Spesso si sente parlare di bambini che fanno fatica a leggere, confondono le lettere, non riescono a fare i conti, scrivono male e danno non pochi problemi agli insegnanti che non sanno in che modo agire. Di istinto verrebbe da pensare che questi bambini non si impegnino abbastanza nei compiti e le frasi rivolte loro sono sempre più o meno le stesse: ¿Sei un asino!¿, ¿Sei un testone fai sempre lo stesso errore!¿, ¿Non hai voglia di fare niente, sei un pelandrone!¿, ¿Quando bisogna fare l'intervallo sei il primo ad attivarti, ma quando si deve scrivere o fare attenzione in classe...¿. Negli anni si è scoperto che in realtà questi bambini non sono svogliati o pigri, né tanto meno stupidi, ma hanno un disturbo particolare (anzi specifico) che li porta a percepire in modo differente dal ¿normale¿ le modalità con cui apprendere le diverse abilità scolastiche. Si definiscono specifici perché possono riguardare specificamente abilità come la lettura (dislessia), il calcolo (discalculia) oppure la scrittura (disgrafia e disortografia) e sono stati denominati Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA). Sono un fenomeno sempre più evidente che si sta approfondendo con sempre maggiore interesse in molti campi di studio. Entrando nello specifico della nostra discussione, possiamo notare come educazione e apprendimento siano due termini strettamente connessi tra loro. Le scienze sociologiche, nello specifico la sociologia dell'educazione, cercano di spiegare quali sono quei fattori sociali che influenzano l'apprendimento e la trasmissione di cultura da una generazione all'altra, attraverso quel processo chiamato socializzazione. Questo processo ha lo scopo di trasformare gli individui in «membri effettivi di una collettività, acquisendo i sistemi di significato e i modelli di comportamento in essa consolidati e le abilità e le competenze necessarie a svolgere molteplici ruoli sociali» (Gallino, 2008 p.238). Questo compito viene svolto da varie agenzie di socializzazione: la famiglia, i mass media, il gruppo dei pari e la scuola. In particolare la scuola e il personale scolastico nello specifico (insegnanti e dirigenti) hanno il compito diretto di attuare questo fondamentale processo alla luce, non solo delle loro competenze professionali, ma anche delle norme e delle leggi vigenti nella società di cui fanno parte. Essendo i DSA delle disabilità legate all'acquisizione delle normali abilità scolari, diventa subito evidente come il processo di socializzazione possa venire influenzato negativamente, fino a situazioni estreme in cui il bambino rinuncia per demotivazione o scarsa fiducia in se stesso all'apprendimento facendo fallire il processo dando origine a quel fenomeno che in sociologia viene chiamato devianza. Solo negli ultimi anni nel nostro paese il problema viene affrontato con maggiore sensibilità, tanto che nel 2010 è stata approvata la legge n.170/2010 che riconosce l'esistenza dei DSA e ne definisce le linee guida che l'istituzione scolastica deve attuare per agire nel modo più costruttivo possibile. Come mai allora, alla luce di una legge così avanzata, i ragazzi DSA e le loro famiglie lamentano poca attenzione da parte della scuola ai loro problemi? L'intenzione di questo elaborato è quella di analizzare la percezione, le conoscenze e la formazione che gli insegnanti hanno dei disturbi specifici di apprendimento e come sono soliti trattarli all'interno del loro gruppo classe.
L'istituzione scolastica come agenzia di socializzazione secondaria: uno studio sui DSA
SANDRONI, STEFANO
2013/2014
Abstract
Spesso si sente parlare di bambini che fanno fatica a leggere, confondono le lettere, non riescono a fare i conti, scrivono male e danno non pochi problemi agli insegnanti che non sanno in che modo agire. Di istinto verrebbe da pensare che questi bambini non si impegnino abbastanza nei compiti e le frasi rivolte loro sono sempre più o meno le stesse: ¿Sei un asino!¿, ¿Sei un testone fai sempre lo stesso errore!¿, ¿Non hai voglia di fare niente, sei un pelandrone!¿, ¿Quando bisogna fare l'intervallo sei il primo ad attivarti, ma quando si deve scrivere o fare attenzione in classe...¿. Negli anni si è scoperto che in realtà questi bambini non sono svogliati o pigri, né tanto meno stupidi, ma hanno un disturbo particolare (anzi specifico) che li porta a percepire in modo differente dal ¿normale¿ le modalità con cui apprendere le diverse abilità scolastiche. Si definiscono specifici perché possono riguardare specificamente abilità come la lettura (dislessia), il calcolo (discalculia) oppure la scrittura (disgrafia e disortografia) e sono stati denominati Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA). Sono un fenomeno sempre più evidente che si sta approfondendo con sempre maggiore interesse in molti campi di studio. Entrando nello specifico della nostra discussione, possiamo notare come educazione e apprendimento siano due termini strettamente connessi tra loro. Le scienze sociologiche, nello specifico la sociologia dell'educazione, cercano di spiegare quali sono quei fattori sociali che influenzano l'apprendimento e la trasmissione di cultura da una generazione all'altra, attraverso quel processo chiamato socializzazione. Questo processo ha lo scopo di trasformare gli individui in «membri effettivi di una collettività, acquisendo i sistemi di significato e i modelli di comportamento in essa consolidati e le abilità e le competenze necessarie a svolgere molteplici ruoli sociali» (Gallino, 2008 p.238). Questo compito viene svolto da varie agenzie di socializzazione: la famiglia, i mass media, il gruppo dei pari e la scuola. In particolare la scuola e il personale scolastico nello specifico (insegnanti e dirigenti) hanno il compito diretto di attuare questo fondamentale processo alla luce, non solo delle loro competenze professionali, ma anche delle norme e delle leggi vigenti nella società di cui fanno parte. Essendo i DSA delle disabilità legate all'acquisizione delle normali abilità scolari, diventa subito evidente come il processo di socializzazione possa venire influenzato negativamente, fino a situazioni estreme in cui il bambino rinuncia per demotivazione o scarsa fiducia in se stesso all'apprendimento facendo fallire il processo dando origine a quel fenomeno che in sociologia viene chiamato devianza. Solo negli ultimi anni nel nostro paese il problema viene affrontato con maggiore sensibilità, tanto che nel 2010 è stata approvata la legge n.170/2010 che riconosce l'esistenza dei DSA e ne definisce le linee guida che l'istituzione scolastica deve attuare per agire nel modo più costruttivo possibile. Come mai allora, alla luce di una legge così avanzata, i ragazzi DSA e le loro famiglie lamentano poca attenzione da parte della scuola ai loro problemi? L'intenzione di questo elaborato è quella di analizzare la percezione, le conoscenze e la formazione che gli insegnanti hanno dei disturbi specifici di apprendimento e come sono soliti trattarli all'interno del loro gruppo classe.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
703699_listituzion_scolastica_come_agenzia_di_socializzazione_secondariauno_studio_sui_dsa.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
823.18 kB
Formato
Adobe PDF
|
823.18 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/63123