In uno scenario economico e politico internazionale in costante mutamento come quello attuale, sembra inevitabile rilevare e cercare di trovare soluzioni ai crescenti squilibri globali che si manifestano. Con il lavoro di tesi che segue si è cercato di illustrare, senza presunzione di assoluta completezza, gli squilibri che coinvolgono i principali attori economici mondiali, ponendo il focus su gli anni recenti, caratterizzati da crisi economiche mondiali. Crisi che hanno favorito l'accrescere di sostanziali differenze in termini di ricchezza tra economie mature da un lato ed economie in via di sviluppo dall'altro. Partendo dalla definizione di squilibri globali, nel secondo capitolo si è poi proceduto all'analisi del contesto economico dei due principali players mondiali: Stati Uniti e Cina. Sono proprio questi due Paesi l'emblema di due mondi economici diametralmente opposti ma complementari, in un mercato che li vede protagonisti della maggioranza delle transazioni economiche e finanziarie. L'analisi condotta ha posto l'attenzione sull'andamento di indicatori quali PIL (Prodotto Interno Lordo), IDE (Investimenti Diretti Esteri), variazione di riserve valutarie, livello dei consumi, delle esportazioni, delle importazione e indice dei prezzi al consumo. Il reperimento di queste informazioni è stato possibile grazie alla moltitudine di dati periodicamente aggiornati e pubblicati su siti di autorità governative e sovra-nazionali quali BCE, FED, FMI, National Bureau of Statistics. Il terzo capitolo, invece, è stato dedicato agli effetti che questi squilibri sortiscono sulle economie dei due Paesi e sul mercato globale. Si assiste sempre più frequentemente ad un aumento di titoli denominati in dollari da parte di economie emergenti (Cina su tutte), che genera un deprezzamento della valuta statunitense, favorendo il potere d'acquisto cinese. Sempre nella stessa ottica rientra l'aumento delle quote di debito pubblico statunitense possedute dal Governo e società cinesi, chiara manifestazione di una tendenza al risparmio piuttosto che alla spesa del colosso asiatico Un ulteriore effetto è la crescente ingerenza cinese nel capitale di società statunitensi con ruoli strategici come il settore petrolifero e dei trasporti portuali.

Gli squilibri globali

MURGIA, EMANUELA
2013/2014

Abstract

In uno scenario economico e politico internazionale in costante mutamento come quello attuale, sembra inevitabile rilevare e cercare di trovare soluzioni ai crescenti squilibri globali che si manifestano. Con il lavoro di tesi che segue si è cercato di illustrare, senza presunzione di assoluta completezza, gli squilibri che coinvolgono i principali attori economici mondiali, ponendo il focus su gli anni recenti, caratterizzati da crisi economiche mondiali. Crisi che hanno favorito l'accrescere di sostanziali differenze in termini di ricchezza tra economie mature da un lato ed economie in via di sviluppo dall'altro. Partendo dalla definizione di squilibri globali, nel secondo capitolo si è poi proceduto all'analisi del contesto economico dei due principali players mondiali: Stati Uniti e Cina. Sono proprio questi due Paesi l'emblema di due mondi economici diametralmente opposti ma complementari, in un mercato che li vede protagonisti della maggioranza delle transazioni economiche e finanziarie. L'analisi condotta ha posto l'attenzione sull'andamento di indicatori quali PIL (Prodotto Interno Lordo), IDE (Investimenti Diretti Esteri), variazione di riserve valutarie, livello dei consumi, delle esportazioni, delle importazione e indice dei prezzi al consumo. Il reperimento di queste informazioni è stato possibile grazie alla moltitudine di dati periodicamente aggiornati e pubblicati su siti di autorità governative e sovra-nazionali quali BCE, FED, FMI, National Bureau of Statistics. Il terzo capitolo, invece, è stato dedicato agli effetti che questi squilibri sortiscono sulle economie dei due Paesi e sul mercato globale. Si assiste sempre più frequentemente ad un aumento di titoli denominati in dollari da parte di economie emergenti (Cina su tutte), che genera un deprezzamento della valuta statunitense, favorendo il potere d'acquisto cinese. Sempre nella stessa ottica rientra l'aumento delle quote di debito pubblico statunitense possedute dal Governo e società cinesi, chiara manifestazione di una tendenza al risparmio piuttosto che alla spesa del colosso asiatico Un ulteriore effetto è la crescente ingerenza cinese nel capitale di società statunitensi con ruoli strategici come il settore petrolifero e dei trasporti portuali.
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