Questo elaborato si pone lo scopo di analizzare la legislazione inglese in materia di diritti umani, con particolare riferimento ai cambiamenti avvenuti in seguito all'introduzione dello Human Rights Act del 1998. Tale atto legislativo, dapprima molto contestato, si è poi rivelato essere di fondamentale importanza per permettere al Regno Unito di allinearsi alla tutela minima dei diritti umani, sancita dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo. Infatti, lo Human Rights Act ha introdotto in capo al potere giudiziario inglese, la potestà di interpretare la legge del Regno Unito in conformità con la Convenzione ed, ove ciò risulti impossibile, di dichiararne ufficialmente l'incompatibilità. Tale dichiarazione di incompatibilità, seppur non vincolante per il Parlamento inglese, ha quasi sempre spinto il legislatore a modificare la legge dichiarata incompatibile, al fine di renderla idonea alla luce dei principi della Convenzione Europea. In questo testo, vengono analizzate le numerose sentenze di incompatibilità emesse dalle più alte corti del Regno Unito, tentando di mettere in luce i cambiamenti che hanno portato all'interno di molte materie del diritto anglosassone. La seconda parte dell'elaborato, invece, si concentra sul rapporto tra il Regno Unito e la Corte di Strasburgo, il cui compito, come noto, è di vigilare sulla corretta interpretazione ed applicazione della Convenzione da parte degli stati membri del Consiglio d'Europa. Il Regno Unito ha spesso manifestato nel recente passato, la volontà di distaccarsi dalla potestà della Corte di Strasburgo per recuperare parte delle proprie prerogative sovrane. Infatti, esponenti illustri del mondo giuridico anglosassone hanno espresso il loro disappunto per il fatto che una corte europea, formata da giudici di tutti i 47 paesi membri del Consiglio d'Europa, possa trovarsi a decidere su questioni riguardanti il diritto inglese. Nello specifico, tali personaggi sostenevano che la Corte di Strasburgo non riusciva a capire i meccanismi del common law e che, pertanto, questo la rendesse inidonea a deliberare su determinate materie del diritto inglese. Inoltre, il Regno Unito mal sopportava le numerose sentenze di condanna da parte della stessa Corte Europea che imponevano al Parlamento di modificare la legislazione vigente alla luce della Convenzione. In questo questo elaborato, tramite l'analisi di numerose sentenze emanate sia da corti del Regno Unito che dalla Corte Europea, ho tentato di approfondire il controverso rapporto tra Regno Unito e Strasburgo. Dalla mia analisi è emerso che l'introduzione dello Human Rights Act ha contribuito notevolmente ad avvicinare le due posizioni e che, una futura adozione di un vero e proprio Bill of Rights, non possa che migliorare ulteriormente il rapporto tra Regno Unito e Strasburgo.
Human Rights: resistenze e concessioni inglesi aòòa Convenzione Europea dei diritti dell'Uomo
CIANI SCIOLLA LAGRANGE PUSTERLA, MARIA ELENA
2012/2013
Abstract
Questo elaborato si pone lo scopo di analizzare la legislazione inglese in materia di diritti umani, con particolare riferimento ai cambiamenti avvenuti in seguito all'introduzione dello Human Rights Act del 1998. Tale atto legislativo, dapprima molto contestato, si è poi rivelato essere di fondamentale importanza per permettere al Regno Unito di allinearsi alla tutela minima dei diritti umani, sancita dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo. Infatti, lo Human Rights Act ha introdotto in capo al potere giudiziario inglese, la potestà di interpretare la legge del Regno Unito in conformità con la Convenzione ed, ove ciò risulti impossibile, di dichiararne ufficialmente l'incompatibilità. Tale dichiarazione di incompatibilità, seppur non vincolante per il Parlamento inglese, ha quasi sempre spinto il legislatore a modificare la legge dichiarata incompatibile, al fine di renderla idonea alla luce dei principi della Convenzione Europea. In questo testo, vengono analizzate le numerose sentenze di incompatibilità emesse dalle più alte corti del Regno Unito, tentando di mettere in luce i cambiamenti che hanno portato all'interno di molte materie del diritto anglosassone. La seconda parte dell'elaborato, invece, si concentra sul rapporto tra il Regno Unito e la Corte di Strasburgo, il cui compito, come noto, è di vigilare sulla corretta interpretazione ed applicazione della Convenzione da parte degli stati membri del Consiglio d'Europa. Il Regno Unito ha spesso manifestato nel recente passato, la volontà di distaccarsi dalla potestà della Corte di Strasburgo per recuperare parte delle proprie prerogative sovrane. Infatti, esponenti illustri del mondo giuridico anglosassone hanno espresso il loro disappunto per il fatto che una corte europea, formata da giudici di tutti i 47 paesi membri del Consiglio d'Europa, possa trovarsi a decidere su questioni riguardanti il diritto inglese. Nello specifico, tali personaggi sostenevano che la Corte di Strasburgo non riusciva a capire i meccanismi del common law e che, pertanto, questo la rendesse inidonea a deliberare su determinate materie del diritto inglese. Inoltre, il Regno Unito mal sopportava le numerose sentenze di condanna da parte della stessa Corte Europea che imponevano al Parlamento di modificare la legislazione vigente alla luce della Convenzione. In questo questo elaborato, tramite l'analisi di numerose sentenze emanate sia da corti del Regno Unito che dalla Corte Europea, ho tentato di approfondire il controverso rapporto tra Regno Unito e Strasburgo. Dalla mia analisi è emerso che l'introduzione dello Human Rights Act ha contribuito notevolmente ad avvicinare le due posizioni e che, una futura adozione di un vero e proprio Bill of Rights, non possa che migliorare ulteriormente il rapporto tra Regno Unito e Strasburgo.File | Dimensione | Formato | |
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