SCOPE: still happens today that in contexts of care, against an indisputable technological improvement, there is parallel a reduction in relation to assisted ones. In addition, many health services of current use are not proven effective and are sometimes inappropriate. To overcome this, was born in 2010 the idea of Slow Medicine (with the slogan "less is more": doing more does not always mean to do better), with the aim of seeking a cure most slow: not slower, but focused on quality of life, sensitive to aspects of communication between practitioners and patients, oriented to the knowledge of the assisted person (with lived, fears and hopes), careful to the active involvement of the patient in the care pathways. Even the nurse is interested to provide a more slow assistance, systematically using a scientific approach (evidence-based nursing) and providing holistic care to the person. AIMS: in agreement with the Nursing's Service Technical-Rehabilitative of the Hospital Santa Croce e Carle of Cuneo, it is defined to make a survey among the nursing population of the same Hospital, in order to: 1. to explore the perception and frequency of implementation by nurses of obsolete, unnecessary or inappropriate practices, and the spread of practices supported by the most recent evidences; 2. to investigate the knowledge of the project Slow Medicine within the professional community of nurses. METHODS: at first were searched practices at risk of inappropriateness or supported by more recent evidence of databases (PubMed, Scopus, CINAHL) and on websites Centers for Disease Control and Prevention of Atlanta (CDC), National Healthcare Service of East London (NHS) e National Institute for Health and Care Excellence (NICE). From the indexing of documents isolated were selected eight care practices with the above mentioned characteristics. Those practices were included (in the form of questions asked by Likert scales) in a questionnaire built ad hoc and submitted to nurses target of the survey. Were also formulated seven statements (to which it was required to answer true or false) about the knowledge of the Slow Medicine. RESULTS: regarding the first objective, the nurses perceive average useful practices at risk of inappropriateness, as well as procedures tested by more recent evidences, but infrequently their actions are in line with the Evidence-Based Nursing; to answer doubt about the clinical practice trust mainly on clinical protocols (41,4%; N 147); relatively to the second objective nurses demonstrate aware of the project of Slow Medicine. CONCLUSIONS: the goals that were formulated were fully reached, also due to the high response rate to the proposed questionnaire (71%; N 355). This thesis work can be a starting point for further activities, such as inferential analysis on the results or creation of company work group, proposing projects in line with the Slow Medicine. The elaborate may also have contributed to bring out in nurses the curiosity to deepen care practices of non-clear utility (through self learning or the proposal of courses), producing a new stimulus to the culture of evidence. It may also have encouraged the revision or the update of company protocols. With this thesis I realized that the combination of updating our knowledge and the exploration of the innermost part of the assisted ones (lived, experiences, values), ensures the personalization of care and a better quality of assistance.
AMBITO: nei contesti di cura accade ancora oggi che, a fronte di un indiscutibile miglioramento tecnologico, vi sia parallelamente una riduzione della relazione con gli assistiti. Inoltre molte prestazioni sanitarie di uso corrente non sono di dimostrata efficacia e talvolta inappropriate. Per ovviare a ciò nasce nel 2010 l'idea della Slow Medicine (il cui slogan è ¿less is more¿, cioè fare di più non significa sempre fare meglio), con l'obiettivo di ricercare una cura più slow: non lenta, ma rivolta alla qualità della vita, sensibile agli aspetti di comunicazione tra professionisti e malati, orientata alla conoscenza dell'assistito come persona (con un vissuto, paure e speranze), attenta al coinvolgimento attivo dello stesso nei percorsi assistenziali. Anche l'infermiere è interessato a fornire un'assistenza più slow, usando sistematicamente un approccio scientifico (evidence-based nursing) e fornendo una cura olistica alla persona. OBIETTIVI: di concerto con il Servizio Infermietristico-Tecnico-Riabilitativo Ospedaliero dell'Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo, si è definito di effettuare un'indagine tra la popolazione infermieristica della stessa Azienda, al fine di: 1. esplorare la percezione e la frequenza di attuazione da parte degli infermieri di pratiche obsolete, inutili o inappropriate e la diffusione di pratiche sostenute dalle più recenti evidenze; 2. indagare la conoscenza del progetto di Slow Medicine all'interno della comunità professionale degli infermieri. METODI: inizialmente si sono ricercate pratiche a rischio di inappropriatezza o sostenute da più recenti evidenze su banche dati (PubMed, Scopus, CINAHL) e sui siti Centers for Disease Control and Prevention of Atlanta, National Healthcare Service e National Institute for Health and Care Excellence. Dalla schedatura dei documenti isolati sono state selezionate otto pratiche assistenziali con le sopracitate caratteristiche. Le suddette pratiche sono state inserite (mediante scale Likert) in un questionario costruito ad hoc e sottoposto agli infermieri target dell'indagine. Inoltre sono state formulate sette affermazioni (richiesto vero o falso) circa la conoscenza della Slow Medicine. RISULTATI: per quanto riguarda il primo obiettivo, gli infermieri percepiscono mediamente utili pratiche a rischio di inappropriatezza, così come procedure provate da più recenti evidenze, ma poco frequentemente le loro azioni sono in linea con l'Evidence-Based Nursing; per rispondere a dubbi circa la pratica clinica si affidano principalmente ai protocolli clinici (41,4%;N147); relativamente al secondo obiettivo gli infermieri si dimostrano a conoscenza del progetto di Slow Medicine. CONCLUSIONI: gli obiettivi che si è posto questo elaborato sono stati pienamente raggiunti, anche grazie all'elevato tasso di risposta al questionario proposto (71%;N355). Questo lavoro può essere uno spunto per ulteriori attività, quali analisi inferenziali sui risultati ottenuti o creazione di gruppi di lavoro aziendali, proponenti progetti in linea con la Slow Medicine. L'elaborato può inoltre aver contribuito a far scaturire negli infermieri la curiosità di approfondire pratiche assistenziali di non chiara utilità, mediante l'autoapprendimento o la proposta di corsi, producendo così nuovo stimolo alla cultura dell'evidenza. Può altresì aver incoraggiato la revisione o l'aggiornamento di protocolli dell'Azienda determinando così una maggiore personalizzazione dell'assistenza.
