Per i pazienti con Sindrome Coronarica Acuta (SCA) si ricorre frequentemente ad una terapia invasiva con angioplastica coronarica, tecnica grazie alla quale è possibile dilatare un ramo coronarico occluso mediante l'uso di un catetere a palloncino. Per ridurre gli eventi ischemici prima, dopo e durante questo tipo di intervento non chirurgico, vengono utilizzati dei farmaci anticoagulanti. Due fra questi farmaci sono l'abciximab e la bivalirudina: il primo, sempre associato in terapia ad eparina non frazionata, è un potente antiaggregante piastrinico inibitore della glicoproteina IIb/IIIa (GP IIb/IIIa), una integrina presente sulla superficie delle piastrine, il secondo è invece un polipeptide sintetico, derivato dall'irudina, anticoagulante inibitore diretto della trombina. Attraverso l'analisi di vari studi si è voluto quindi comparare l'uso della bivalirudina rispetto alla terapia anticoagulante con abciximab più eparina non frazionata, dal punto di vista di efficacia, sicurezza e farmaco-economia. Secondo i risultati dei trial considerati la bivalirudina si dimostra non inferiore ad abciximab più eparina non frazionata sul fronte dell'efficacia ma nettamente superiore per ciò che riguarda la sicurezza, si ritrova inoltre ad essere un'alternativa più vantaggiosa per ciò che riguarda l'aspetto economico venendo a costare infatti la metà di abciximab. Si può dunque concludere che sia dal punto di vista del SSN e delle ASL che da quello del paziente la bivalirudina rappresenta una scelta valida e vantaggiosa rispetto ad abciximab addizionata con eparina non frazionata in pazienti con SCA sottoposti ad angioplastica coronarica.

confronto tra abciximab e bivalirudina in pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica

BARBINI, ERMANNO
2013/2014

Abstract

Per i pazienti con Sindrome Coronarica Acuta (SCA) si ricorre frequentemente ad una terapia invasiva con angioplastica coronarica, tecnica grazie alla quale è possibile dilatare un ramo coronarico occluso mediante l'uso di un catetere a palloncino. Per ridurre gli eventi ischemici prima, dopo e durante questo tipo di intervento non chirurgico, vengono utilizzati dei farmaci anticoagulanti. Due fra questi farmaci sono l'abciximab e la bivalirudina: il primo, sempre associato in terapia ad eparina non frazionata, è un potente antiaggregante piastrinico inibitore della glicoproteina IIb/IIIa (GP IIb/IIIa), una integrina presente sulla superficie delle piastrine, il secondo è invece un polipeptide sintetico, derivato dall'irudina, anticoagulante inibitore diretto della trombina. Attraverso l'analisi di vari studi si è voluto quindi comparare l'uso della bivalirudina rispetto alla terapia anticoagulante con abciximab più eparina non frazionata, dal punto di vista di efficacia, sicurezza e farmaco-economia. Secondo i risultati dei trial considerati la bivalirudina si dimostra non inferiore ad abciximab più eparina non frazionata sul fronte dell'efficacia ma nettamente superiore per ciò che riguarda la sicurezza, si ritrova inoltre ad essere un'alternativa più vantaggiosa per ciò che riguarda l'aspetto economico venendo a costare infatti la metà di abciximab. Si può dunque concludere che sia dal punto di vista del SSN e delle ASL che da quello del paziente la bivalirudina rappresenta una scelta valida e vantaggiosa rispetto ad abciximab addizionata con eparina non frazionata in pazienti con SCA sottoposti ad angioplastica coronarica.
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