L'argomento di questa tesi è l'osservazione partecipante, tecnica di ricerca qualitativa di importanza fondamentale nello studio di particolari contesti sociali. Si tratta del metodo di ricerca più utilizzato nello studio dell'interazione sociale poiché l'agire viene qui osservato dall'etnografo direttamente all'interno del contesto in studio. Egli stesso ne farà infatti una concreta esperienza condividendone le varie attività quotidiane per un periodo relativamente lungo. Ho voluto dimostrare come, attraverso questo tipo di ricerca, l'etnografo riesca a raggiungere una comprensione profonda della cultura in studio; per fare ciò ho fornito due esempi concreti di ricerche etnografiche. La tesi è strutturata in tre capitoli. Nel primo capitolo si spiega in generale cosa sia l'osservazione partecipante e si analizzano le varie fasi di cui essa si compone: il disegno della ricerca, il lavoro sul campo, l'analisi della documentazione empirica, la scrittura (prima delle note etnografiche, poi della monografia etnografica vera e propria). Vengono anche esposte le differenze tra le due forme che essa può assumere, ovvero coperta o palese, e si analizzano le figure che il ricercatore incontra durante il suo studio, cioè i gate keeper o guardiani, i mediatori culturali, gli informatori. Nel secondo capitolo è illustrata la ricerca sociologica svolta da Mario Cardano nei primi anni Novanta, cui è dedicata la sua monografia etnografica ¿Lo specchio, la rosa e il loto¿. Con questa ricerca Cardano ha attuato un confronto tra l'atteggiamento nei confronti della natura di due diverse comunità: quella ecologista degli Elfi del Gran Burrone e quella esoterica di Damanhur. Nel terzo capitolo è esposta la ricerca antropologica svolta da Carlo Capello tra la fine degli anni Novanta e i primi degli anni Duemila, resa nota dalla sua monografia ¿Le prigioni invisibili¿. Con questo studio Capello vuole indagare il fenomeno migratorio che unisce il Marocco all'Italia, in particolar modo alla realtà che egli ha sotto gli occhi nella sua città: Torino. Si tratta di una ricerca multisituata tra Torino e le due città da cui deriva la maggior parte degli immigrati marocchini, ovvero Casablanca e Khouribga.

Etnografia. Un confronto fra due stili di scrittura: antropologia e sociologia.

FRATTALLONE, VALENTINA
2013/2014

Abstract

L'argomento di questa tesi è l'osservazione partecipante, tecnica di ricerca qualitativa di importanza fondamentale nello studio di particolari contesti sociali. Si tratta del metodo di ricerca più utilizzato nello studio dell'interazione sociale poiché l'agire viene qui osservato dall'etnografo direttamente all'interno del contesto in studio. Egli stesso ne farà infatti una concreta esperienza condividendone le varie attività quotidiane per un periodo relativamente lungo. Ho voluto dimostrare come, attraverso questo tipo di ricerca, l'etnografo riesca a raggiungere una comprensione profonda della cultura in studio; per fare ciò ho fornito due esempi concreti di ricerche etnografiche. La tesi è strutturata in tre capitoli. Nel primo capitolo si spiega in generale cosa sia l'osservazione partecipante e si analizzano le varie fasi di cui essa si compone: il disegno della ricerca, il lavoro sul campo, l'analisi della documentazione empirica, la scrittura (prima delle note etnografiche, poi della monografia etnografica vera e propria). Vengono anche esposte le differenze tra le due forme che essa può assumere, ovvero coperta o palese, e si analizzano le figure che il ricercatore incontra durante il suo studio, cioè i gate keeper o guardiani, i mediatori culturali, gli informatori. Nel secondo capitolo è illustrata la ricerca sociologica svolta da Mario Cardano nei primi anni Novanta, cui è dedicata la sua monografia etnografica ¿Lo specchio, la rosa e il loto¿. Con questa ricerca Cardano ha attuato un confronto tra l'atteggiamento nei confronti della natura di due diverse comunità: quella ecologista degli Elfi del Gran Burrone e quella esoterica di Damanhur. Nel terzo capitolo è esposta la ricerca antropologica svolta da Carlo Capello tra la fine degli anni Novanta e i primi degli anni Duemila, resa nota dalla sua monografia ¿Le prigioni invisibili¿. Con questo studio Capello vuole indagare il fenomeno migratorio che unisce il Marocco all'Italia, in particolar modo alla realtà che egli ha sotto gli occhi nella sua città: Torino. Si tratta di una ricerca multisituata tra Torino e le due città da cui deriva la maggior parte degli immigrati marocchini, ovvero Casablanca e Khouribga.
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