Il presente lavoro ha analizzato le problematiche affrontate da Enrico Ferri, criminologo e giurista, vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento, riguardanti lo studio della delinquenza. Egli ha basato le proprie ricerche e i propri studi su osservazioni e dati ottenuti con il ricorso al metodo scientifico. Il momento storico e il quadro sociale all'interno del quale si svilupparono le sue indagini è collocabile nella seconda metà del XIX secolo. L'analisi del fenomeno della criminalità lo convinse a prendere le distanze da una concezione rigidamente dogmatica del delitto. Il metodo induttivo secondo Ferri doveva rappresentare la base sulla quale costruire teorie che in questo modo avevano un fondamento concreto e provato: il rigore scientifico e la ricerca di dati da acquisire in maniera pragmatica diventano le basi non solo per poter studiare la realtà naturale e sociale ma anche per trovare soluzioni adeguate ai problemi posti dal crimine. Nella tesi si evidenzia l'influenza di Ferri sulla criminologia e sull'evoluzione del diritto penale che cercava di dare una nuova fisionomia alla criminologia, diventata una disciplina complessa e indipendente che doveva necessariamente confrontarsi e interagire con le altre scienze naturali e sociali e con una società in continua evoluzione. Egli ha il merito di avere preso in considerazione tutti gli orientamenti di pensiero dell'epoca in campo criminologico, vagliandone i punti di forza e di debolezza e restituendo così una visione complessiva delle scelte dei vari studiosi e delle scuole. Ferri come gli altri esponenti della scuola criminale positiva erano consapevoli che solo risalendo alle cause del delinquere si poteva comprendere come affrontare il problema, infatti con loro si sviluppava un metodo d'indagine in cui il criminale era esaminato dettagliatamente da diversi punti di vista di natura biologica, psichica e sociale. Ferri assegnava un'importanza determinante ai fattori sociali del reato in quanto riteneva che esso era frutto di influenze ed eredità e non della libera volontà dell'uomo. Il fine era quello di individuare quali fossero le cause del delinquere ed eliminare dalla società il problema della criminalità, soprattutto attraverso diverse forme di prevenzione sociale che definì "sostitutivi penali", cioè rimedi e riforme che dovevano sconfiggere le ragioni sociali del delitto ed eliminare anche il ricorso alla pena. Nel primo capitolo della tesi si è ritenuto opportuno presentare il contesto che caratterizzava il pensiero penalistico e criminologico soprattutto italiano, con brevi cenni alle idee di Jeremy Bentham e Howard. Ci siamo soffermati in seguito su Cesare Beccaria e Francesco Carrara, quindi sulla scuola classica e sulla scuola positiva, evidenziando, a grandi linee, i differenti orientamenti di pensiero sui temi giuridici e criminologici. Nel secondo capitolo ci si è soffermati sui punti essenziali affrontati dagli esponenti della scuola classica e della scuola positiva in particolare sui temi della prevenzione, sulle misure repressive, sul diritto di punire e infine sul comportamento della folla la cui potenza era da tenere presente non solo ai fini processuali ma anche politici ed economici. Nel terzo capitolo abbiamo inteso sottolineare il contributo dato da Ferri alle tematiche che assumevano un particolare significato nel dibattito sulla criminalità e principalmente quelle riguardanti la concezione del reato.

Enrico Ferri e la questione criminale

TINAGLIA, ANDREA
2013/2014

Abstract

Il presente lavoro ha analizzato le problematiche affrontate da Enrico Ferri, criminologo e giurista, vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento, riguardanti lo studio della delinquenza. Egli ha basato le proprie ricerche e i propri studi su osservazioni e dati ottenuti con il ricorso al metodo scientifico. Il momento storico e il quadro sociale all'interno del quale si svilupparono le sue indagini è collocabile nella seconda metà del XIX secolo. L'analisi del fenomeno della criminalità lo convinse a prendere le distanze da una concezione rigidamente dogmatica del delitto. Il metodo induttivo secondo Ferri doveva rappresentare la base sulla quale costruire teorie che in questo modo avevano un fondamento concreto e provato: il rigore scientifico e la ricerca di dati da acquisire in maniera pragmatica diventano le basi non solo per poter studiare la realtà naturale e sociale ma anche per trovare soluzioni adeguate ai problemi posti dal crimine. Nella tesi si evidenzia l'influenza di Ferri sulla criminologia e sull'evoluzione del diritto penale che cercava di dare una nuova fisionomia alla criminologia, diventata una disciplina complessa e indipendente che doveva necessariamente confrontarsi e interagire con le altre scienze naturali e sociali e con una società in continua evoluzione. Egli ha il merito di avere preso in considerazione tutti gli orientamenti di pensiero dell'epoca in campo criminologico, vagliandone i punti di forza e di debolezza e restituendo così una visione complessiva delle scelte dei vari studiosi e delle scuole. Ferri come gli altri esponenti della scuola criminale positiva erano consapevoli che solo risalendo alle cause del delinquere si poteva comprendere come affrontare il problema, infatti con loro si sviluppava un metodo d'indagine in cui il criminale era esaminato dettagliatamente da diversi punti di vista di natura biologica, psichica e sociale. Ferri assegnava un'importanza determinante ai fattori sociali del reato in quanto riteneva che esso era frutto di influenze ed eredità e non della libera volontà dell'uomo. Il fine era quello di individuare quali fossero le cause del delinquere ed eliminare dalla società il problema della criminalità, soprattutto attraverso diverse forme di prevenzione sociale che definì "sostitutivi penali", cioè rimedi e riforme che dovevano sconfiggere le ragioni sociali del delitto ed eliminare anche il ricorso alla pena. Nel primo capitolo della tesi si è ritenuto opportuno presentare il contesto che caratterizzava il pensiero penalistico e criminologico soprattutto italiano, con brevi cenni alle idee di Jeremy Bentham e Howard. Ci siamo soffermati in seguito su Cesare Beccaria e Francesco Carrara, quindi sulla scuola classica e sulla scuola positiva, evidenziando, a grandi linee, i differenti orientamenti di pensiero sui temi giuridici e criminologici. Nel secondo capitolo ci si è soffermati sui punti essenziali affrontati dagli esponenti della scuola classica e della scuola positiva in particolare sui temi della prevenzione, sulle misure repressive, sul diritto di punire e infine sul comportamento della folla la cui potenza era da tenere presente non solo ai fini processuali ma anche politici ed economici. Nel terzo capitolo abbiamo inteso sottolineare il contributo dato da Ferri alle tematiche che assumevano un particolare significato nel dibattito sulla criminalità e principalmente quelle riguardanti la concezione del reato.
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