrittori cannibali?", guardando al movimento dei cannibali come al frutto di un cortocircuito tra nuova editoria e vecchia avanguardia. Ho dunque ripercorso le tappe fondamentali di Ricercare, laboratorio di nuove scritture, una manifestazione ideata nel 1993 da alcuni ex esponenti della neoavanguardia in occasione del trentennale della formazione del Gruppo 63: questa manifestazione rispondeva al desiderio dei vecchi neoavanguardisti di tracciare una linea di continuità tra l'esperienza del Gruppo 63 e quella degli anni novanta, eleggendo gli esordienti a propri eredi e creando un dibattito intorno a questi "figli" con il chiaro intento di legittimare l'opera dei "padri". Mi sono occupata di declinare il titolo della tesi, Avanguardia cannibale, nei due significati a cui vuole alludere: ho illustrato cioè come gli ex neoavanguardisti si siano impegnati in un'opera di cannibalismo, di fagocitazione dei giovani scrittori degli anni novanta, e contemporaneamente ho definito i caratteri avanguardistici presenti nella narrativa dei cannibali.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/65604