L'Ursprung des deutschen trauerspiel è l'unica opera non composta di frammenti che Benjamin, nell'arco della sua vita, sia riuscito a portare a compimento. Essa fu presentata come tesi di abilitazione alla libera docenza nella Facoltà di Filosofia dell'Università di Francoforte. Il suo rifiuto è tanto celebre quanto poco onorevole. In tale opera, l'obiettivo pirmario di Benjamin era il salvare le potenzialità espressive dell'allegoria, quell'essere contraddistinto da un'ineliminabile polarità tra l'immanenza del segno e la dialettica redentiva. Per fare ciò, però, egli deve confrontarsi con i suoi pensieri più prettamente filosofici, anche al fine di fornire le condizioni di possibilità teoretiche per l'analisi del dramma barocco tedesco. La premessa gnoseologica, famosa per la sua ermetica oscurità ma non incomprensibile, non ha infatti altro scopo che dichiarare quel necessario percorso che la filosofia deve seguire se vuole in qualche modo rapportarsi al vero. Verità che, quando ridotta a mero oggetto di conscenza - come peraltro succedeva negli ambienti accademici coevi a Benjamin -, fugge ogni contatto col soggetto. È infatti la rappresentazione che si caratterizza come il problema filosofico fondamentale. Solo attraverso il contatto rappresentativo è possibile giungere ad un rapporto veritativo. La verità, infatti, si dà nel mondo, ma non completamente e non direttamente. La parte conseguibile per via rappresentativa non si mostra nel fenomeno già nella sua autenticità, ma presuppone l'operare distruttivo del concetto, quello strumento intellettuale che smembra la falsa unità con cui si dà il fenomeno, lasciando gli elementi liberi di esporre alla contemplazione la parte di verità che in essi si rappresenta. In questo senso, il concetto è del tutto simile all'allegoria, che a sua volta smembra e distrugge il vivente in una perpetua negazione che, una volta giunta al limite, come negatio negationis si capolge rimandando in appello alla trascendenza. In definitiva, si vede come questi elementi entrino sottotraccia anche nella figura dell'angelo della storia, la figura più affascinante di tutte le 'Tesi sul concetto di storia'. Infatti, in un complesso gioco di rimandi, la tesi IX espone, nel cardine dell'acquerello di Klee, la figura polare dell'angelo della storia, che, sottratto dal concetto all'immanenza del segno allegorico, è colui che incarna la rappresentazione della verità.
Concetto, rappresentazione e allegoria nella teoria della conoscenza di Benjamin
DI VIESTO, LUCA
2013/2014
Abstract
L'Ursprung des deutschen trauerspiel è l'unica opera non composta di frammenti che Benjamin, nell'arco della sua vita, sia riuscito a portare a compimento. Essa fu presentata come tesi di abilitazione alla libera docenza nella Facoltà di Filosofia dell'Università di Francoforte. Il suo rifiuto è tanto celebre quanto poco onorevole. In tale opera, l'obiettivo pirmario di Benjamin era il salvare le potenzialità espressive dell'allegoria, quell'essere contraddistinto da un'ineliminabile polarità tra l'immanenza del segno e la dialettica redentiva. Per fare ciò, però, egli deve confrontarsi con i suoi pensieri più prettamente filosofici, anche al fine di fornire le condizioni di possibilità teoretiche per l'analisi del dramma barocco tedesco. La premessa gnoseologica, famosa per la sua ermetica oscurità ma non incomprensibile, non ha infatti altro scopo che dichiarare quel necessario percorso che la filosofia deve seguire se vuole in qualche modo rapportarsi al vero. Verità che, quando ridotta a mero oggetto di conscenza - come peraltro succedeva negli ambienti accademici coevi a Benjamin -, fugge ogni contatto col soggetto. È infatti la rappresentazione che si caratterizza come il problema filosofico fondamentale. Solo attraverso il contatto rappresentativo è possibile giungere ad un rapporto veritativo. La verità, infatti, si dà nel mondo, ma non completamente e non direttamente. La parte conseguibile per via rappresentativa non si mostra nel fenomeno già nella sua autenticità, ma presuppone l'operare distruttivo del concetto, quello strumento intellettuale che smembra la falsa unità con cui si dà il fenomeno, lasciando gli elementi liberi di esporre alla contemplazione la parte di verità che in essi si rappresenta. In questo senso, il concetto è del tutto simile all'allegoria, che a sua volta smembra e distrugge il vivente in una perpetua negazione che, una volta giunta al limite, come negatio negationis si capolge rimandando in appello alla trascendenza. In definitiva, si vede come questi elementi entrino sottotraccia anche nella figura dell'angelo della storia, la figura più affascinante di tutte le 'Tesi sul concetto di storia'. Infatti, in un complesso gioco di rimandi, la tesi IX espone, nel cardine dell'acquerello di Klee, la figura polare dell'angelo della storia, che, sottratto dal concetto all'immanenza del segno allegorico, è colui che incarna la rappresentazione della verità.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
747106_tesi.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
550.77 kB
Formato
Adobe PDF
|
550.77 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/63151