La termoluminescenza rappresenta una tecnica archeometrica che permette di datare oggetti di natura argillosa (vasellame, laterizi, terre di fusione etc.) che in passato sono stati sottoposti a riscaldamenti superiori a 500°C. A questo proposito, tale tecnica è stata utilizzata nel corso del lavoro di tesi per la datazione di un'opera muraria sita in Vico delle Fate a Genova, la quale è oggetto di un importante progetto finanziato dall'Università degli studi di Genova, avviato nel 2010. Lo scopo di tale progetto risulta essere la datazione della struttura muraria in questione attraverso l'utilizzo di differenti tecniche (mensiocronologia, cronotipologia, radiocarbonio applicato alle malte, analisi delle malte e dell'aggregato al loro interno e, appunto, termoluminescenza) e, in ultima analisi, la verifica della compatibilità dei risultati ottenuti nei diversi ambiti. La datazione mediante TL è stata eseguita, grazie a TecnArt S.r.l., presso i Laboratori di Fisica dello Stato Solido dell'Università degli Studi di Torino, e si è basata sul calcolo della paleodose (cioè la dose totale acquisita dal momento della cottura fino al momento dell'analisi) e della dose annua (ovvero la dose mediamente acquisita dal reperto in un anno) dei campioni prelevati dalla struttura muraria. I risultati ottenuti mostrano come, nonostante le molteplici tecniche di datazione si basino su principi teorici diversi l'uno dall'altro, le stesse unità stratigrafiche datate con i diversi metodi sopracitati diano risultati compatibili con quelli ottenuti tramite la termoluminescenza: la porzione del muro campionato risulta infatti essere medievale, così come era stato già ipotizzato dopo aver condotto gli altri studi di datazione. Parallelamente alla datazione dell'opera muraria genovese, sono state eseguite tre autenticazioni su tre anfore provenienti da una collezione privata e che, da una prima analisi stilistica, risultavano essere di grande interesse storico-archeologico in quanto collocabili tra il VI e il VII secolo a.C. In questi casi si è potuto parlare soltanto di autenticazione e non di datazione in quanto, essendo reperti decontestualizzati, si possono avere informazioni limitate circa la dose ambientale. A tal proposito, l'unico parametro ad essere valutato è stata la dose effettiva, la quale è stata rapportata ai valori medi di dose annua riportati in letteratura a seconda della possibile provenienza geografica dei reperti, che viene ipotizzata dall'analisi stilistica. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza come i valori di dose effettiva calcolati per tutte le anfore non possono essere compatibili con la collocazione storico-temporale proposta su base stilistica. Una parte del lavoro di tesi ha infine riguardato il miglioramento delle metodologie per la misura della dose annua adottate attualmente presso il laboratorio dell'Università degli Studi di Torino. In particolare si è cercato di ridurre la quantità di materiale necessaria per la determinazione del potassio-40 (K-40) durante le misure di spettroscopia gamma applicando una correzione geometrica per passare da un volume di 1 litro necessaria convenzionalmente a circa 0,068 litri. Dalla percentuale di K-40 ottenuta dall'analisi degli spettri ottenuti è stata ricavata la quantità in percentuale di potassio, che è stata infine confrontata con i risultati acquisiti, sugli stessi campioni, tramite ICP-OES.

Datazione mediante termoluminescenza di un'opera muraria sita in Genova e sviluppo di nuove metodologie per la misura della dose annua

CORSI, ALISIA
2013/2014

Abstract

La termoluminescenza rappresenta una tecnica archeometrica che permette di datare oggetti di natura argillosa (vasellame, laterizi, terre di fusione etc.) che in passato sono stati sottoposti a riscaldamenti superiori a 500°C. A questo proposito, tale tecnica è stata utilizzata nel corso del lavoro di tesi per la datazione di un'opera muraria sita in Vico delle Fate a Genova, la quale è oggetto di un importante progetto finanziato dall'Università degli studi di Genova, avviato nel 2010. Lo scopo di tale progetto risulta essere la datazione della struttura muraria in questione attraverso l'utilizzo di differenti tecniche (mensiocronologia, cronotipologia, radiocarbonio applicato alle malte, analisi delle malte e dell'aggregato al loro interno e, appunto, termoluminescenza) e, in ultima analisi, la verifica della compatibilità dei risultati ottenuti nei diversi ambiti. La datazione mediante TL è stata eseguita, grazie a TecnArt S.r.l., presso i Laboratori di Fisica dello Stato Solido dell'Università degli Studi di Torino, e si è basata sul calcolo della paleodose (cioè la dose totale acquisita dal momento della cottura fino al momento dell'analisi) e della dose annua (ovvero la dose mediamente acquisita dal reperto in un anno) dei campioni prelevati dalla struttura muraria. I risultati ottenuti mostrano come, nonostante le molteplici tecniche di datazione si basino su principi teorici diversi l'uno dall'altro, le stesse unità stratigrafiche datate con i diversi metodi sopracitati diano risultati compatibili con quelli ottenuti tramite la termoluminescenza: la porzione del muro campionato risulta infatti essere medievale, così come era stato già ipotizzato dopo aver condotto gli altri studi di datazione. Parallelamente alla datazione dell'opera muraria genovese, sono state eseguite tre autenticazioni su tre anfore provenienti da una collezione privata e che, da una prima analisi stilistica, risultavano essere di grande interesse storico-archeologico in quanto collocabili tra il VI e il VII secolo a.C. In questi casi si è potuto parlare soltanto di autenticazione e non di datazione in quanto, essendo reperti decontestualizzati, si possono avere informazioni limitate circa la dose ambientale. A tal proposito, l'unico parametro ad essere valutato è stata la dose effettiva, la quale è stata rapportata ai valori medi di dose annua riportati in letteratura a seconda della possibile provenienza geografica dei reperti, che viene ipotizzata dall'analisi stilistica. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza come i valori di dose effettiva calcolati per tutte le anfore non possono essere compatibili con la collocazione storico-temporale proposta su base stilistica. Una parte del lavoro di tesi ha infine riguardato il miglioramento delle metodologie per la misura della dose annua adottate attualmente presso il laboratorio dell'Università degli Studi di Torino. In particolare si è cercato di ridurre la quantità di materiale necessaria per la determinazione del potassio-40 (K-40) durante le misure di spettroscopia gamma applicando una correzione geometrica per passare da un volume di 1 litro necessaria convenzionalmente a circa 0,068 litri. Dalla percentuale di K-40 ottenuta dall'analisi degli spettri ottenuti è stata ricavata la quantità in percentuale di potassio, che è stata infine confrontata con i risultati acquisiti, sugli stessi campioni, tramite ICP-OES.
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