Il vanadio è un metallo di transizione del gruppo 5d ed entra nell'organismo per inalazione, attraverso il tratto gastrointestinale e attraverso la pelle ed è specificatamente immagazzinato in organi quali fegato, reni ed ossa(1). Dati di letteratura evidenziano che tracce del metallo tipicamente presenti nell'alimentazione di tipo occidentale possono avere un'efficacia chemiopreventiva. Inoltre, gli effetti biologici dei composti del vanadio come insulino-simili e la loro capacità di ridurre l'iperlipidemia e l'ipertensione, in funzione anche ai loro pochi effetti collaterali, indicano le potenziali applicazioni terapeutiche di tali composti(2). Il vanadio a pH fisiologico si trova nel suo stato d'ossidazione pentavalente, come anione vanadato e viene rapidamente escreto dai reni con un emivita di 20-40 ore(3). Il vanadato (V) è un inibitore delle proteine a fosfotirosina (PTP). Ci sono anche alcune prove che dimostrano che il vanadio si accumula di più nelle cellule e nei tessuti tumorali rispetto a quelli normali. Gli effetti tossici dei composti del vanadio sono relativi alla specie, alla dose, alla via e alla durata della somministrazione nonché alla natura del composto. Il vanadio (IV) attiva la MAPK p38 che induce la trascrizione del fattore di trascrizione nucleare κB (NF-κB), un fattore coinvolto sia nel ciclo cellulare che nell'apoptosi, in cellule epiteliali bronchiali umane(4). Scopo della tesi è stato valutare le potenziali proprietà antiproliferative di 6 complessi del vanadio (IV), confrontandole con quelle dei rispettivi leganti e del vanadilsolfato. Sono state utilizzate due linee cellulari umane normali immortalizzate, una di epitelio della mammella, hTERT-HME1, e una di cellule renali, i podociti, e due linee cellulari umane di tumore del colon, HCT-116 e HT 29. Si è quindi valutata la capacità di questi complessi di inibire la proliferazione cellulare, attraverso la valutazione della produzione di ATP, ed il loro effetto su proteine coinvolte nella cascata delle MAPK. Dai dati ottenuti si osserva come i complessi del vanadio siano in grado di inibire la proliferazione sia delle linee cellulari tumorali che normali, ma come quest'ultime risultino più sensibili; inoltre, il vanadilsolfato riduce la vitalità delle cellule normali, ma non di quelle tumorali, evidenziando in quest'ultime un effetto complesso-dipendente. La diversa attività antiproliferativa sembra essere correlabile ad una diversa modulazione delle MAPK. In conclusione i complessi del vanadio studiati in questo lavoro, pur dimostrando una interessante attività antiproliferativa, evidenziano una mancanza di selettività nei confronti della cellula tumorale, suggerendo la necessità di ulteriori modificazioni strutturali atte a direzionare in maniera più specifica i composti nella cellula tumorale.

Effetti antiproliferativi di nuovi composti del vanadio (IV)

COSENTINO, VERONICA
2011/2012

Abstract

Il vanadio è un metallo di transizione del gruppo 5d ed entra nell'organismo per inalazione, attraverso il tratto gastrointestinale e attraverso la pelle ed è specificatamente immagazzinato in organi quali fegato, reni ed ossa(1). Dati di letteratura evidenziano che tracce del metallo tipicamente presenti nell'alimentazione di tipo occidentale possono avere un'efficacia chemiopreventiva. Inoltre, gli effetti biologici dei composti del vanadio come insulino-simili e la loro capacità di ridurre l'iperlipidemia e l'ipertensione, in funzione anche ai loro pochi effetti collaterali, indicano le potenziali applicazioni terapeutiche di tali composti(2). Il vanadio a pH fisiologico si trova nel suo stato d'ossidazione pentavalente, come anione vanadato e viene rapidamente escreto dai reni con un emivita di 20-40 ore(3). Il vanadato (V) è un inibitore delle proteine a fosfotirosina (PTP). Ci sono anche alcune prove che dimostrano che il vanadio si accumula di più nelle cellule e nei tessuti tumorali rispetto a quelli normali. Gli effetti tossici dei composti del vanadio sono relativi alla specie, alla dose, alla via e alla durata della somministrazione nonché alla natura del composto. Il vanadio (IV) attiva la MAPK p38 che induce la trascrizione del fattore di trascrizione nucleare κB (NF-κB), un fattore coinvolto sia nel ciclo cellulare che nell'apoptosi, in cellule epiteliali bronchiali umane(4). Scopo della tesi è stato valutare le potenziali proprietà antiproliferative di 6 complessi del vanadio (IV), confrontandole con quelle dei rispettivi leganti e del vanadilsolfato. Sono state utilizzate due linee cellulari umane normali immortalizzate, una di epitelio della mammella, hTERT-HME1, e una di cellule renali, i podociti, e due linee cellulari umane di tumore del colon, HCT-116 e HT 29. Si è quindi valutata la capacità di questi complessi di inibire la proliferazione cellulare, attraverso la valutazione della produzione di ATP, ed il loro effetto su proteine coinvolte nella cascata delle MAPK. Dai dati ottenuti si osserva come i complessi del vanadio siano in grado di inibire la proliferazione sia delle linee cellulari tumorali che normali, ma come quest'ultime risultino più sensibili; inoltre, il vanadilsolfato riduce la vitalità delle cellule normali, ma non di quelle tumorali, evidenziando in quest'ultime un effetto complesso-dipendente. La diversa attività antiproliferativa sembra essere correlabile ad una diversa modulazione delle MAPK. In conclusione i complessi del vanadio studiati in questo lavoro, pur dimostrando una interessante attività antiproliferativa, evidenziano una mancanza di selettività nei confronti della cellula tumorale, suggerendo la necessità di ulteriori modificazioni strutturali atte a direzionare in maniera più specifica i composti nella cellula tumorale.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
331059_tesiveronicacosentino.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 3.56 MB
Formato Adobe PDF
3.56 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/61404