Understanding the nature of locality during the digital age is becoming increasingly complex. This thesis have the purpose, by the analysis of Arjun Appadurai's work in Modernity at Large (1996) and The Future as Cultural Fact (2013), to show this concept in its complexity. The intention is to demonstrate how Appadurai went beyond the mere critic of the notion of locality preserved by the common sense and the national state, showing the central role played by the imagination in the production of locality. The use of the imagination in the social pratice is a consequence of the postmodern condition and the progressive cancellation of the borders between images and reality, as described in authors such as James Cliford and Walter Benjamin. I will show how Appadurai, as Giles Deluze, tried to see in the Deterritorialized condition of contemporaneity new expressive potentialities that will act not just inside locality, but in the production of locality itself, confronting with some critic voices such as Benedict Anderson's Imagined Communities (1983).
Con l'avvento dell'era digitale stabilire la natura della località diventa sempre più complesso. Attraverso un'analisi dell'opera di Arjun Appadurai, in particolare Modernità in Polvere (2001) e The Future as Cultural Fact (2013) questa tesi si propone di esplorare questo concetto nella sua problematicità. Lo scopo è quello di dimostrare come Appadurai non si limiti a fornirci una critica alla semplice nozione che il senso comune e lo stato nazionale hanno della località, ma piuttosto cerchi di mettere in luce il ruolo centrale assunto dall'immaginazione nel processo della sua produzione. L'impiego dell'immaginazione nella pratica sociale si presenta come un carattere inedito della condizione postmoderna, ed è reso possibile dal venir meno di quelle barriere che separavano l'immagine dalla realtà, come descritto da autori come James Clifford e Walter Benjamin. Attraverso un confronto con testi critici come Comunità Immaginate (1996) di Benedict Anderson arriverò a mostrare come Appadurai si avvicini a Giles Deleuze nel riconoscere nella condizione deterritorializzata della contemporaneità nuove potenzialità espressive che si esercitino non più solo all'interno, ma nella produzione stessa, della località.
Identità e Immaginazione in Appadurai
GANDINO, MARCO
2014/2015
Abstract
Con l'avvento dell'era digitale stabilire la natura della località diventa sempre più complesso. Attraverso un'analisi dell'opera di Arjun Appadurai, in particolare Modernità in Polvere (2001) e The Future as Cultural Fact (2013) questa tesi si propone di esplorare questo concetto nella sua problematicità. Lo scopo è quello di dimostrare come Appadurai non si limiti a fornirci una critica alla semplice nozione che il senso comune e lo stato nazionale hanno della località, ma piuttosto cerchi di mettere in luce il ruolo centrale assunto dall'immaginazione nel processo della sua produzione. L'impiego dell'immaginazione nella pratica sociale si presenta come un carattere inedito della condizione postmoderna, ed è reso possibile dal venir meno di quelle barriere che separavano l'immagine dalla realtà, come descritto da autori come James Clifford e Walter Benjamin. Attraverso un confronto con testi critici come Comunità Immaginate (1996) di Benedict Anderson arriverò a mostrare come Appadurai si avvicini a Giles Deleuze nel riconoscere nella condizione deterritorializzata della contemporaneità nuove potenzialità espressive che si esercitino non più solo all'interno, ma nella produzione stessa, della località.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/63047