Il patrimonio netto rappresenta i mezzi propri della società e può essere definito come il suo ¿cuore pulsante¿: se esso dovesse venir meno, eroso da perdite d'esercizio o da riduzioni, l'impresa, in mancanza di aiuti da finanziatori esterni, verrebbe costretta alla liquidazione ed al conseguente (al più delle volte inevitabile) scioglimento. Nell'attuale situazione di crisi economica globale, è diventato imprescindibile tenere sotto controllo questa grandezza al fine di poter monitorare le performance economiche e più in generale lo stato di salute dell'impresa. Il patrimonio netto è divenuto col tempo sempre più la grandezza di riferimento per gli istituti di credito e per gli altri portatori d'interessi esterni all'azienda. Tali soggetti infatti effettuano sullo stesso analisi al fine di ricavare delle valutazioni riguardo la possibilità di intrattenere qualsivoglia tipo di rapporto commerciale con l'azienda e l'eventualità di concederle finanziamenti. In maniera sempre maggiore, difatti, le imprese trovano aiuti economici da soggetti esterni; tale supporto è finalizzato al rafforzamento della propria struttura patrimoniale, economica e finanziaria o al fine di porre in essere un vero e proprio salvataggio dell'azienda o ancora, nella peggiore delle situazioni, per ¿traghettarla¿ nel miglior modo possibile verso il suo scioglimento. Con l'approvazione del d. lgs. n. 127/1991 si è dato al patrimonio netto una precisa collocazione all'interno dello stato patrimoniale: esso costituisce la prima macroclasse del passivo e si contraddistingue con la lettera A. Non viene fornita una vera e propria definizione del patrimonio netto, ma con l'art. 2424 del C.C. il Legislatore si limita a disciplinare la sua composizione e rappresentazione in bilancio. Una sua definizione è contenuta nel principio contabile Oic 28, secondo il quale ¿il patrimonio netto è la differenza tra le attività e le passività di bilancio¿ , sostanzialmente in linea con quella dei principi contabili internazionali, che ne affermano la sua natura di grandezza residuale. Questa definizione nasce dall'esigenza di bilanciare l'attivo e il passivo di stato patrimoniale, da cui ne consegue l'identità ¿Attività= Passività + Patrimonio netto¿. Pertanto il patrimonio netto non può venire determinato indipendentemente dalle attività e dalle passività. Nonostante la sua collocazione nel passivo, il patrimonio netto non è per la società una passività, in quanto rappresenta un vero e proprio artificio contabile che ha il fine di far quadrare lo stato patrimoniale, così che la somma dell'attivo sia uguale a quella del passivo più il patrimonio netto. Questa macroarea del passivo rappresenta perciò la dotazione patrimoniale con cui l'impresa esercita la propria attività. Il Legislatore ha previsto per il patrimonio netto uno schema minimo di riferimento, il quale può a sua volta disaggregarsi in più sottovoci; tale schema prima del 1 gennaio 2004 (entrata in vigore del d. lg. n. 6/2003) non era idoneo a soddisfare le esigenze informative del lettore del bilancio. A partire da questa data la disciplina giuridica italiana , diversamente da quanto è previsto nei principi contabili internazionali Ias/Ifrs, si è occupata rigorosamente della struttura e dell'esposizione dei componenti ideali del patrimonio netto, al fine di rendere nel miglior modo possibile la rappresentazione veritiera e corretta dell'azienda.
Il patrimonio netto secondo il principio contabile nazionale Oic 28
FARES, GIANCARLO
2013/2014
Abstract
Il patrimonio netto rappresenta i mezzi propri della società e può essere definito come il suo ¿cuore pulsante¿: se esso dovesse venir meno, eroso da perdite d'esercizio o da riduzioni, l'impresa, in mancanza di aiuti da finanziatori esterni, verrebbe costretta alla liquidazione ed al conseguente (al più delle volte inevitabile) scioglimento. Nell'attuale situazione di crisi economica globale, è diventato imprescindibile tenere sotto controllo questa grandezza al fine di poter monitorare le performance economiche e più in generale lo stato di salute dell'impresa. Il patrimonio netto è divenuto col tempo sempre più la grandezza di riferimento per gli istituti di credito e per gli altri portatori d'interessi esterni all'azienda. Tali soggetti infatti effettuano sullo stesso analisi al fine di ricavare delle valutazioni riguardo la possibilità di intrattenere qualsivoglia tipo di rapporto commerciale con l'azienda e l'eventualità di concederle finanziamenti. In maniera sempre maggiore, difatti, le imprese trovano aiuti economici da soggetti esterni; tale supporto è finalizzato al rafforzamento della propria struttura patrimoniale, economica e finanziaria o al fine di porre in essere un vero e proprio salvataggio dell'azienda o ancora, nella peggiore delle situazioni, per ¿traghettarla¿ nel miglior modo possibile verso il suo scioglimento. Con l'approvazione del d. lgs. n. 127/1991 si è dato al patrimonio netto una precisa collocazione all'interno dello stato patrimoniale: esso costituisce la prima macroclasse del passivo e si contraddistingue con la lettera A. Non viene fornita una vera e propria definizione del patrimonio netto, ma con l'art. 2424 del C.C. il Legislatore si limita a disciplinare la sua composizione e rappresentazione in bilancio. Una sua definizione è contenuta nel principio contabile Oic 28, secondo il quale ¿il patrimonio netto è la differenza tra le attività e le passività di bilancio¿ , sostanzialmente in linea con quella dei principi contabili internazionali, che ne affermano la sua natura di grandezza residuale. Questa definizione nasce dall'esigenza di bilanciare l'attivo e il passivo di stato patrimoniale, da cui ne consegue l'identità ¿Attività= Passività + Patrimonio netto¿. Pertanto il patrimonio netto non può venire determinato indipendentemente dalle attività e dalle passività. Nonostante la sua collocazione nel passivo, il patrimonio netto non è per la società una passività, in quanto rappresenta un vero e proprio artificio contabile che ha il fine di far quadrare lo stato patrimoniale, così che la somma dell'attivo sia uguale a quella del passivo più il patrimonio netto. Questa macroarea del passivo rappresenta perciò la dotazione patrimoniale con cui l'impresa esercita la propria attività. Il Legislatore ha previsto per il patrimonio netto uno schema minimo di riferimento, il quale può a sua volta disaggregarsi in più sottovoci; tale schema prima del 1 gennaio 2004 (entrata in vigore del d. lg. n. 6/2003) non era idoneo a soddisfare le esigenze informative del lettore del bilancio. A partire da questa data la disciplina giuridica italiana , diversamente da quanto è previsto nei principi contabili internazionali Ias/Ifrs, si è occupata rigorosamente della struttura e dell'esposizione dei componenti ideali del patrimonio netto, al fine di rendere nel miglior modo possibile la rappresentazione veritiera e corretta dell'azienda.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/64795