Il sistema agroalimentare convenzionale, attraverso i suoi meccanismi di produzione intensiva e distribuzione su larga scala, crea sempre più separazione a livello sociale, spaziale e temporale: aumentano le distanze che intercorrono tra il luogo di produzione, il produttore e il consumatore stesso. Di fronte a questi scenari sono nate varie esperienze che, attivando modelli alternativi di produzione e consumo, tessono nuove relazioni sociali nel rispetto dell'ambiente e del territorio. In parallelo alla crisi del sistema agroalimentare convenzionale, un numero sempre maggiore di persone si trova a vivere in una condizione di esclusione e vulnerabilità sociale e spesso i bisogni di questi soggetti svantaggiati rimangono senza risposta a causa della crisi che colpisce anche i sistemi tradizionali di welfare, che mancano delle risorse necessarie. In questa frattura, si inseriscono quelle pratiche, come l'agricoltura sociale, che ad un livello locale, cogliendo al loro interno attori diversi, danno vita a progetti di inclusione sociale sotto tre dimensioni: soddisfacimento dei bisogni primari, percorsi di empowerment e valorizzazione delle capacità individuali, creazione di una governance partecipata. Questa ricerca si pone quindi l'obiettivo di approfondire, all'interno del variegato panorama delle esperienze che ruotano attorno al cibo in Piemonte, in particolar modo a Torino, quelle che riescono a coinvolgere i soggetti a rischio di esclusione e vulnerabilità sociale, attraverso percorsi innovativi. In più cerca di cogliere quali sono gli aspetti che favoriscono o meno lo sviluppo di queste progettualità all'interno del territorio e in che modo esse si rapportano con la scala amministrativa locale. L'approccio utilizzato è quello dell'innovazione sociale come strumento per uno sviluppo territoriale integrato, uno sviluppo cioè che sia attento ai bisogni dei più marginalizzati e riesca, attraverso progetti multifunzionali su scala locale, a coinvolgerli, incentivando le loro capacità all'interno di percorsi di empowerment. La lettura trasversale dei quattro casi studio approfonditi (Orto dei ragazzi; social GAC Ghedini; Progetto Fabene e il social market dell'Ass. Terzasettimana) è stata possibile utilizzando il modello ALMOLIN (Alternative Model of Local Innovation), strumento metodologico messo a punto durante la ricerca europea SINGOCOM coordinata da Frank Moulaert. I risultati portano a concludere che, in Piemonte, in particolare a Torino, è possibile sviluppare delle pratiche attorno al cibo che, grazie anche al sostegno delle politiche locali, raccolgono al loro interno le risorse del territorio, a volte in maniera sostenibile attraverso percorsi alternativi di produzione e consumo, permettendo di rispondere alle esigenze dei cittadini svantaggiati attraverso un processo di autodeterminazione degli stessi e di miglioramento del tessuto sociale locale.

Cibo e inclusione sociale: esperienze, potenzialità e criticità a Torino e in Piemonte.

CICCONETTI, CARLOTTA
2013/2014

Abstract

Il sistema agroalimentare convenzionale, attraverso i suoi meccanismi di produzione intensiva e distribuzione su larga scala, crea sempre più separazione a livello sociale, spaziale e temporale: aumentano le distanze che intercorrono tra il luogo di produzione, il produttore e il consumatore stesso. Di fronte a questi scenari sono nate varie esperienze che, attivando modelli alternativi di produzione e consumo, tessono nuove relazioni sociali nel rispetto dell'ambiente e del territorio. In parallelo alla crisi del sistema agroalimentare convenzionale, un numero sempre maggiore di persone si trova a vivere in una condizione di esclusione e vulnerabilità sociale e spesso i bisogni di questi soggetti svantaggiati rimangono senza risposta a causa della crisi che colpisce anche i sistemi tradizionali di welfare, che mancano delle risorse necessarie. In questa frattura, si inseriscono quelle pratiche, come l'agricoltura sociale, che ad un livello locale, cogliendo al loro interno attori diversi, danno vita a progetti di inclusione sociale sotto tre dimensioni: soddisfacimento dei bisogni primari, percorsi di empowerment e valorizzazione delle capacità individuali, creazione di una governance partecipata. Questa ricerca si pone quindi l'obiettivo di approfondire, all'interno del variegato panorama delle esperienze che ruotano attorno al cibo in Piemonte, in particolar modo a Torino, quelle che riescono a coinvolgere i soggetti a rischio di esclusione e vulnerabilità sociale, attraverso percorsi innovativi. In più cerca di cogliere quali sono gli aspetti che favoriscono o meno lo sviluppo di queste progettualità all'interno del territorio e in che modo esse si rapportano con la scala amministrativa locale. L'approccio utilizzato è quello dell'innovazione sociale come strumento per uno sviluppo territoriale integrato, uno sviluppo cioè che sia attento ai bisogni dei più marginalizzati e riesca, attraverso progetti multifunzionali su scala locale, a coinvolgerli, incentivando le loro capacità all'interno di percorsi di empowerment. La lettura trasversale dei quattro casi studio approfonditi (Orto dei ragazzi; social GAC Ghedini; Progetto Fabene e il social market dell'Ass. Terzasettimana) è stata possibile utilizzando il modello ALMOLIN (Alternative Model of Local Innovation), strumento metodologico messo a punto durante la ricerca europea SINGOCOM coordinata da Frank Moulaert. I risultati portano a concludere che, in Piemonte, in particolare a Torino, è possibile sviluppare delle pratiche attorno al cibo che, grazie anche al sostegno delle politiche locali, raccolgono al loro interno le risorse del territorio, a volte in maniera sostenibile attraverso percorsi alternativi di produzione e consumo, permettendo di rispondere alle esigenze dei cittadini svantaggiati attraverso un processo di autodeterminazione degli stessi e di miglioramento del tessuto sociale locale.
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