With this research we wanted to make a contribution to the studies on the interests of collectable British resident in Rome during the Grand Tour in the late Eighteenth Century, focusing on one of the main figures of the Anglo-Roman, Gavin Hamilton and its role editor of the publication of the collection of engravings entitled Schola Italica Picturae, published in 1773, of which a copy is preserved in the National Library of Turin. He is Remembered as dean of archaeologists Romans, a collector, but also an art dealer. Few studies have been undertaken on this character. Only an article by David Irwin, a brief study of Julia Lloyd Williams, a study by Antonello Cesareo and the information gathered by John Ingamells, we provide an overview on his person. Curiously, however, have survived several primary sources recently published by Brendan Cassidy (2012). His work as a merchant in fact forced him to maintain a constant correspondence, which constitutes an important reservoir of information on various aspects of the artistic culture of the ancient Rome. The extensive correspondence of Hamilton was, therefore, a solid foundation to pursue our research with the aim to investigate the reasons above and the intent of the Schola, always mentioned but never studied it in depth. Defined as a summary of his interests, the collection of forty engravings without text is an ideal selection of Italian painting, with Michelangelo as a leader of a group of artists that ends with Caravaggio. Since the correspondence was not even able to light the true nature of the collection, it was desired to conduct a capillary of each table, which has led to the identification of the different reasons for the selection made by Hamilton, which blend intent scientific and promotional purposes. The study, conducted mainly on the first twenty-six tables in the repertoire, better then outlined the complex issue of trade copies of copyright, which particularly interested in the works of the Sixteenth Century, in parallel to the market of the original, mostly characterized instead by Seventeenth Century works. The result of the contribution is identified with the discovery that many of the paintings etched into the collection not only testified to the existence of the original work, but passed another piece of information: the chance to buy a copy, making the Schola an advertising vehicle more addressed to the market of the copies, as evidenced by the number of engravings of works of which there were outstanding high quality reproductions. In addition to the original masterpieces, there are in fact nine cases where it is documented here the character of the copy. In carrying out the work, also the collections of nobility who guarded the masterpieces chosen from Hamilton have been a decisive criterion because the repertoire is also revealed, when compared with contemporary inventories, a valuable tool that can provide information on the fate of the collections, making it possible to reach trace the current location of the copy from which it was engraved and therefore it was purchased, as in the case of Agony in the Garden of Correggio.

