Democracy: the most recurring word in contemporary political language, but at the same time the most difficult word to define due to the versatility of its meanings. We live the time of democracy as an idea, as a political formula, as a principle and as legitimation of the power of many. The word democracy pervades requests from below and justifications from above, it’s a noun when it is a political formula, it’s an adjective when it presents itself as an ideal. The word democracy takes pleasure in manifesting itself often, it is exhibitionist, it is proud of its beauty and its positive value. Oligarchy: one of the least used words in contemporary political language, it is a word we don't like. It is not appreciated by those who observe it from below, it is more often replaced with synonyms such as vested interest, hidden power, elite. The word oligarchy doesn't even appeal to those at the top, who are more inclined to define themselves as establishment, due to the phonetic elegance of the English term. The word oligarchy prefers to disguise itself, without ever presenting itself openly, aware of the aura of negativity that surrounds it. She prefers to exist rather than appear, observe rather than be observed; aware of the fact that nothing is better, for those in power, than being able to control everything without being controlled. The object of this study is to determine the correlation between democracy and oligarchy, observing their extraordinary longevity and observing them both as forms of government and as political regimes. The democracy of the ancients and the oligarchy of the ancients appear as forms of government in competition with each other, the democracy of the moderns and the oligarchy of the moderns as political formulas in cohabitation with each other. To understand the metamorphosis of the relationship between democracy and oligarchy, the research focuses on the impact of political representation and how the latter has affected both. The objective of the research is not to discern between good or bad, but rather to conclude how democracy and oligarchy must resign themselves to a relationship of reciprocity and coexistence. Democracy, as an organization, must be able to accept the existence of a limited group of ultimate holders of political power; however, demanding for itself that this small group is made up of the best. The oligarchy, to legitimize its presence within democratic regimes, must respect the procedures so as not to run the risk of presenting itself as a usurping force. Moderation of claims, realism and respect: these seem to be the essential ingredients for a constructive coexistence between democracy and oligarchy. Just as they seem to be the essential ingredients for any form of civil coexistence between individuals.
Democrazia: la parola più ricorrente nel linguaggio politico contemporaneo, ma allo stesso tempo la parola più difficile da definire per la polivalenza delle sue accezioni. Viviamo il tempo della democrazia come idea, come formula politica, come principio e come legittimazione del potere dei molti. La parola democrazia pervade le richieste dal basso e le giustificazioni dall’alto, è sostantivo quando è formula politica, è aggettivo quando si presenta come ideale. La parola democrazia ha piacere nel manifestarsi spesso, è esibizionista, è orgogliosa della sua bellezza e del proprio valore positivo. Oligarchia: una delle parole meno utilizzate nel linguaggio politico contemporaneo, è una parola che non piace. Non è gradita a chi la osserva dal basso, è più spesso sostituita con sinonimi come poteri forti, potere occulto, élite. La parola oligarchia non piace nemmeno a chi sta in alto, più propenso ad autodefinirsi establishment, facendo così ricorso all’eleganza fonetica del termine inglese. La parola oligarchia preferisce mascherarsi, senza mai presentarsi apertamente, consapevole dell’aurea di negatività che la circonda. Preferisce esistere piuttosto che apparire, osservare più che essere osservata; conscia del fatto che nulla è meglio, per chi detiene il potere, di poter tutto controllare senza essere controllato. L’oggetto di questo studio è determinare la correlazione tra democrazia ed oligarchia, osservandone la straordinaria longevità ed osservandole sia come forme di governo che come regimi politici. La democrazia degli antichi e l’oligarchìa degli antichi appaiono come forme di governo in competizione tra loro, la democrazia dei moderni e l’oligarchia dei moderni come formule politiche in coabitazione tra loro. Per capire la metamorfosi del rapporto tra democrazia ed oligarchìa, la ricerca si focalizza sull’incidenza della rappresentanza politica e su come quest’ultima abbia inciso sull’una e sull’altra. L’obiettivo della ricerca non è quello di discernere tra buoni o cattivi, quanto piuttosto quello di concludere come democrazia ed oligarchia debbano rassegnarsi ad un rapporto di reciprocità e coesistenza. La democrazia, in quanto organizzazione, deve poter accettare l’esistenza di un ristretto gruppo di detentori ultimi del potere politico; pretendendo però per sé stessa che tale ristretto gruppo sia costituito dai migliori. L’oligarchia, per legittimare la propria presenza all’interno dei regimi democratici, deve rispettarne le procedure per non correre il rischio di presentarsi come forza usurpatrice. Moderazione delle pretese, realismo e rispetto: sembrano essere questi gli ingredienti indispensabili per una convivenza costruttiva tra democrazia ed oligarchia. Così come del resto sembrano essere gli ingredienti indispensabili per qualsiasi forma di convivenza civile tra individui.
Dalla democrazia rappresentativa all'oligarchia rappresentativa
MARASSO, LUIGI
2023/2024
Abstract
Democrazia: la parola più ricorrente nel linguaggio politico contemporaneo, ma allo stesso tempo la parola più difficile da definire per la polivalenza delle sue accezioni. Viviamo il tempo della democrazia come idea, come formula politica, come principio e come legittimazione del potere dei molti. La parola democrazia pervade le richieste dal basso e le giustificazioni dall’alto, è sostantivo quando è formula politica, è aggettivo quando si presenta come ideale. La parola democrazia ha piacere nel manifestarsi spesso, è esibizionista, è orgogliosa della sua bellezza e del proprio valore positivo. Oligarchia: una delle parole meno utilizzate nel linguaggio politico contemporaneo, è una parola che non piace. Non è gradita a chi la osserva dal basso, è più spesso sostituita con sinonimi come poteri forti, potere occulto, élite. La parola oligarchia non piace nemmeno a chi sta in alto, più propenso ad autodefinirsi establishment, facendo così ricorso all’eleganza fonetica del termine inglese. La parola oligarchia preferisce mascherarsi, senza mai presentarsi apertamente, consapevole dell’aurea di negatività che la circonda. Preferisce esistere piuttosto che apparire, osservare più che essere osservata; conscia del fatto che nulla è meglio, per chi detiene il potere, di poter tutto controllare senza essere controllato. L’oggetto di questo studio è determinare la correlazione tra democrazia ed oligarchia, osservandone la straordinaria longevità ed osservandole sia come forme di governo che come regimi politici. La democrazia degli antichi e l’oligarchìa degli antichi appaiono come forme di governo in competizione tra loro, la democrazia dei moderni e l’oligarchia dei moderni come formule politiche in coabitazione tra loro. Per capire la metamorfosi del rapporto tra democrazia ed oligarchìa, la ricerca si focalizza sull’incidenza della rappresentanza politica e su come quest’ultima abbia inciso sull’una e sull’altra. L’obiettivo della ricerca non è quello di discernere tra buoni o cattivi, quanto piuttosto quello di concludere come democrazia ed oligarchia debbano rassegnarsi ad un rapporto di reciprocità e coesistenza. La democrazia, in quanto organizzazione, deve poter accettare l’esistenza di un ristretto gruppo di detentori ultimi del potere politico; pretendendo però per sé stessa che tale ristretto gruppo sia costituito dai migliori. L’oligarchia, per legittimare la propria presenza all’interno dei regimi democratici, deve rispettarne le procedure per non correre il rischio di presentarsi come forza usurpatrice. Moderazione delle pretese, realismo e rispetto: sembrano essere questi gli ingredienti indispensabili per una convivenza costruttiva tra democrazia ed oligarchia. Così come del resto sembrano essere gli ingredienti indispensabili per qualsiasi forma di convivenza civile tra individui.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/6140