Da sempre la Penisola balcanica fu zona di passaggio e di transito,punto di ritrovo di popoli e di culture,luogo di incontro tra mondo occidentale e orientale:con il dominio di greci e romani prima,e l'invasione ottomana in seguito,la Bosnia-Erzegovina si trovò immersa in un multiculturalismo che ne segnò la storia.Il Paese fu quasi sempre sotto il controllo di potenze straniere,anche nel periodo austro-ungarico e ciò spinse i popoli slavi a intraprendere un percorso di liberazione nazionale,che si concluse nel 1918,con la nascita del Regno dei Serbi,Croati e Sloveni,formando così quella che venne successivamente chiamata Regno di Jugoslavia e poi Jugoslavia.Alla fine della Seconda guerra mondiale,il partito comunista del maresciallo Josip Broz(Tito),prese le redini del Paese.Riconoscendo il pluralismo nazionale del Paese,riuscì a farsi strada e a ricevere consensi per il suo operato basato sulle parole d'ordine ¿Fratellanza-Unità¿.Con la nascita della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia fu costituita una Federazione di sei Repubbliche e,dal 1974 anche di due Province autonome con un forte potere centrale.L'ambizioso piano di sviluppo portato avanti dal potere comunista,lasciava sì poco spazio ad eventuali movimenti oppositori e nazionalisti,ma riuscì a stabilire un modello industriale efficiente e produttivo (l'autogestione operaia),assicurando a tutta la popolazione il soddisfacimento dei diritti collettivi.Quando poi,alla morte di Tito nel 1980 il sistema iniziò a vacillare,i diversi soggetti politici che fino ad ora erano rimasti lontano dalla scena principale si sentirono liberi di muoversi autonomamente,perseguendo ciascuno i propri interessi.Il Paese si trovò in uno stato di crisi politica,sociale ed economica che consentì la rinascita dei nazionalismi,e l'ascesa di personaggi politici quali Milosević e Tudjman che riuscirono a fomentare l'intolleranza e l'odio nei confronti delle nazionalità diverse dalla propria.Dopo una breve storia della scuola nella BiH,ho cercato di andare a fondo del perché siano presenti tre differenti tipologie di sistemi scolastici (l'¿apartheid¿ erzegovese,le scuole nella Republika Srpska,gli Istituti privati).I muri che dividono non solo fisicamente gli alunni a scuola,ma anche mentalmente,sono tra i più grandi ostacoli a una convivenza dell'intero popolo erzegovese.Il principio delle ¿due scuole sotto lo stesso tetto¿ rende bene l'idea di separazione tra le nazionalità dominanti in BiH:ciascuna interpreta la storia,la religione,la letteratura,la geografia,l'arte e la musica a proprio favore,e a scapito dell'altro,il diverso.Il lavoro dell'insegnante è messo a dura prova dalle logiche assurde della politica,che impone la scelta dei libri di testo,gli argomenti delle materie e che manipola i programmi scolastici.La legislazione propone un curriculum comune per tutte le scuole,ma la politica ha un ruolo più pressante e riesce comunque ad avere la meglio sulle scelte educative.Tutto ciò a scapito dei ragazzi,che continuano a vivere e a crescere secondo un sistema discriminante,privo di una certezza per il futuro e senza regola,concrete premesse alla convivenza.Ponendo delle brevi interviste ad alcuni protagonisti dell'ambiente scolastico della Bosnia-Erzegovina,ho cercato di capire meglio quali siano i ruoli delle figure dell'insegnante e del Dirigente scolastico,quali siano i punti di forza e di debolezza del loro lavoro e di come sia organizzato il sistema scolastico in cui sono inseriti.

L'apartheid scolastico: il caso della Bosnia-Erzegovina

AIMETTA, ILENIA
2013/2014

Abstract

Da sempre la Penisola balcanica fu zona di passaggio e di transito,punto di ritrovo di popoli e di culture,luogo di incontro tra mondo occidentale e orientale:con il dominio di greci e romani prima,e l'invasione ottomana in seguito,la Bosnia-Erzegovina si trovò immersa in un multiculturalismo che ne segnò la storia.Il Paese fu quasi sempre sotto il controllo di potenze straniere,anche nel periodo austro-ungarico e ciò spinse i popoli slavi a intraprendere un percorso di liberazione nazionale,che si concluse nel 1918,con la nascita del Regno dei Serbi,Croati e Sloveni,formando così quella che venne successivamente chiamata Regno di Jugoslavia e poi Jugoslavia.Alla fine della Seconda guerra mondiale,il partito comunista del maresciallo Josip Broz(Tito),prese le redini del Paese.Riconoscendo il pluralismo nazionale del Paese,riuscì a farsi strada e a ricevere consensi per il suo operato basato sulle parole d'ordine ¿Fratellanza-Unità¿.Con la nascita della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia fu costituita una Federazione di sei Repubbliche e,dal 1974 anche di due Province autonome con un forte potere centrale.L'ambizioso piano di sviluppo portato avanti dal potere comunista,lasciava sì poco spazio ad eventuali movimenti oppositori e nazionalisti,ma riuscì a stabilire un modello industriale efficiente e produttivo (l'autogestione operaia),assicurando a tutta la popolazione il soddisfacimento dei diritti collettivi.Quando poi,alla morte di Tito nel 1980 il sistema iniziò a vacillare,i diversi soggetti politici che fino ad ora erano rimasti lontano dalla scena principale si sentirono liberi di muoversi autonomamente,perseguendo ciascuno i propri interessi.Il Paese si trovò in uno stato di crisi politica,sociale ed economica che consentì la rinascita dei nazionalismi,e l'ascesa di personaggi politici quali Milosević e Tudjman che riuscirono a fomentare l'intolleranza e l'odio nei confronti delle nazionalità diverse dalla propria.Dopo una breve storia della scuola nella BiH,ho cercato di andare a fondo del perché siano presenti tre differenti tipologie di sistemi scolastici (l'¿apartheid¿ erzegovese,le scuole nella Republika Srpska,gli Istituti privati).I muri che dividono non solo fisicamente gli alunni a scuola,ma anche mentalmente,sono tra i più grandi ostacoli a una convivenza dell'intero popolo erzegovese.Il principio delle ¿due scuole sotto lo stesso tetto¿ rende bene l'idea di separazione tra le nazionalità dominanti in BiH:ciascuna interpreta la storia,la religione,la letteratura,la geografia,l'arte e la musica a proprio favore,e a scapito dell'altro,il diverso.Il lavoro dell'insegnante è messo a dura prova dalle logiche assurde della politica,che impone la scelta dei libri di testo,gli argomenti delle materie e che manipola i programmi scolastici.La legislazione propone un curriculum comune per tutte le scuole,ma la politica ha un ruolo più pressante e riesce comunque ad avere la meglio sulle scelte educative.Tutto ciò a scapito dei ragazzi,che continuano a vivere e a crescere secondo un sistema discriminante,privo di una certezza per il futuro e senza regola,concrete premesse alla convivenza.Ponendo delle brevi interviste ad alcuni protagonisti dell'ambiente scolastico della Bosnia-Erzegovina,ho cercato di capire meglio quali siano i ruoli delle figure dell'insegnante e del Dirigente scolastico,quali siano i punti di forza e di debolezza del loro lavoro e di come sia organizzato il sistema scolastico in cui sono inseriti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/63079