Severa insufficienza mitralica in grave disfunzione ventricolare sinistra. Confronto fra due opzioni terapeutiche: cardiochirurgica versus percutanea OGGETTO: pazienti con IM di grado≥ 3+ e concomitante FE≤40% sono gravati da elevata mortalità. Ad oggi il gold standard di trattamento è la sostituzione/riparazione valvolare chirurgica, attuabile solo in un limitato numero di casi, selezionati da un Heart Team cardiologico e cardiochirurgico in base a EuroSCORE. Dal 2012, alle Molinette, i pazienti non operabili, trattati solo con terapia farmacologica o CRT - con un numero di successi non soddisfacente -, sono stati rivalutati con indagine ecocardiografica transesofagea e con parametri di gravità riassunti nel punteggio da noi definito Mitral Risk Score e ridiscussi dall'Heart Team per eventuale correzione percutanea a mezzo MitraClip. DISEGNO DELLO STUDIO: studio clinico retrospettivo osservazionale. METODI: lo studio ha valutato in 1 anno di follow ¿ up 91 pazienti di età ≥ 18 anni, con IM cronica di grado≥3+ e FE≤40%, afferenti fra Gennaio 2010 e Gennaio 2014 all'Ambulatorio Scompenso Cardiaco e Trapianto di Cuore del suddetto Ospedale, destinati dall'Heart Team in base al reperto ecocardiografico, all'EuroSCORE e ai parametri sintetizzati nel Mitral Risk Score (età, classe NYHA, FE%, DM, ipertensione polmonare, IRC, pregressi TIA/ICTUS e BPCO severa) a tre differenti trattamenti: A cardiochirurgico, B percutaneo, C solo farmacologico. Con test ANOVA, di Wilcoxon e di Kruskal-Wallis sono stati valutati i seguenti aspetti, sia inter sia intra-gruppo: a trenta giorni dal trattamento la sopravvivenza e, ad un anno, la sopravvivenza, la necessità di riospedalizzazione e di incremento della terapia farmacologica per riacutizzazione dello scompenso, la variazione della FE%, del grado di IM e della classe NYHA. Aspetti secondari esaminati sono stati: indici ecocardiografici di rimodellamento inverso, durata della degenza post-operatoria, alterazione del ritmo di conduzione cardiaco, necessità di re-intervento e incidenza di complicanze peri-procedurali. OBIETTIVI: valutare se il trattamento percutaneo possa essere una valida opzione terapeutica nei pazienti non operabili cardiochirurgicamente. RISULTATI: l'intervento cardiochirurgico si è confermato ottimale trattamento in termini di sopravvivenza ad un mese e ad un anno, di riospedalizzazione, di diminuzione del diuretico, di scarse complicanze peri-procedurali e di variazioni statisticamente significative (p ≤ 0.002) di IM residua e dei parametri ecocardiografici di rimodellamento inverso. Il trattamento percutaneo ha mostrato risultati statisticamente significativi sia intra ¿ gruppo (p≤0.002) nel miglioramento dei parametri ecocardiografici, sia inter-gruppo (p≤0.04 con il gruppo C) in termini di riduzione del grado di IM, del dosaggio di diuretico, dell'IT e della PAPs e di miglioramento della classe NYHA. Non sono risultate statisticamente significative le differenze in termini di sopravvivenza, di necessità di riospedalizzazione e di variazione della FE% sia inter sia intra ¿ gruppo (p≥0.25). CONCLUSIONI: nei pazienti con IM di grado≥3+ e FE≤40%, la cardiochirugia si è confermata ottimale opzione terapeutica; nei pazienti inoperabili, la MitraClip si è rivelata valida opzione terapeutica, con significativa riduzione del grado di IM, di IT e di PAPs, del dosaggio di diuretico e miglioramento della classe NYHA.

