Questo lavoro intende analizzare il fenomeno dei giovani non occupati, né inseriti in un percorso di studio o formazione, che in Italia coinvolge due milioni e 250 mila giovani. Si parlerà, in un primo momento, della situazione creatasi a causa dello scoppio nel 2007-2008 della crisi economica e finanziaria che ha colpito l'intero pianeta, specificandone cause innescanti e strutturali ed alcuni dei tanti effetti prodotti da essa. Successivamente l'attenzione si concentrerà sull'analisi di alcuni aspetti che caratterizzano, nella maggior parte dei casi in maniera negativa, la vita dei giovani italiani: ritardo nel passaggio alla vita adulta la formazione scolastica e la situazione lavorativa dei giovani nel nostro Paese, con riferimento anche all'impatto della crisi su di essa. infine, si prenderà in esame, il sostanziale aumento della quota di Neet, i giovani che non studiano e non lavorano. Verranno approfondite le diverse definizione dei Neet date da alcuni Paesi e dalle istituzioni statistiche internazionali. Verrà posto l'accento soprattutto sul fenomeno Neet in Italia, analizzando alcuni aspetti distintivi del nostro Paese quali, il sostanzioso tasso di inattivi la difficoltà d'inserimento dei ragazzi stranieri sia nel mondo del lavoro che, più in generale, nel tessuto sociale italiano e, la presenza maggiore di donne nella categoria Neet. Inoltre saranno esaminati i diversi fattori che possono incidere sulla probabilità di diventare Neet in Italia quali ad esempio le difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro soprattutto per i giovani con bassi livelli d'istruzione, l'abbandono scolastico, la condizione sociale e familiare, lo skill mismatch per le persone con titoli di studio elevati, e l'inattività che coinvolge molti giovani in particolare nelle fasi iniziali di ingresso nel mercato del lavoro. In conclusione, verranno riportate le principali politiche adottate dal Regno Unito per ridurre il numero dei Neet, e le strategie di riduzione suggerite invece dalla Commissione europea.
Il Fenomeno dei Neet: Giovani nella società Post-moderna
MACHEDA, MARIO
2013/2014
Abstract
Questo lavoro intende analizzare il fenomeno dei giovani non occupati, né inseriti in un percorso di studio o formazione, che in Italia coinvolge due milioni e 250 mila giovani. Si parlerà, in un primo momento, della situazione creatasi a causa dello scoppio nel 2007-2008 della crisi economica e finanziaria che ha colpito l'intero pianeta, specificandone cause innescanti e strutturali ed alcuni dei tanti effetti prodotti da essa. Successivamente l'attenzione si concentrerà sull'analisi di alcuni aspetti che caratterizzano, nella maggior parte dei casi in maniera negativa, la vita dei giovani italiani: ritardo nel passaggio alla vita adulta la formazione scolastica e la situazione lavorativa dei giovani nel nostro Paese, con riferimento anche all'impatto della crisi su di essa. infine, si prenderà in esame, il sostanziale aumento della quota di Neet, i giovani che non studiano e non lavorano. Verranno approfondite le diverse definizione dei Neet date da alcuni Paesi e dalle istituzioni statistiche internazionali. Verrà posto l'accento soprattutto sul fenomeno Neet in Italia, analizzando alcuni aspetti distintivi del nostro Paese quali, il sostanzioso tasso di inattivi la difficoltà d'inserimento dei ragazzi stranieri sia nel mondo del lavoro che, più in generale, nel tessuto sociale italiano e, la presenza maggiore di donne nella categoria Neet. Inoltre saranno esaminati i diversi fattori che possono incidere sulla probabilità di diventare Neet in Italia quali ad esempio le difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro soprattutto per i giovani con bassi livelli d'istruzione, l'abbandono scolastico, la condizione sociale e familiare, lo skill mismatch per le persone con titoli di studio elevati, e l'inattività che coinvolge molti giovani in particolare nelle fasi iniziali di ingresso nel mercato del lavoro. In conclusione, verranno riportate le principali politiche adottate dal Regno Unito per ridurre il numero dei Neet, e le strategie di riduzione suggerite invece dalla Commissione europea.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/65431