LESS IS MORE: APPLICAZIONE ALL'AMBITO INFERMIERISTICO. SPERIMENTAZIONE DI UN PROGETTO AZIENDALE
BROCCERI, DANIELE
2013/2014
Abstract
AMBITO: nei contesti di cura accade ancora oggi che, a fronte di un indiscutibile miglioramento tecnologico, vi sia parallelamente una riduzione della relazione con gli assistiti. Inoltre molte prestazioni sanitarie di uso corrente non sono di dimostrata efficacia e talvolta inappropriate. Per ovviare a ciò nasce nel 2010 l'idea della Slow Medicine (il cui slogan è ¿less is more¿, cioè fare di più non significa sempre fare meglio), con l'obiettivo di ricercare una cura più slow: non lenta, ma rivolta alla qualità della vita, sensibile agli aspetti di comunicazione tra professionisti e malati, orientata alla conoscenza dell'assistito come persona (con un vissuto, paure e speranze), attenta al coinvolgimento attivo dello stesso nei percorsi assistenziali. Anche l'infermiere è interessato a fornire un'assistenza più slow, usando sistematicamente un approccio scientifico (evidence-based nursing) e fornendo una cura olistica alla persona. OBIETTIVI: di concerto con il Servizio Infermietristico-Tecnico-Riabilitativo Ospedaliero dell'Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo, si è definito di effettuare un'indagine tra la popolazione infermieristica della stessa Azienda, al fine di: 1. esplorare la percezione e la frequenza di attuazione da parte degli infermieri di pratiche obsolete, inutili o inappropriate e la diffusione di pratiche sostenute dalle più recenti evidenze; 2. indagare la conoscenza del progetto di Slow Medicine all'interno della comunità professionale degli infermieri. METODI: inizialmente si sono ricercate pratiche a rischio di inappropriatezza o sostenute da più recenti evidenze su banche dati (PubMed, Scopus, CINAHL) e sui siti Centers for Disease Control and Prevention of Atlanta, National Healthcare Service e National Institute for Health and Care Excellence. Dalla schedatura dei documenti isolati sono state selezionate otto pratiche assistenziali con le sopracitate caratteristiche. Le suddette pratiche sono state inserite (mediante scale Likert) in un questionario costruito ad hoc e sottoposto agli infermieri target dell'indagine. Inoltre sono state formulate sette affermazioni (richiesto vero o falso) circa la conoscenza della Slow Medicine. RISULTATI: per quanto riguarda il primo obiettivo, gli infermieri percepiscono mediamente utili pratiche a rischio di inappropriatezza, così come procedure provate da più recenti evidenze, ma poco frequentemente le loro azioni sono in linea con l'Evidence-Based Nursing; per rispondere a dubbi circa la pratica clinica si affidano principalmente ai protocolli clinici (41,4%;N147); relativamente al secondo obiettivo gli infermieri si dimostrano a conoscenza del progetto di Slow Medicine. CONCLUSIONI: gli obiettivi che si è posto questo elaborato sono stati pienamente raggiunti, anche grazie all'elevato tasso di risposta al questionario proposto (71%;N355). Questo lavoro può essere uno spunto per ulteriori attività, quali analisi inferenziali sui risultati ottenuti o creazione di gruppi di lavoro aziendali, proponenti progetti in linea con la Slow Medicine. L'elaborato può inoltre aver contribuito a far scaturire negli infermieri la curiosità di approfondire pratiche assistenziali di non chiara utilità, mediante l'autoapprendimento o la proposta di corsi, producendo così nuovo stimolo alla cultura dell'evidenza. Può altresì aver incoraggiato la revisione o l'aggiornamento di protocolli dell'Azienda determinando così una maggiore personalizzazione dell'assistenza.File | Dimensione | Formato | |
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