Traditional agricultural management in Northern Italy has deeply transformed the landscape in the last centuries, particularly on plain areas where the anthropic pressure has been higher. Moreover, the introduction of exotic alien plant and animal species has a marked impact on natural habitats and biodiversity. These changes have also determined a significant reduction of forested areas and an increase in habitat fragmentation. Riparian zones are important ecological corridors for plant species and wildlife and their maintenance is a target of land management. Since 1984, land managers of the Lame del Sesia Protected Area (Nature 2000 code: IT 1120010) started a reforestation program in riparian zones with the objective to increase ecological connectivity among the habitat of interests of the Nature Reserve. Along years, autochthonous shrub and tree species were planted using different planting schemes, and several interventions were implemented to protect planted trees against alien species competition and local or exotic rodents. The present study aims at documenting the terrific effort carried out by the park personnel in the last thirty years. Furthermore, it has the objective to assess the effectiveness of actions implemented to restore ecological values of the area by quantitative indicators (e.g., forest cover). An analysis of land use changes before and after the restoration program was carried out by photo interpretation. Dendrological parameters and vegetation composition were analyzed to assess shrub and tree mortality, growth and alien species competition, respectively. Results depended mainly on shrub and tree species planted. Some species displayed a high rate of mortality and a low growth rate. Other species allowed to restore the vegetation cover with species characteristic of riparian zones.
La gestione agricola tradizionale ha determinato, nel corso dei secoli, profonde trasformazioni a discapito soprattutto degli ambienti planiziali dove la pressione antropica è stata maggiore. Inoltre l'introduzione, più o meno accidentale, di specie esotiche animali e vegetali, ha causato un forte squilibrio nei delicati habitat naturali. Questo forte impatto sul territorio, oltre ad aver causato una modifica del paesaggio, ha anche determinato una drastica diminuzione delle formazioni forestali con conseguente frammentazione di habitat naturali e riduzione della connettività tra questi. Nel processo di recupero ecologico di questa situazione, le fasce fluviali rappresentano elementi fondamentali costituendo infatti gli assi portanti delle reti ecologiche in grado di garantire il flusso potenziale tra le diverse core areas. A partire dal 1984, nell'area protetta piemontese del Parco Lame del Sesia, il personale in servizio ha avviato un'azione, per lo più volontaria, di imboschimento di superfici non forestali nel tentativo di rafforzare e garantire le connessioni tra reti ecologiche. Un primo obiettivo di questa ricerca si è iniziato a perseguire partendo da un'analisi dell'uso del suolo, tramite un confronto tra fotogrammi aerei storici antecedenti l'epoca d'intervento, e tramite un'analisi basata su parametri dendrometrici e vegetazionali al fine di valutare gli accrescimenti delle varie specie arboree e arbustive utilizzate e l'impatto delle specie infestanti. Sono stati analizzati 25 impianti realizzati tra il 1984 e il 2014, per ognuno di essi si è proceduto ad effettuare i seguenti rilievi: georeferenziazione e delimitazione dei confini, definizione delle specie arboree e arbustive utilizzate, misurazione dei principali parametri dendrometrici, stima del tasso di mortalità e presenza di eventuali danni provocati dalla fauna selvatica. Inoltre è stata valutata l'incidenza delle principali specie invasive all'interno di ogni rimboschimento. I risultati ottenuti evidenziano un impiego quantitativamente maggiore di specie a portamento arboreo, delle quali Farnia, Frassino, e Acero campestre sono state quelle riscontrate con maggiore frequenza. L'età media dei popolamenti è stata stimata ipotizzando l'utilizzo di piante di 2 anni al momento della messa a dimora. I risultati sono stati suddivisi in tre classi di età, il 62,1% dei rimboschimenti risultano composti da piante con età inferiore a 10 anni, il 20,7% con età compresa tra i 10 e i 20 anni e il 17,2% con età a superiore a 20 anni. Analizzando le altezze delle principali specie arboree utilizzate, emerge come alcune specie abbiano reagito meglio dimostrando incrementi maggiori. Tra queste spicca il pioppo bianco. I risultati evidenziano in alcuni casi una forte mortalità e/o un basso tasso di accrescimento soprattutto a carico di alcune specie, determinando il non raggiungimento degli obiettivi ecologici. In altri casi invece la trasformazione a superficie forestale ha dato esiti positivi con un buon grado di copertura. Nel complesso si è stimato un tasso di mortalità pari al 25%. I risultati ottenuti dal confronto delle immagini aeree hanno messo in evidenza un aumento della superficie forestale. In conclusione, l'attività svolta negli ultimi trent'anni dall'Ente ha portato la riaffermazione degli ambienti naturali del Parco.
