Nel panorama linguistico, a partire dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, la parola 'miratività' inizia a indicare più o meno stabilmente la categoria linguistica usata dai locutori per esprimere informazioni nuove, inaspettate e sorprendenti. Questo lavoro si propone di dimostrare, pur nei limiti imposti da una raccolta di dati quasi completamente di seconda mano, la fondatezza della posizione ora prevalente in ambito linguistico, e in particolare tipologico, che riconosce la miratività come categoria linguistica a tutti gli effetti, correlata ad altre categorie finora riconosciute e indagate come l'evidenzialità, ma da esse distinta. Per sostenere questa posizione, il Capitolo 1 inquadra brevemente lo stato dell'arte delle ricerche sulla miratività: dalla loro genesi, che può essere fatta risalire circa a un secolo fa, al loro sviluppo in ambito tipologico, alle acquisizioni e ai dibattiti degli ultimissimi anni. Il Capitolo 2, poi, esamina le attestazioni più note della realizzazione della miratività presenti in letteratura, inquadrandole nella tassonomia proposta da Tyler Peterson nel 2013. Il Capitolo 3 introduce due ambiti di riflessione linguistica imprescindibili per lo studio della miratività: le analisi tipologiche sull'evidenzialità e la letteratura riguardante le mappe semantiche. Il Capitolo 4 giunge al cuore di questo lavoro: grazie a un campione di forme mirative in diciotto lingue, delinea una mappa semantica che permette, da un lato, di evidenziare la contiguità tra miratività ed evidenzialità, e dall'altro di delimitare meglio le differenze tra le due categorie. Il Capitolo 5, infine, tira le fila delle riflessioni contenute nei capitoli precedenti, e discute alcuni argomenti a favore dello statuto categoriale autonomo della miratività.

Miratività: storia, realizzazione e tipologia di una categoria linguistica

BRUNO, ELISA
2013/2014

Abstract

Nel panorama linguistico, a partire dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, la parola 'miratività' inizia a indicare più o meno stabilmente la categoria linguistica usata dai locutori per esprimere informazioni nuove, inaspettate e sorprendenti. Questo lavoro si propone di dimostrare, pur nei limiti imposti da una raccolta di dati quasi completamente di seconda mano, la fondatezza della posizione ora prevalente in ambito linguistico, e in particolare tipologico, che riconosce la miratività come categoria linguistica a tutti gli effetti, correlata ad altre categorie finora riconosciute e indagate come l'evidenzialità, ma da esse distinta. Per sostenere questa posizione, il Capitolo 1 inquadra brevemente lo stato dell'arte delle ricerche sulla miratività: dalla loro genesi, che può essere fatta risalire circa a un secolo fa, al loro sviluppo in ambito tipologico, alle acquisizioni e ai dibattiti degli ultimissimi anni. Il Capitolo 2, poi, esamina le attestazioni più note della realizzazione della miratività presenti in letteratura, inquadrandole nella tassonomia proposta da Tyler Peterson nel 2013. Il Capitolo 3 introduce due ambiti di riflessione linguistica imprescindibili per lo studio della miratività: le analisi tipologiche sull'evidenzialità e la letteratura riguardante le mappe semantiche. Il Capitolo 4 giunge al cuore di questo lavoro: grazie a un campione di forme mirative in diciotto lingue, delinea una mappa semantica che permette, da un lato, di evidenziare la contiguità tra miratività ed evidenzialità, e dall'altro di delimitare meglio le differenze tra le due categorie. Il Capitolo 5, infine, tira le fila delle riflessioni contenute nei capitoli precedenti, e discute alcuni argomenti a favore dello statuto categoriale autonomo della miratività.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/63550