Nel novembre 2012 ha visto la luce un'importante riforma che ha sostanzialmente ridefinito l'ambito dei delitti contro la pubblica amministrazione. Questa legge, nota come legge anti-corruzione, prende il nome dall'allora Ministro della Giustizia Paola Severino e ha avuto una rilevante eco mediatica in relazione della sua vasta portata e delle importanti novità in esso contenute. La novella è particolarmente significativa poiché segna il punto di arrivo di un lungo percorso che per diversi anni ha visto impegnati i vari attori della vita politica italiana, insieme ad alcuni dei più autorevoli studiosi in materia giuridica. Le ragioni di questo intervento legislativo sono da ricercarsi in due ordini di fattori. Il primo è senza dubbio l'estrema urgenza avvertita in diversi campi della società italiana di un intervento che ponesse un freno al dilagante fenomeno del malaffare all'interno della pubblica amministrazione. Sebbene il fenomeno concussivo, così come quello corruttivo, non fossero affatto sconosciuti alla realtà del nostro Paese, è innegabile che nell'ultimo ventennio la quantità ed il peso di tali delitti abbia raggiunto livelli allarmanti. Emblematico in questo senso è il dato che emerge da uno studio effettuato dalla Corte dei Conti nel 2012, secondo il quale l'incidenza delle varie forme di corruttela sull'economia nazionale ammonta a più di sessanta miliardi di euro annui. A livello europeo, così come su quello internazionale, inoltre, sono state sollevate diverse istanze volte a richiedere la collaborazione degli Stati per un più efficace contrasto a questi gravi fenomeni criminosi, perpetrati sul piano transfrontaliero ed aventi carattere economico. Agli Stati aderenti, di conseguenza, veniva domandata l'adozione di strumenti giuridici in grado di fronteggiare le diverse forme di corruttela e di malaffare che spesso intercorrono tra diversi rami dell'apparato pubblico ed il mondo dell'imprenditoria. Un'incalzante richiesta che proveniva al nostro ordinamento da alcune tra le fonti a cui ci si riferisce era quella di rivedere e ridefinire i margini di impunità tradizionalmente riservati ai privati. Nel nostro sistema penale infatti era invalsa la prassi di considerare questi ultimi sempre esenti da previsioni sanzionatorie qualora fossero stati coinvolti in fatti di reato configuranti gli estremi della fattispecie concussiva. Indipendentemente dal ruolo da loro svolto in concreto e dai margini di discrezionalità residui nelle loro scelte, gli stessi venivano inevitabilmente qualificati come vittime. Pressato da questo duplice ordine di ragioni lo Stato italiano, dopo anni di sostanziale immobilismo in tale settore, si è risolto ad un intervento di notevole portata che ha suscitato nel mondo della dottrina e della giurisprudenza una quantità di reazioni non sempre concordanti. Poste queste necessarie premesse e considerata l'attualità del fenomeno, nonché il notevole peso che l'intervento legislativo sarà destinato ad avere all'interno del nostro ordinamento, il presente elaborato intende focalizzarsi sulle modifiche apportate al delitto di concussione dalla legge numero 190 del 2012.
I delitti di concussione e induzione indebita
FOLCO, CLARA
2013/2014
Abstract
Nel novembre 2012 ha visto la luce un'importante riforma che ha sostanzialmente ridefinito l'ambito dei delitti contro la pubblica amministrazione. Questa legge, nota come legge anti-corruzione, prende il nome dall'allora Ministro della Giustizia Paola Severino e ha avuto una rilevante eco mediatica in relazione della sua vasta portata e delle importanti novità in esso contenute. La novella è particolarmente significativa poiché segna il punto di arrivo di un lungo percorso che per diversi anni ha visto impegnati i vari attori della vita politica italiana, insieme ad alcuni dei più autorevoli studiosi in materia giuridica. Le ragioni di questo intervento legislativo sono da ricercarsi in due ordini di fattori. Il primo è senza dubbio l'estrema urgenza avvertita in diversi campi della società italiana di un intervento che ponesse un freno al dilagante fenomeno del malaffare all'interno della pubblica amministrazione. Sebbene il fenomeno concussivo, così come quello corruttivo, non fossero affatto sconosciuti alla realtà del nostro Paese, è innegabile che nell'ultimo ventennio la quantità ed il peso di tali delitti abbia raggiunto livelli allarmanti. Emblematico in questo senso è il dato che emerge da uno studio effettuato dalla Corte dei Conti nel 2012, secondo il quale l'incidenza delle varie forme di corruttela sull'economia nazionale ammonta a più di sessanta miliardi di euro annui. A livello europeo, così come su quello internazionale, inoltre, sono state sollevate diverse istanze volte a richiedere la collaborazione degli Stati per un più efficace contrasto a questi gravi fenomeni criminosi, perpetrati sul piano transfrontaliero ed aventi carattere economico. Agli Stati aderenti, di conseguenza, veniva domandata l'adozione di strumenti giuridici in grado di fronteggiare le diverse forme di corruttela e di malaffare che spesso intercorrono tra diversi rami dell'apparato pubblico ed il mondo dell'imprenditoria. Un'incalzante richiesta che proveniva al nostro ordinamento da alcune tra le fonti a cui ci si riferisce era quella di rivedere e ridefinire i margini di impunità tradizionalmente riservati ai privati. Nel nostro sistema penale infatti era invalsa la prassi di considerare questi ultimi sempre esenti da previsioni sanzionatorie qualora fossero stati coinvolti in fatti di reato configuranti gli estremi della fattispecie concussiva. Indipendentemente dal ruolo da loro svolto in concreto e dai margini di discrezionalità residui nelle loro scelte, gli stessi venivano inevitabilmente qualificati come vittime. Pressato da questo duplice ordine di ragioni lo Stato italiano, dopo anni di sostanziale immobilismo in tale settore, si è risolto ad un intervento di notevole portata che ha suscitato nel mondo della dottrina e della giurisprudenza una quantità di reazioni non sempre concordanti. Poste queste necessarie premesse e considerata l'attualità del fenomeno, nonché il notevole peso che l'intervento legislativo sarà destinato ad avere all'interno del nostro ordinamento, il presente elaborato intende focalizzarsi sulle modifiche apportate al delitto di concussione dalla legge numero 190 del 2012.File | Dimensione | Formato | |
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