Monte San Giorgio is one of the protected areas of the Province of Torino from 2004 and covers about 380 hectares, up to an altitude of 837m above sea level. During the last century on its slopes it was made a lot of reforestations of exotic species, to solve the environmental degradation and hydrogeological instability. The reforestations have reached its objectives against the water regulation and instability, but represent exotic formations little suitable to play a naturalistic role in a natural park. For these reasons, one of the goals of the new forest management plan is the gradual replacement of conifer plantations with native species typical of the mixed deciduous forests.Thanks to the collaboration between the Province of Torino, the City of Piossasco and the Department of Agriculture, Forestry and Food of the University of Torino, it was possible to start an experimental project of renaturalization of a Black Pine forest, thinned-out in 2012 by the Region. The research aims to facilitate and accelerate a succession toward a broadleaves mixed forest, more important from a naturalistic point of view and less flammable. Furthermore, an increase of the structural and biological diversity makes the forest more stable and efficient from the ecological point of view. In particular, starting from six different species, the experimental project aims to identify which of these are more suitable to the climatic and ecological characteristics of this ecosystem and what are the optimal light conditions for their growth. To achieve this objectives we realized of a sub-planting of 300 saplings, belonging to six native tree species: 50 hornbeams; 50 birches; 50 sycamore maples; 50 whitebeams; 50 ashes; 50 lindens. The experiment design has consisted in identifying 50 sites potentially favorable to the renewal, but with different light conditions on the ground. Then, it was positioned one sapling for each species in the neighborhood of each point, for a total of six saplings. During this first growing season it was monitored the growth in height and plant health of each individual planted trees and it was collected all the useful information to this study: presence of a competitor for light and nutrients, elevation, exposure, type of coverage of the soil and crown cover. Then, the analysis of the data collected aimed to identify which factors might have played an important role on the rooting of the planting. It was found a significant impact of the damages from ungulates on the growth of the plants, in particular related regarding to the browsing of the apical jets. Furthermore, the growth of plants was different depending on the species, probably because of the different ecological requirements. There were no marked differences in light conditions on the ground, due to the high homogeneity of the population. However, overall the planting has been successful, because it has registered an increase in positive height and a low mortality for all species. In the next years could be useful to test treatments that provide a gradual thinning of the pine forest, at the same time it will be important to protect the planting by fire prevention treatments. Finally, it would be desirable to continue to monitor the growth of the planting in the next growing season to provide additional technical informations useful for similar actions of renaturalization of artificial pine forests.
Il Monte San Giorgio fa parte delle aree protette della Provincia di Torino dal 2004 e si estende per circa 380 ettari, fino ad un'altitudine di 837m s.l.m. Nel corso del secolo scorso sulle sue pendici sono stati realizzati molti rimboschimenti di specie esotiche per far fronte al degrado ambientale e al dissesto idrogeologico. I rimboschimenti hanno raggiunto gli obiettivi prefissati nei confronti della regimazione delle acque e dei dissesti ma rappresentano delle formazioni esotiche poco adeguate a svolgere un ruolo naturalistico all'interno di un Parco naturale. Per questi motivi gli indirizzi del nuovo piano di gestione forestale prevedono una graduale sostituzione dei rimboschimenti con specie spontanee tipiche dei boschi misti di latifoglie. Grazie alla collaborazione tra la Provincia di Torino, il Comune di Piossasco e il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell'Università di Torino, è stato possibile avviare un progetto sperimentale di rinaturalizzazione di una pineta di Pino Nero, diradata nel 2012 dalla Regione. La ricerca ha come obiettivo favorire e accelerare una successione verso un bosco misto di latifoglie, più importante dal punto di vista naturalistico e meno infiammabile. In particolare, partendo da sei specie diverse, il progetto sperimentale mira ad individuare quali fra esse risultano più idonee alle caratteristiche ecologiche e climatiche di questo ecosistema e quali sono le condizioni di luce ottimali per la loro crescita. A questo proposito si è realizzato un sottoimpianto di 300 piantine, appartenenti a sei specie autoctone: 50 carpini bianchi; 50 betulle; 50 aceri di monte; 50 sorbi montani; 50 frassini; 50 tigli selvatici. Il metodo utilizzato è consistito nell'individuazione di 50 siti potenzialmente favorevoli alla rinnovazione, ma che presentano diverse condizioni di luce al suolo. Successivamente è stata posizionata una piantina per specie nell'intorno di ogni punto, per un totale di sei piantine. Nel corso di questa prima stagione vegetativa si è monitorata la crescita in altezza e lo stato fitosanitario delle singole piantine e si sono raccolte tutte le informazioni utili all'indagine: presenza di un competitore per luce e nutrienti, quota, esposizione, tipo di copertura del suolo e copertura delle chiome. Successivamente si è proceduto con l'analisi dei dati per individuare quali fattori possano aver avuto un ruolo rilevante sull'attecchimento dell'impianto. È emerso un impatto significativo dei danni da ungulati sull'accrescimento delle piante, in particolare per quanto concerne la brucatura dei getti apicali. Inoltre, la crescita delle piante è stata diversa in funzione della specie, probabilmente a causa delle diverse esigenze ecologiche. Non si sono evidenziate delle marcate differenze nelle condizioni di luce al suolo, a causa dell'elevata omogeneità del popolamento. Tuttavia, complessivamente l'impianto ha avuto successo, poiché ha registrato un accrescimento in altezza positivo e una bassa mortalità per tutte le specie. Nei prossimi anni potrebbe essere utile testare trattamenti che prevedano un graduale diradamento della pineta, allo stesso tempo sarà importante proteggere l'impianto attraverso delle pratiche di selvicoltura preventiva antincendi. Infine, sarebbe auspicabile continuare a monitorare la crescita dell'impianto nelle prossime stagioni vegetative per fornire ulteriori indicazioni tecniche utili per interventi analoghi di rinaturalizzazione di pinete artificiali.