Con il presente lavoro di ricerca si è voluto fornire un contributo agli studi sugli interessi collezionistici dei britannici residenti a Roma durante il Grand Tour alla fine del XVIII secolo, focalizzandosi su una delle figure principali della società anglo-romana, Gavin Hamilton e sul suo ruolo di curatore della pubblicazione della raccolta di incisioni intitolata Schola Italica Picturae, edita nel 1773, della quale un esemplare si conserva nella sala manoscritti della Biblioteca Nazionale di Torino. Ricordato quale decano degli archeologhi romani, fu collezionista, ma anche mercante d'arte. Pochi sono stati gli studi intrapresi su questo personaggio. Solo un articolo di David Irwin, un breve studio di Julia Lloyd Williams, uno studio di Antonello Cesareo e le informazioni raccolte da John Ingamells, ci forniscono una panoramica sulla sua persona. Curiosamente, però, sono sopravvissute parecchie fonti primarie recentemente pubblicate da Brendan Cassidy (2012). La sua attività di mercante lo costringeva infatti a intrattenere una costante corrispondenza, che costituisce un importantissimo bacino di informazioni sui vari aspetti della cultura artistica della Roma dell'epoca. L'ampia corrispondenza di Hamilton è stata, quindi, una solida base per intraprendere la nostra ricerca con l'obbiettivo di indagare soprattutto i motivi e gli intenti della Schola, sempre citata ma mai studiata approfonditamente. Definibile come il sunto dei suoi interessi, la raccolta di quaranta incisioni senza testo è una selezione ideale della pittura italiana, con Michelangelo a capofila di una schiera di artisti che si conclude con Caravaggio. Poiché nemmeno il carteggio era in grado di illuminare sulla vera natura della raccolta, si è voluta svolgere un'analisi capillare di ogni singola tavola, che ha portato all'individuazione dei diversi motivi alla base della selezione operata da Hamilton, nella quale si fondono intenti scientifici e fini promozionali. Lo studio, condotto principalmente sulle prime ventisei tavole presenti nel repertorio, ha poi delineato meglio la complessa questione del commercio delle copie d'autore, che soprattutto interessava le opere cinquecentesche, in parallelo al mercato degli originali, in maggior parte caratterizzato invece da opere seicentesche. Il risultato del contributo si identifica con l'aver scoperto che molti dei dipinti incisi nella raccolta non testimoniavano la sola esistenza dell'originale dell'opera ma passavano un'altra informazione: la possibilità di acquistarne una copia, rendendo la Schola un veicolo pubblicitario maggiormente indirizzato al mercato delle copie, come dimostra il numero di incisioni raffiguranti opere delle quali vi erano in circolazione riproduzioni di alta qualità. Oltre a capolavori originali, si contano infatti ben nove casi in cui qui si è documentato il carattere di copia. Nello svolgimento del lavoro, inoltre, le collezioni nobiliari che custodivano i capolavori prescelti da Hamilton sono state un criterio decisivo poiché il repertorio si è anche rivelato, se confrontato con gli inventari coevi, un valido strumento capace di fornire informazioni sulla dispersione delle collezioni d'arte italiane e sul destino delle opere originali e non, rendendo possibile giungere a rintracciare l'ubicazione attuale della copia dalla quale fu tratta l'incisione e che di conseguenza fu acquistata, come nel caso dell'Orazione nell'orto di Correggio.

Gavin Hamilton e la Schola Italica Picturae (1773)

