Il Teatro dell'Oppresso boaliano comprende vari elementi presenti anche nella struttura pedagogica di Paulo Freire. Entrambi i metodi si sviluppano a partire dalla necessità di una forte consapevolezza di sè: il proprio corpo, la propria presenza nello spazio, la propria voce. In entrambi i metodi si parte da una situazione di oppressione che limita o impedisce all'uomo di realizzarsi e di esprimersi come vorrebbe. In questa situazione la fisicità è l'elemento privilegiato. In un contesto culturale di analfabetismo, non ha senso partire dalla parola, come elemento comune. Ha senso riscoprire la realtà e conoscerla in modo completamente diverso. Scopo:alfabetizzare a tutti i linguaggi, specie quelli artistici. In entrambi i casi, lo scopo è rendere coscienti. Come farlo? Alfabetizzando in modo dialogico, stimolando alla creazione di legami e relazioni, stimolando, cioè, a raggiungimento della libertà; per Freire portando alla coscientizzazione. Due metodi, due spinte al cambiamento, di due autori, ma unite da una sola necessità e cioè rivoluzionare dapprima le infrastrutture del singolo e poi le sovrastrutture della società. Due studiosi educatori, entrambi sostenitori di un'azione educativa maieutica, in grado di porre domande e creare contesti vivi e frizzanti, utili alla crescita di ogni individuo, adulto e bambino. Da un punto di vista politico, entrambi spingono ad un cambiamento interiore capace di generare una trasformazione collettiva, dando vita ad una teatralità umana in cui l'uomo è protagonista dell'azione, che non si realizza senza il suo apporto e supporto. E, inoltre, è scopo di entrambi riuscire a destrutturare le maschere sociali, le convinzioni a priori di cui l'uomo si circonda. Il teatro per Boal è «il conflitto tra libere volontà coscienti dei mezzi che impiegano per giungere alle proprie mete che devono essere contemporaneamente oggettive e soggettive». L' aver coscienza dei mezzi utili per analizzare la realtà e la creazione di un valore del significato collettivo uniscono i due metodi che prenderò in esame. L'obiettivo ultimo e comune è raggiungere la liberazione, attraverso il dialogo manifestato in diverse forme e l'alfabetizzazione. Suddividerò la mia trattazione in quattro parti. Le prime due avranno un'impronta marcatamente biografica: tratterò le vite dei due autori, i lori studi teorici e il quadro storico in cui si muovono per comprendere le loro scelte. In seguito, evidenzierò le affinità tra i due autori accomunati dalla stessa lotta contro ogni forma di oppressione e promotori di un'autonomia dell'uomo e della donna grazie alla costruzione di un pensiero critico e al dialogo. Uniti dalla convinzione che non si possa comunicare senza dialogo, che non possa esistere autonomia senza azione nella società e che l'educazione sia la base da cui partire in vista del cambiamento, entrambi gli autori si rivolgono al futuro con un forte senso di speranza nei confronti dell'uomo. Infine, riporterò un'esperienza tutta italiana di applicazione di questi metodi all'interno di percorsi educativi. Racconterò dell'associazione Acmos di Torino e di come riporti le esperienze dei due autori nei progetti educativi che propone all'interno delle scuole.
Il metodo educativo attraverso il linguaggio teatrale: le esperienze di Augusto Boal e Paulo Freire
TOFFANIN, GIULIA
2014/2015
Abstract
Il Teatro dell'Oppresso boaliano comprende vari elementi presenti anche nella struttura pedagogica di Paulo Freire. Entrambi i metodi si sviluppano a partire dalla necessità di una forte consapevolezza di sè: il proprio corpo, la propria presenza nello spazio, la propria voce. In entrambi i metodi si parte da una situazione di oppressione che limita o impedisce all'uomo di realizzarsi e di esprimersi come vorrebbe. In questa situazione la fisicità è l'elemento privilegiato. In un contesto culturale di analfabetismo, non ha senso partire dalla parola, come elemento comune. Ha senso riscoprire la realtà e conoscerla in modo completamente diverso. Scopo:alfabetizzare a tutti i linguaggi, specie quelli artistici. In entrambi i casi, lo scopo è rendere coscienti. Come farlo? Alfabetizzando in modo dialogico, stimolando alla creazione di legami e relazioni, stimolando, cioè, a raggiungimento della libertà; per Freire portando alla coscientizzazione. Due metodi, due spinte al cambiamento, di due autori, ma unite da una sola necessità e cioè rivoluzionare dapprima le infrastrutture del singolo e poi le sovrastrutture della società. Due studiosi educatori, entrambi sostenitori di un'azione educativa maieutica, in grado di porre domande e creare contesti vivi e frizzanti, utili alla crescita di ogni individuo, adulto e bambino. Da un punto di vista politico, entrambi spingono ad un cambiamento interiore capace di generare una trasformazione collettiva, dando vita ad una teatralità umana in cui l'uomo è protagonista dell'azione, che non si realizza senza il suo apporto e supporto. E, inoltre, è scopo di entrambi riuscire a destrutturare le maschere sociali, le convinzioni a priori di cui l'uomo si circonda. Il teatro per Boal è «il conflitto tra libere volontà coscienti dei mezzi che impiegano per giungere alle proprie mete che devono essere contemporaneamente oggettive e soggettive». L' aver coscienza dei mezzi utili per analizzare la realtà e la creazione di un valore del significato collettivo uniscono i due metodi che prenderò in esame. L'obiettivo ultimo e comune è raggiungere la liberazione, attraverso il dialogo manifestato in diverse forme e l'alfabetizzazione. Suddividerò la mia trattazione in quattro parti. Le prime due avranno un'impronta marcatamente biografica: tratterò le vite dei due autori, i lori studi teorici e il quadro storico in cui si muovono per comprendere le loro scelte. In seguito, evidenzierò le affinità tra i due autori accomunati dalla stessa lotta contro ogni forma di oppressione e promotori di un'autonomia dell'uomo e della donna grazie alla costruzione di un pensiero critico e al dialogo. Uniti dalla convinzione che non si possa comunicare senza dialogo, che non possa esistere autonomia senza azione nella società e che l'educazione sia la base da cui partire in vista del cambiamento, entrambi gli autori si rivolgono al futuro con un forte senso di speranza nei confronti dell'uomo. Infine, riporterò un'esperienza tutta italiana di applicazione di questi metodi all'interno di percorsi educativi. Racconterò dell'associazione Acmos di Torino e di come riporti le esperienze dei due autori nei progetti educativi che propone all'interno delle scuole.File | Dimensione | Formato | |
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