Valutazione di interventi di ripristino ecologico nel Parco delle Lame del Sesia e nella riserva speciale della Garzaia di Carisio
PIVA, FEDERICO
2013/2014
Abstract
La gestione agricola tradizionale ha determinato, nel corso dei secoli, profonde trasformazioni a discapito soprattutto degli ambienti planiziali dove la pressione antropica è stata maggiore. Inoltre l'introduzione, più o meno accidentale, di specie esotiche animali e vegetali, ha causato un forte squilibrio nei delicati habitat naturali. Questo forte impatto sul territorio, oltre ad aver causato una modifica del paesaggio, ha anche determinato una drastica diminuzione delle formazioni forestali con conseguente frammentazione di habitat naturali e riduzione della connettività tra questi. Nel processo di recupero ecologico di questa situazione, le fasce fluviali rappresentano elementi fondamentali costituendo infatti gli assi portanti delle reti ecologiche in grado di garantire il flusso potenziale tra le diverse core areas. A partire dal 1984, nell'area protetta piemontese del Parco Lame del Sesia, il personale in servizio ha avviato un'azione, per lo più volontaria, di imboschimento di superfici non forestali nel tentativo di rafforzare e garantire le connessioni tra reti ecologiche. Un primo obiettivo di questa ricerca si è iniziato a perseguire partendo da un'analisi dell'uso del suolo, tramite un confronto tra fotogrammi aerei storici antecedenti l'epoca d'intervento, e tramite un'analisi basata su parametri dendrometrici e vegetazionali al fine di valutare gli accrescimenti delle varie specie arboree e arbustive utilizzate e l'impatto delle specie infestanti. Sono stati analizzati 25 impianti realizzati tra il 1984 e il 2014, per ognuno di essi si è proceduto ad effettuare i seguenti rilievi: georeferenziazione e delimitazione dei confini, definizione delle specie arboree e arbustive utilizzate, misurazione dei principali parametri dendrometrici, stima del tasso di mortalità e presenza di eventuali danni provocati dalla fauna selvatica. Inoltre è stata valutata l'incidenza delle principali specie invasive all'interno di ogni rimboschimento. I risultati ottenuti evidenziano un impiego quantitativamente maggiore di specie a portamento arboreo, delle quali Farnia, Frassino, e Acero campestre sono state quelle riscontrate con maggiore frequenza. L'età media dei popolamenti è stata stimata ipotizzando l'utilizzo di piante di 2 anni al momento della messa a dimora. I risultati sono stati suddivisi in tre classi di età, il 62,1% dei rimboschimenti risultano composti da piante con età inferiore a 10 anni, il 20,7% con età compresa tra i 10 e i 20 anni e il 17,2% con età a superiore a 20 anni. Analizzando le altezze delle principali specie arboree utilizzate, emerge come alcune specie abbiano reagito meglio dimostrando incrementi maggiori. Tra queste spicca il pioppo bianco. I risultati evidenziano in alcuni casi una forte mortalità e/o un basso tasso di accrescimento soprattutto a carico di alcune specie, determinando il non raggiungimento degli obiettivi ecologici. In altri casi invece la trasformazione a superficie forestale ha dato esiti positivi con un buon grado di copertura. Nel complesso si è stimato un tasso di mortalità pari al 25%. I risultati ottenuti dal confronto delle immagini aeree hanno messo in evidenza un aumento della superficie forestale. In conclusione, l'attività svolta negli ultimi trent'anni dall'Ente ha portato la riaffermazione degli ambienti naturali del Parco.File | Dimensione | Formato | |
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