MARTORELLI, ALESSANDRA
2013/2014

Abstract

Con il presente lavoro di ricerca si è voluto fornire un contributo agli studi sugli interessi collezionistici dei britannici residenti a Roma durante il Grand Tour alla fine del XVIII secolo, focalizzandosi su una delle figure principali della società anglo-romana, Gavin Hamilton e sul suo ruolo di curatore della pubblicazione della raccolta di incisioni intitolata Schola Italica Picturae, edita nel 1773, della quale un esemplare si conserva nella sala manoscritti della Biblioteca Nazionale di Torino. Ricordato quale decano degli archeologhi romani, fu collezionista, ma anche mercante d'arte. Pochi sono stati gli studi intrapresi su questo personaggio. Solo un articolo di David Irwin, un breve studio di Julia Lloyd Williams, uno studio di Antonello Cesareo e le informazioni raccolte da John Ingamells, ci forniscono una panoramica sulla sua persona. Curiosamente, però, sono sopravvissute parecchie fonti primarie recentemente pubblicate da Brendan Cassidy (2012). La sua attività di mercante lo costringeva infatti a intrattenere una costante corrispondenza, che costituisce un importantissimo bacino di informazioni sui vari aspetti della cultura artistica della Roma dell'epoca. L'ampia corrispondenza di Hamilton è stata, quindi, una solida base per intraprendere la nostra ricerca con l'obbiettivo di indagare soprattutto i motivi e gli intenti della Schola, sempre citata ma mai studiata approfonditamente. Definibile come il sunto dei suoi interessi, la raccolta di quaranta incisioni senza testo è una selezione ideale della pittura italiana, con Michelangelo a capofila di una schiera di artisti che si conclude con Caravaggio. Poiché nemmeno il carteggio era in grado di illuminare sulla vera natura della raccolta, si è voluta svolgere un'analisi capillare di ogni singola tavola, che ha portato all'individuazione dei diversi motivi alla base della selezione operata da Hamilton, nella quale si fondono intenti scientifici e fini promozionali. Lo studio, condotto principalmente sulle prime ventisei tavole presenti nel repertorio, ha poi delineato meglio la complessa questione del commercio delle copie d'autore, che soprattutto interessava le opere cinquecentesche, in parallelo al mercato degli originali, in maggior parte caratterizzato invece da opere seicentesche. Il risultato del contributo si identifica con l'aver scoperto che molti dei dipinti incisi nella raccolta non testimoniavano la sola esistenza dell'originale dell'opera ma passavano un'altra informazione: la possibilità di acquistarne una copia, rendendo la Schola un veicolo pubblicitario maggiormente indirizzato al mercato delle copie, come dimostra il numero di incisioni raffiguranti opere delle quali vi erano in circolazione riproduzioni di alta qualità. Oltre a capolavori originali, si contano infatti ben nove casi in cui qui si è documentato il carattere di copia. Nello svolgimento del lavoro, inoltre, le collezioni nobiliari che custodivano i capolavori prescelti da Hamilton sono state un criterio decisivo poiché il repertorio si è anche rivelato, se confrontato con gli inventari coevi, un valido strumento capace di fornire informazioni sulla dispersione delle collezioni d'arte italiane e sul destino delle opere originali e non, rendendo possibile giungere a rintracciare l'ubicazione attuale della copia dalla quale fu tratta l'incisione e che di conseguenza fu acquistata, come nel caso dell'Orazione nell'orto di Correggio.
ITA
With this research we wanted to make a contribution to the studies on the interests of collectable British resident in Rome during the Grand Tour in the late Eighteenth Century, focusing on one of the main figures of the Anglo-Roman, Gavin Hamilton and its role editor of the publication of the collection of engravings entitled Schola Italica Picturae, published in 1773, of which a copy is preserved in the National Library of Turin. He is Remembered as dean of archaeologists Romans, a collector, but also an art dealer. Few studies have been undertaken on this character. Only an article by David Irwin, a brief study of Julia Lloyd Williams, a study by Antonello Cesareo and the information gathered by John Ingamells, we provide an overview on his person. Curiously, however, have survived several primary sources recently published by Brendan Cassidy (2012). His work as a merchant in fact forced him to maintain a constant correspondence, which constitutes an important reservoir of information on various aspects of the artistic culture of the ancient Rome. The extensive correspondence of Hamilton was, therefore, a solid foundation to pursue our research with the aim to investigate the reasons above and the intent of the Schola, always mentioned but never studied it in depth. Defined as a summary of his interests, the collection of forty engravings without text is an ideal selection of Italian painting, with Michelangelo as a leader of a group of artists that ends with Caravaggio. Since the correspondence was not even able to light the true nature of the collection, it was desired to conduct a capillary of each table, which has led to the identification of the different reasons for the selection made by Hamilton, which blend intent scientific and promotional purposes. The study, conducted mainly on the first twenty-six tables in the repertoire, better then outlined the complex issue of trade copies of copyright, which particularly interested in the works of the Sixteenth Century, in parallel to the market of the original, mostly characterized instead by Seventeenth Century works. The result of the contribution is identified with the discovery that many of the paintings etched into the collection not only testified to the existence of the original work, but passed another piece of information: the chance to buy a copy, making the Schola an advertising vehicle more addressed to the market of the copies, as evidenced by the number of engravings of works of which there were outstanding high quality reproductions. In addition to the original masterpieces, there are in fact nine cases where it is documented here the character of the copy. In carrying out the work, also the collections of nobility who guarded the masterpieces chosen from Hamilton have been a decisive criterion because the repertoire is also revealed, when compared with contemporary inventories, a valuable tool that can provide information on the fate of the collections, making it possible to reach trace the current location of the copy from which it was engraved and therefore it was purchased, as in the case of Agony in the Garden of Correggio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/62378