RINATURALIZZAZIONE DI RIMBOSCHIMENTI DI PINO NERO NEL PARCO NATURALE DEL MONTE SAN GIORGIO (TO)
DEMARIA, VALENTINA
2013/2014
Abstract
Il Monte San Giorgio fa parte delle aree protette della Provincia di Torino dal 2004 e si estende per circa 380 ettari, fino ad un'altitudine di 837m s.l.m. Nel corso del secolo scorso sulle sue pendici sono stati realizzati molti rimboschimenti di specie esotiche per far fronte al degrado ambientale e al dissesto idrogeologico. I rimboschimenti hanno raggiunto gli obiettivi prefissati nei confronti della regimazione delle acque e dei dissesti ma rappresentano delle formazioni esotiche poco adeguate a svolgere un ruolo naturalistico all'interno di un Parco naturale. Per questi motivi gli indirizzi del nuovo piano di gestione forestale prevedono una graduale sostituzione dei rimboschimenti con specie spontanee tipiche dei boschi misti di latifoglie. Grazie alla collaborazione tra la Provincia di Torino, il Comune di Piossasco e il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell'Università di Torino, è stato possibile avviare un progetto sperimentale di rinaturalizzazione di una pineta di Pino Nero, diradata nel 2012 dalla Regione. La ricerca ha come obiettivo favorire e accelerare una successione verso un bosco misto di latifoglie, più importante dal punto di vista naturalistico e meno infiammabile. In particolare, partendo da sei specie diverse, il progetto sperimentale mira ad individuare quali fra esse risultano più idonee alle caratteristiche ecologiche e climatiche di questo ecosistema e quali sono le condizioni di luce ottimali per la loro crescita. A questo proposito si è realizzato un sottoimpianto di 300 piantine, appartenenti a sei specie autoctone: 50 carpini bianchi; 50 betulle; 50 aceri di monte; 50 sorbi montani; 50 frassini; 50 tigli selvatici. Il metodo utilizzato è consistito nell'individuazione di 50 siti potenzialmente favorevoli alla rinnovazione, ma che presentano diverse condizioni di luce al suolo. Successivamente è stata posizionata una piantina per specie nell'intorno di ogni punto, per un totale di sei piantine. Nel corso di questa prima stagione vegetativa si è monitorata la crescita in altezza e lo stato fitosanitario delle singole piantine e si sono raccolte tutte le informazioni utili all'indagine: presenza di un competitore per luce e nutrienti, quota, esposizione, tipo di copertura del suolo e copertura delle chiome. Successivamente si è proceduto con l'analisi dei dati per individuare quali fattori possano aver avuto un ruolo rilevante sull'attecchimento dell'impianto. È emerso un impatto significativo dei danni da ungulati sull'accrescimento delle piante, in particolare per quanto concerne la brucatura dei getti apicali. Inoltre, la crescita delle piante è stata diversa in funzione della specie, probabilmente a causa delle diverse esigenze ecologiche. Non si sono evidenziate delle marcate differenze nelle condizioni di luce al suolo, a causa dell'elevata omogeneità del popolamento. Tuttavia, complessivamente l'impianto ha avuto successo, poiché ha registrato un accrescimento in altezza positivo e una bassa mortalità per tutte le specie. Nei prossimi anni potrebbe essere utile testare trattamenti che prevedano un graduale diradamento della pineta, allo stesso tempo sarà importante proteggere l'impianto attraverso delle pratiche di selvicoltura preventiva antincendi. Infine, sarebbe auspicabile continuare a monitorare la crescita dell'impianto nelle prossime stagioni vegetative per fornire ulteriori indicazioni tecniche utili per interventi analoghi di rinaturalizzazione di pinete artificiali.File | Dimensione | Formato | |
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