In Europa è ormai accertato un generale trend di deterioramento della qualità degli asset bancari dovuto alla scarsa crescita e, in alcuni paesi, alla recessione, innescate dalla crisi finanziaria del 2007 e alimentate dalla crisi dei debiti sovrani nel 2010. La congiuntura economica attuale rende il tema del deterioramento dei crediti uno dei maggiori rischi per il settore bancario e per l'economia reale, in quanto un peggioramento della qualità degli asset bancari rallenta la disponibilità delle banche a concedere nuovi prestiti e ritarda di conseguenza la ripresa economica. In Italia questo fenomeno è stato particolarmente sentito a causa della fase recessiva attraversata dal paese, in cui crediti deteriorati sono aumentati sia per il settore dei prestiti alle aziende, a causa della contrazione del Prodotto Interno Lordo, sia per il settore dei prestiti alle famiglie, in conseguenza all'elevato tasso di disoccupazione. Il settore bancario italiano, fortemente colpito dalla crisi, si trova oggi a fronteggiare numerose difficoltà a partire dal reperimento della liquidità, all'aumento dei coefficienti patrimoniali richiesti dalle autorità bancarie, all'incremento dei crediti deteriorati e alla diminuzione del ROE. Questi fattori hanno contribuito ad aumentare il livello di attenzione verso il problema dei crediti deteriorati, la cui gestione è sempre meno classificabile come attività atipica, stimolando le banche allo studio continuo di tecniche innovative di contrasto al fenomeno, dalla fase di affidamento fino a quella della gestione vera e propria delle partite anomale. Tra le proposte per la gestione dei crediti problematici è attualmente oggetto di dibattito la soluzione straordinaria delle bad banks, società istituite ad hoc per acquistare a prezzi ridotti i portafogli di crediti in sofferenza degli istituti bancari e cercare di recuperarne il maggior numero possibile con strumenti e professionisti altamente specializzati. Le bad banks permetterebbero in tal modo alle banche di alleggerire i propri bilanci dal peso degli assets deteriorati e canalizzare maggiori risorse sul core business.

La gestione dei crediti deteriorati in Italia

DEDOMINICI, CRISTINA
2013/2014

Abstract

In Europa è ormai accertato un generale trend di deterioramento della qualità degli asset bancari dovuto alla scarsa crescita e, in alcuni paesi, alla recessione, innescate dalla crisi finanziaria del 2007 e alimentate dalla crisi dei debiti sovrani nel 2010. La congiuntura economica attuale rende il tema del deterioramento dei crediti uno dei maggiori rischi per il settore bancario e per l'economia reale, in quanto un peggioramento della qualità degli asset bancari rallenta la disponibilità delle banche a concedere nuovi prestiti e ritarda di conseguenza la ripresa economica. In Italia questo fenomeno è stato particolarmente sentito a causa della fase recessiva attraversata dal paese, in cui crediti deteriorati sono aumentati sia per il settore dei prestiti alle aziende, a causa della contrazione del Prodotto Interno Lordo, sia per il settore dei prestiti alle famiglie, in conseguenza all'elevato tasso di disoccupazione. Il settore bancario italiano, fortemente colpito dalla crisi, si trova oggi a fronteggiare numerose difficoltà a partire dal reperimento della liquidità, all'aumento dei coefficienti patrimoniali richiesti dalle autorità bancarie, all'incremento dei crediti deteriorati e alla diminuzione del ROE. Questi fattori hanno contribuito ad aumentare il livello di attenzione verso il problema dei crediti deteriorati, la cui gestione è sempre meno classificabile come attività atipica, stimolando le banche allo studio continuo di tecniche innovative di contrasto al fenomeno, dalla fase di affidamento fino a quella della gestione vera e propria delle partite anomale. Tra le proposte per la gestione dei crediti problematici è attualmente oggetto di dibattito la soluzione straordinaria delle bad banks, società istituite ad hoc per acquistare a prezzi ridotti i portafogli di crediti in sofferenza degli istituti bancari e cercare di recuperarne il maggior numero possibile con strumenti e professionisti altamente specializzati. Le bad banks permetterebbero in tal modo alle banche di alleggerire i propri bilanci dal peso degli assets deteriorati e canalizzare maggiori risorse sul core business.
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