Il mio lavoro si propone di analizzare il lessico di La pietra lunare, opera edita nel 1939 dalla casa editrice Valecchi, primo romanzo landolfiano, il cui tema centrale è l'irruzione del surreale, rappresentato da una ragazza con zampe di capra, all'interno della tranquilla realtà di un paesino di campagna, vista attraverso gli occhi del protagonista Giovancarlo. La tesi si suddivide in due capitoli: il primo (Analisi lessicale) è un glossario costituito da una serie di voci e diviso in due parti: nella prima parte analizzo ed elenco i principali aulicismi: gli arcaismi, i latinismi, le voci dotte, rare e disusate e i termini tecnici, soprattutto quelli botanici, mentre nella seconda parte i regionalismi e i toscanismi. Nel secondo capitolo (Il lessico extravagante) commento queste voci e traggo alcune conclusioni, partendo dal lessico analizzato, per arrivare ad un discorso più generale sullo stile, sulla poetica e sul problema della scrittura e del rapporto tra autore e lettore di Landolfi. Dal lavoro condotto sulle fonti lessicali risulta che predominano i termini desueti e arcaici soprattutto di ascendenza letteraria e i rimandi più frequenti sono a Dante, Boccaccio, Ariosto, Pascoli e D'Annunzio. È presente qualche toscanismo, sempre letterario, e qualche termine tecnico, soprattutto di genere botanico. Ho notato quanto Landolfi lavori sulla lingua, non solo utilizzando termini letterari, ma spesso anche reinventandoli o spingendoli verso significati più ardui e nuovi. Questa lingua così 'extravagante' ha disorientato sia lettori che critici. A prima vista questo lessico arcaico sembra un ritorno al classicismo o una scrittura ¿da vetrina¿, in realtà nasconde al suo interno una forte carica contestataria non solo antiborghese, ma che si oppone in generale all'intera società. Le belle parole, inoltre, sono usate da Landolfi come una maschera, per nascondere e allo stesso tempo farci soffermare su temi oscuri e inquietanti

Il lessico 'extravagante' in La pietra lunare di Tommaso Landolfi

MORETTO, ALESSANDRA
2013/2014

Abstract

Il mio lavoro si propone di analizzare il lessico di La pietra lunare, opera edita nel 1939 dalla casa editrice Valecchi, primo romanzo landolfiano, il cui tema centrale è l'irruzione del surreale, rappresentato da una ragazza con zampe di capra, all'interno della tranquilla realtà di un paesino di campagna, vista attraverso gli occhi del protagonista Giovancarlo. La tesi si suddivide in due capitoli: il primo (Analisi lessicale) è un glossario costituito da una serie di voci e diviso in due parti: nella prima parte analizzo ed elenco i principali aulicismi: gli arcaismi, i latinismi, le voci dotte, rare e disusate e i termini tecnici, soprattutto quelli botanici, mentre nella seconda parte i regionalismi e i toscanismi. Nel secondo capitolo (Il lessico extravagante) commento queste voci e traggo alcune conclusioni, partendo dal lessico analizzato, per arrivare ad un discorso più generale sullo stile, sulla poetica e sul problema della scrittura e del rapporto tra autore e lettore di Landolfi. Dal lavoro condotto sulle fonti lessicali risulta che predominano i termini desueti e arcaici soprattutto di ascendenza letteraria e i rimandi più frequenti sono a Dante, Boccaccio, Ariosto, Pascoli e D'Annunzio. È presente qualche toscanismo, sempre letterario, e qualche termine tecnico, soprattutto di genere botanico. Ho notato quanto Landolfi lavori sulla lingua, non solo utilizzando termini letterari, ma spesso anche reinventandoli o spingendoli verso significati più ardui e nuovi. Questa lingua così 'extravagante' ha disorientato sia lettori che critici. A prima vista questo lessico arcaico sembra un ritorno al classicismo o una scrittura ¿da vetrina¿, in realtà nasconde al suo interno una forte carica contestataria non solo antiborghese, ma che si oppone in generale all'intera società. Le belle parole, inoltre, sono usate da Landolfi come una maschera, per nascondere e allo stesso tempo farci soffermare su temi oscuri e inquietanti
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