Il Transatlantic Trade and Investment Partnership è un trattato di libero scambio di beni, capitali e servizi in questo periodo in fase di contrattazione tra Stati Uniti d'America e Unione Europea. Sono trascorsi circa venti anni si è cominciato a sentir parlare del progetto, ma le trattative hanno avuto una notevole accelerazione negli ultimi anni. I motivi di quest'accelerazione, come ovvio che sia, sono essenzialmente di origine politica. I governi da entrambi i lati dell'Atlantico, infatti, sono alla ricerca di politiche che possano stimolare la debole crescita economica che si sta registrando negli ultimi semestri. Da un lato l'UE è interessata a stimolare le esportazioni delle imprese europee, che tra l'altro sono il volano di alcune tra le principali economie dell'Unione come Italia e Germania. La lunga crisi dei debiti sovrani sembra mollare la presa e si cerca, anche tramite un aumento delle esportazioni, di aumentare i redditi favorendo così anche la ripresa dei mercati interni nazionali. Dall'altro lato il presidente Obama ha chiaramente posto la firma del trattato di libero scambio con l'Unione Europea come uno degli obiettivi del suo secondo mandato. Inoltre è evidente come una successiva motivazione verso tale accordo sia la comune volontà di USA e UE di proteggersi dalla crescente competizione delle galoppanti economie dei cosiddetti BRICS. In particolare potrebbe essere interessante l'adozione di una politica doganale comune al fine di proteggersi dalle merci provenienti dalla Cina e dal profondo oriente tutto. Le opinioni sul rapporto costi/vantaggi sono controverse nei dibattiti tra economisti, mentre nell'opinione pubblica l'argomento è ora poco conosciuto. Un grande premio Nobel come Paul Krugmann non ritiene molto chiari i vantaggi collegati al TTIP. Egli sostiene che non vi sia poi molto da liberalizzare ancora da entrambi i lati dell'Atlantico e che il vero argomento dell'accordo siano i diritti di proprietà: come la possibilità di rinforzare il controllo sui brevetti sui prodotti farmaceutici e sul copyright sui film. La sua tesi è che i vantaggi siano più per le multinazionali, in sostanza, che per i paesi e che quindi non ne valga la pena. In Europa alcuni Stati membri hanno espresso una serie di preoccupazioni in merito al trattato pretendendo la fissazione di alcuni limiti. Ad esempio è notizia di un paio di mesi fa l'insistenza della Francia nel voler proteggere l'industria cinematografica (di cui è gran produttrice). In Italia è in particolare la professoressa Di Sisto a criticare ripetutamente l'accordo. Lei, tra le altre cose, pone l'accento sulle problematiche inerenti la sicurezza alimentare e la difesa (protezione) del nostro settore primario dall'aumento della concorrenza che il TTIP comporterebbe. Le obbiezioni alla stipulazione di quest'accordo sono quindi tante, spesso fondate e provenienti da personaggi di indubbia fama. Questo lavoro ha l'animo di mostrare come il rapporto svantaggi/svantaggi del TTIP possa portare all'Italia benefici in termini di PIL e di benessere, ma anche che il saldo netto con le rinunce da compiere sia così modesto da non giustificare al momento la stipulazione dell'accordo.
TTIP, prospettive per l'Italia
MURATORE, NICOLÒ
2013/2014
Abstract
Il Transatlantic Trade and Investment Partnership è un trattato di libero scambio di beni, capitali e servizi in questo periodo in fase di contrattazione tra Stati Uniti d'America e Unione Europea. Sono trascorsi circa venti anni si è cominciato a sentir parlare del progetto, ma le trattative hanno avuto una notevole accelerazione negli ultimi anni. I motivi di quest'accelerazione, come ovvio che sia, sono essenzialmente di origine politica. I governi da entrambi i lati dell'Atlantico, infatti, sono alla ricerca di politiche che possano stimolare la debole crescita economica che si sta registrando negli ultimi semestri. Da un lato l'UE è interessata a stimolare le esportazioni delle imprese europee, che tra l'altro sono il volano di alcune tra le principali economie dell'Unione come Italia e Germania. La lunga crisi dei debiti sovrani sembra mollare la presa e si cerca, anche tramite un aumento delle esportazioni, di aumentare i redditi favorendo così anche la ripresa dei mercati interni nazionali. Dall'altro lato il presidente Obama ha chiaramente posto la firma del trattato di libero scambio con l'Unione Europea come uno degli obiettivi del suo secondo mandato. Inoltre è evidente come una successiva motivazione verso tale accordo sia la comune volontà di USA e UE di proteggersi dalla crescente competizione delle galoppanti economie dei cosiddetti BRICS. In particolare potrebbe essere interessante l'adozione di una politica doganale comune al fine di proteggersi dalle merci provenienti dalla Cina e dal profondo oriente tutto. Le opinioni sul rapporto costi/vantaggi sono controverse nei dibattiti tra economisti, mentre nell'opinione pubblica l'argomento è ora poco conosciuto. Un grande premio Nobel come Paul Krugmann non ritiene molto chiari i vantaggi collegati al TTIP. Egli sostiene che non vi sia poi molto da liberalizzare ancora da entrambi i lati dell'Atlantico e che il vero argomento dell'accordo siano i diritti di proprietà: come la possibilità di rinforzare il controllo sui brevetti sui prodotti farmaceutici e sul copyright sui film. La sua tesi è che i vantaggi siano più per le multinazionali, in sostanza, che per i paesi e che quindi non ne valga la pena. In Europa alcuni Stati membri hanno espresso una serie di preoccupazioni in merito al trattato pretendendo la fissazione di alcuni limiti. Ad esempio è notizia di un paio di mesi fa l'insistenza della Francia nel voler proteggere l'industria cinematografica (di cui è gran produttrice). In Italia è in particolare la professoressa Di Sisto a criticare ripetutamente l'accordo. Lei, tra le altre cose, pone l'accento sulle problematiche inerenti la sicurezza alimentare e la difesa (protezione) del nostro settore primario dall'aumento della concorrenza che il TTIP comporterebbe. Le obbiezioni alla stipulazione di quest'accordo sono quindi tante, spesso fondate e provenienti da personaggi di indubbia fama. Questo lavoro ha l'animo di mostrare come il rapporto svantaggi/svantaggi del TTIP possa portare all'Italia benefici in termini di PIL e di benessere, ma anche che il saldo netto con le rinunce da compiere sia così modesto da non giustificare al momento la stipulazione dell'accordo.File | Dimensione | Formato | |
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