Il fenomeno del crowdfunding rappresenta un vento di innovazione nel quadro delle mo- dalità di finanziamento personali, di progetto e d'impresa. Non solo perché permette di allocare il rischio su una mirade di piccoli investitori, il cui esborso risulterà di piccola entità sul totale della somma, ma soprattutto perchè è in grado di cogliere aspetti interamente sconsciuti al settore: oltre a permette anche di ottenere suggerimenti, consigli, ed effet- tuare degli updgrade, offre la possibilità di ottenere una validazione collettiva, di con- frontarsi con il mercato, prima che il progetto venga effettivamente realizzato. Ciò è possibile grazie alla rete che offre la possibilità di entrare in contatto con i progetti e in- vestirvi in maniera del tutto telematica, perciò istantanea, e di sfruttare il proprio network di ¿legami deboli¿ per ottenere maggiore visibilità. Il risultato di questo processo porterà a ritenere che l'investimento in un progetto pubblicato su di una piattaforma di crowd- funding non venga effettuato in vista di un ritorno economico, bensì perché l'investitore crede nell'utilità e nel futuro dell'idea. Per capire quali sìano le potenzialità del crowdfunding è stato utile effettuare un confronto con gli altri Paesi dell'Unione Europea, da cui è emerso che il nostro Paese non ha reagito in linea con gli altri membri al fenomeno in esame. In particolare la principale differenza con la Germania è che l'associazione tedesca per l'e-commerce, organismo di portata nazionale, ha lanciato una piattaforma ¿ufficiale¿, sintomo di una presa di coscienza nei confronti di un fenomeno in crescita, mentre in Italia l'associazione ICN - Italian Crowd- funding Network - ottiene scarsi visibilità e riconoscimento. La Svizzera ha conosciuto il crowdfunding soltanto nel 2012, ma già al suo primo anno di attività ha raccolto una cifra superiore a quanto raccolto dal modello reward-based in Italia dalla sua nascita. Non è nemmeno possibile paragonare il bel Paese all'Inghilterra, nella quale un solo progetto reward-based ha raccolto una cifra equivalente a tutti i progetti reward-based mai lanciati in Italia, oltre il milione di euro. In Italia, però, qualcosa ha effettivamente cominciato a funzionare: è il lending-based crowd- funding, modello di raccolta adottato soltanto da 2 piattaforme in tutta la penisola sulle 54 prsenti, ma capace di creare un valore 23 volte superiore al cugino reward-based, racco- gliendo oltre 23 milioni di euro. Tale ambito è però il più lontano dall'innovazione portata dal crowdfunding ed è regolato dagli stessi principi del prestito di denaro tradizionale. I modelli di raccoltà più innovativi, quali reward, donation e equity, sono scelti dalla maggior parte delle piattaforme, ma tutti e tre insieme non hanno raccolto che l'8% del totale delle somme investite nel crowdfunding in Italia. E' un risultato minimo se si considera che il numero delle piattaforme cresce molto rapidamente, triplicandosi nel corso del 2013, che può essere spiegato dalla tendenza, tutta italiana, a non credere nel progetto altrui, ma a desiderare soltanto un ritorno economico nel breve periodo, oltre che dagli ostacoli, che riguardano solamente il modello equity-based, posti dalla normativa recentemente introdotta.
Il mercato e la regolamentazione del crowdfunding in Italia: esame di un caso studio in Piemonte.
PAGLIASSO, MAURO
2013/2014
Abstract
Il fenomeno del crowdfunding rappresenta un vento di innovazione nel quadro delle mo- dalità di finanziamento personali, di progetto e d'impresa. Non solo perché permette di allocare il rischio su una mirade di piccoli investitori, il cui esborso risulterà di piccola entità sul totale della somma, ma soprattutto perchè è in grado di cogliere aspetti interamente sconsciuti al settore: oltre a permette anche di ottenere suggerimenti, consigli, ed effet- tuare degli updgrade, offre la possibilità di ottenere una validazione collettiva, di con- frontarsi con il mercato, prima che il progetto venga effettivamente realizzato. Ciò è possibile grazie alla rete che offre la possibilità di entrare in contatto con i progetti e in- vestirvi in maniera del tutto telematica, perciò istantanea, e di sfruttare il proprio network di ¿legami deboli¿ per ottenere maggiore visibilità. Il risultato di questo processo porterà a ritenere che l'investimento in un progetto pubblicato su di una piattaforma di crowd- funding non venga effettuato in vista di un ritorno economico, bensì perché l'investitore crede nell'utilità e nel futuro dell'idea. Per capire quali sìano le potenzialità del crowdfunding è stato utile effettuare un confronto con gli altri Paesi dell'Unione Europea, da cui è emerso che il nostro Paese non ha reagito in linea con gli altri membri al fenomeno in esame. In particolare la principale differenza con la Germania è che l'associazione tedesca per l'e-commerce, organismo di portata nazionale, ha lanciato una piattaforma ¿ufficiale¿, sintomo di una presa di coscienza nei confronti di un fenomeno in crescita, mentre in Italia l'associazione ICN - Italian Crowd- funding Network - ottiene scarsi visibilità e riconoscimento. La Svizzera ha conosciuto il crowdfunding soltanto nel 2012, ma già al suo primo anno di attività ha raccolto una cifra superiore a quanto raccolto dal modello reward-based in Italia dalla sua nascita. Non è nemmeno possibile paragonare il bel Paese all'Inghilterra, nella quale un solo progetto reward-based ha raccolto una cifra equivalente a tutti i progetti reward-based mai lanciati in Italia, oltre il milione di euro. In Italia, però, qualcosa ha effettivamente cominciato a funzionare: è il lending-based crowd- funding, modello di raccolta adottato soltanto da 2 piattaforme in tutta la penisola sulle 54 prsenti, ma capace di creare un valore 23 volte superiore al cugino reward-based, racco- gliendo oltre 23 milioni di euro. Tale ambito è però il più lontano dall'innovazione portata dal crowdfunding ed è regolato dagli stessi principi del prestito di denaro tradizionale. I modelli di raccoltà più innovativi, quali reward, donation e equity, sono scelti dalla maggior parte delle piattaforme, ma tutti e tre insieme non hanno raccolto che l'8% del totale delle somme investite nel crowdfunding in Italia. E' un risultato minimo se si considera che il numero delle piattaforme cresce molto rapidamente, triplicandosi nel corso del 2013, che può essere spiegato dalla tendenza, tutta italiana, a non credere nel progetto altrui, ma a desiderare soltanto un ritorno economico nel breve periodo, oltre che dagli ostacoli, che riguardano solamente il modello equity-based, posti dalla normativa recentemente introdotta.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/62787