SEVERA INSUFFICIENZA MITRALICA IN GRAVE COMPROMISSIONE VENTRICOLARE SINISTRA. CONFRONTO FRA DUE OPZIONI TERAPEUTICHE: CARDIOCHIRURGICA VERSUS PERCUTANEA

BIANCO, ANNA
2013/2014

Abstract

Severa insufficienza mitralica in grave disfunzione ventricolare sinistra. Confronto fra due opzioni terapeutiche: cardiochirurgica versus percutanea OGGETTO: pazienti con IM di grado≥ 3+ e concomitante FE≤40% sono gravati da elevata mortalità. Ad oggi il gold standard di trattamento è la sostituzione/riparazione valvolare chirurgica, attuabile solo in un limitato numero di casi, selezionati da un Heart Team cardiologico e cardiochirurgico in base a EuroSCORE. Dal 2012, alle Molinette, i pazienti non operabili, trattati solo con terapia farmacologica o CRT - con un numero di successi non soddisfacente -, sono stati rivalutati con indagine ecocardiografica transesofagea e con parametri di gravità riassunti nel punteggio da noi definito Mitral Risk Score e ridiscussi dall'Heart Team per eventuale correzione percutanea a mezzo MitraClip. DISEGNO DELLO STUDIO: studio clinico retrospettivo osservazionale. METODI: lo studio ha valutato in 1 anno di follow ¿ up 91 pazienti di età ≥ 18 anni, con IM cronica di grado≥3+ e FE≤40%, afferenti fra Gennaio 2010 e Gennaio 2014 all'Ambulatorio Scompenso Cardiaco e Trapianto di Cuore del suddetto Ospedale, destinati dall'Heart Team in base al reperto ecocardiografico, all'EuroSCORE e ai parametri sintetizzati nel Mitral Risk Score (età, classe NYHA, FE%, DM, ipertensione polmonare, IRC, pregressi TIA/ICTUS e BPCO severa) a tre differenti trattamenti: A cardiochirurgico, B percutaneo, C solo farmacologico. Con test ANOVA, di Wilcoxon e di Kruskal-Wallis sono stati valutati i seguenti aspetti, sia inter sia intra-gruppo: a trenta giorni dal trattamento la sopravvivenza e, ad un anno, la sopravvivenza, la necessità di riospedalizzazione e di incremento della terapia farmacologica per riacutizzazione dello scompenso, la variazione della FE%, del grado di IM e della classe NYHA. Aspetti secondari esaminati sono stati: indici ecocardiografici di rimodellamento inverso, durata della degenza post-operatoria, alterazione del ritmo di conduzione cardiaco, necessità di re-intervento e incidenza di complicanze peri-procedurali. OBIETTIVI: valutare se il trattamento percutaneo possa essere una valida opzione terapeutica nei pazienti non operabili cardiochirurgicamente. RISULTATI: l'intervento cardiochirurgico si è confermato ottimale trattamento in termini di sopravvivenza ad un mese e ad un anno, di riospedalizzazione, di diminuzione del diuretico, di scarse complicanze peri-procedurali e di variazioni statisticamente significative (p ≤ 0.002) di IM residua e dei parametri ecocardiografici di rimodellamento inverso. Il trattamento percutaneo ha mostrato risultati statisticamente significativi sia intra ¿ gruppo (p≤0.002) nel miglioramento dei parametri ecocardiografici, sia inter-gruppo (p≤0.04 con il gruppo C) in termini di riduzione del grado di IM, del dosaggio di diuretico, dell'IT e della PAPs e di miglioramento della classe NYHA. Non sono risultate statisticamente significative le differenze in termini di sopravvivenza, di necessità di riospedalizzazione e di variazione della FE% sia inter sia intra ¿ gruppo (p≥0.25). CONCLUSIONI: nei pazienti con IM di grado≥3+ e FE≤40%, la cardiochirugia si è confermata ottimale opzione terapeutica; nei pazienti inoperabili, la MitraClip si è rivelata valida opzione terapeutica, con significativa riduzione del grado di IM, di IT e di PAPs, del dosaggio di diuretico e miglioramento della classe NYHA.
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