Le condizioni attuali di molti rimboschimenti nel territorio nazionale richiamano l'attenzione sulle loro modalità di progetto e attuazione, ma soprattutto sulle possibilità di gestione odierna, quando questa sia possibile e razionalmente utile. Nella maggior parte dei casi questi impianti sono stati realizzati con un investimento sufficiente a garantire le prime fasi di lavorazione ma non le successive, necessarie in un popolamento artificiale, per cui ci si ritrova spesso con soprassuoli la cui evoluzione non segue le dinamiche naturali. Si stima che la superficie interessata dai diversi programmi di rimboschimento ammonti a un milione di ettari (La Marca, 1998; Mercurio, 2003), circa il 10% della superficie forestale nazionale, stimata in 10.467.533 ha. In particolare, in ambiente montano più che planiziale, molti rimboschimenti presentano problemi interni al popolamento, se non sono addirittura dannosi per l'ecosistema. È il caso di impianti realizzati senza tener presente alcune importanti considerazioni come la scelta delle specie : specie alloctone, o non adatte alla cenosi, alle condizioni stazionali, al piano altitudinale o alla fascia climatica. Dall'osservazione di queste situazioni nasce l'idea di una gestione mirata alla rinaturalizzazione dei rimboschimenti, ovvero la gestione selvicolturale, in varie forme, mirata al ripristino di una condizione detta ¿naturale¿. Il concetto di sistema ¿naturale¿fa riferimento ad un sistema biologico in cui l'intervento umano non modifichi i meccanismi che caratterizzano un modello di riferimento esente dall'attività antropica. Sono state esaminate le criticità esistenti in questi impianti, i quali possono mostrare evidenti segni di stress a livello di popolamento, elevata esposizione a disturbi naturali, depauperamento dei suoli, perdita di biodiversità e molte altre, dirette o indirette. Sono stati poi analizzati gli aspetti concettuali della rinaturalizzazione, così come ideati dalla Professoressa Susanna Nocentini. Infine sono riportati diversi casi studio, il primo analizza con differenti metodologie le potenzialità di rinaturalizzazione di piantagioni di abete rosso in Norvegia; è poi esaminato un particolare caso riguardante un rimboschimento di protezione situato nel piano subalpino e i restanti casi studio considerano interventi colturali sperimentali in situazioni differenti, dall'Appennino calabrese alle Alpi piemontesi. Dall'analisi dei diversi casi di studio e dalle teorie di Susanna Nocentini emerge come la rinaturalizzazione sia fondamentalmente un modo per operare in armonia con i meccanismi naturali, favorendoli e non lottando contro di essi, e di gestione sostenibile, economicamente ed ecologicamente, del patrimonio forestale.

Rinaturalizzazione dei rimboschimenti artificiali in Italia

BUNINO, DAVIDE
2013/2014

Abstract

Le condizioni attuali di molti rimboschimenti nel territorio nazionale richiamano l'attenzione sulle loro modalità di progetto e attuazione, ma soprattutto sulle possibilità di gestione odierna, quando questa sia possibile e razionalmente utile. Nella maggior parte dei casi questi impianti sono stati realizzati con un investimento sufficiente a garantire le prime fasi di lavorazione ma non le successive, necessarie in un popolamento artificiale, per cui ci si ritrova spesso con soprassuoli la cui evoluzione non segue le dinamiche naturali. Si stima che la superficie interessata dai diversi programmi di rimboschimento ammonti a un milione di ettari (La Marca, 1998; Mercurio, 2003), circa il 10% della superficie forestale nazionale, stimata in 10.467.533 ha. In particolare, in ambiente montano più che planiziale, molti rimboschimenti presentano problemi interni al popolamento, se non sono addirittura dannosi per l'ecosistema. È il caso di impianti realizzati senza tener presente alcune importanti considerazioni come la scelta delle specie : specie alloctone, o non adatte alla cenosi, alle condizioni stazionali, al piano altitudinale o alla fascia climatica. Dall'osservazione di queste situazioni nasce l'idea di una gestione mirata alla rinaturalizzazione dei rimboschimenti, ovvero la gestione selvicolturale, in varie forme, mirata al ripristino di una condizione detta ¿naturale¿. Il concetto di sistema ¿naturale¿fa riferimento ad un sistema biologico in cui l'intervento umano non modifichi i meccanismi che caratterizzano un modello di riferimento esente dall'attività antropica. Sono state esaminate le criticità esistenti in questi impianti, i quali possono mostrare evidenti segni di stress a livello di popolamento, elevata esposizione a disturbi naturali, depauperamento dei suoli, perdita di biodiversità e molte altre, dirette o indirette. Sono stati poi analizzati gli aspetti concettuali della rinaturalizzazione, così come ideati dalla Professoressa Susanna Nocentini. Infine sono riportati diversi casi studio, il primo analizza con differenti metodologie le potenzialità di rinaturalizzazione di piantagioni di abete rosso in Norvegia; è poi esaminato un particolare caso riguardante un rimboschimento di protezione situato nel piano subalpino e i restanti casi studio considerano interventi colturali sperimentali in situazioni differenti, dall'Appennino calabrese alle Alpi piemontesi. Dall'analisi dei diversi casi di studio e dalle teorie di Susanna Nocentini emerge come la rinaturalizzazione sia fondamentalmente un modo per operare in armonia con i meccanismi naturali, favorendoli e non lottando contro di essi, e di gestione sostenibile, economicamente ed ecologicamente, del patrimonio forestale.
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